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6 Ottobre 2012

Pete Doherty 11 Settembre 2012, Happy Birthday Insomnia Studios – Corallo Club – Scandiano


Pete DohertyOrmai Pete Doherty sembra essere abbastanza di casa dalle nostre parti visto che era passato alla fine dello scorso anno e poi a Febbraio per alcune date. Ora, eccolo tornare per tre concerti di cui due a Roma ed una al Corallo Club di Scandiano in occasione di un mini festival organizzato per festeggiare il primo compleanno degli Insomnia Studios dandoci così un occasione per rivedere una della star indiscusse del panorama Britpop. Arrivo al locale alle 21 circa ed è già abbastanza popolato in rapporto alla capienza non eccessiva dello stesso. Il primo live act è un progetto solista di Roma a nome Jontom, fatto di canzoni in chiave folk con base di Ukulele che ci propone cover di Hendrix e Johnny Cash oltre a brani originali per un set di una ventina di minuti che scorre veloce senza colpirmi particolarmente. Segue un altro gruppo, questa volta della vicina Reggio Emilia a nome Last Stroke.

 

Il gruppo ha subito un problema tecnico alla batteria che ne prolungherà il set mentre il sound è un hard rock cantato in inglese onestamente di facile ascolto e che, anche qui, non incide particolarmente nella memoria. Entrambi i gruppi fanno parte del rooster della Insomnia che giustifica così il nome della serata. Nel frattempo, tra il prolungamento dei sets ed i normali cambi palco, si sono fatte le 23.20 quando, quasi in sordina e con una sala che nel frattempo si è riempita fino ad ospitare circa trecento persone, Doherty sale sul palco, spogliato della strumentazione dei gruppi precedenti: il nostro si presenta, come suo costume dell’ultimo periodo, solitario, chitarra e armonica, per un set acustico che inizia con una mini intro di Sitting on the dock of the bay di Otis Redding, e prosegue alternando brani del repertorio dei Libertines quali Can’t stand me now, The boy looked atpete Doherty Johnny, The good old days piuttosto che dei Babyshamblers come Beg steal and borrow, Back from the dead o presi dal repertorio solista di Doherty, inframmezzandoli anche con hits della tradizione Brit come Twist and Shout.

 

Il nostro, tra un bicchiere di margarita e l’altro trova comunque modo di interagire con il pubblico, che affolla il palco anche lateralmente e nella parte posteriore, accennando qualche parola in Italiano, piuttosto che rispondere al coro del pubblico che intona l’inno del Queen’s Park Rangers a cui Pete si accoda immediatamente. Unico vezzo coreografico è l’impiego di due ballerine classiche che, in alcuni momenti, come durante l’esecuzione di Albion, danzano al ritmo della chitarra di Doherty. Pete appare in gran forma sfoderando davvero una grande capacita chitarristica e un’ attitudine da cantante e songwriter britpop davvero di primissimo livello, capace di creare di volta in volta atmosfere intime ed avvolgenti come in For Lovers, piuttosto che ritmiche trascinanti. Non mancano neppure un paio delle hits più famose come The last of the English roses o la conclusiva Fuck Forever, qui eseguita in una extended version di oltre sei minuti di brillante delirio chitarristico e che vede la voce di Doherty fondersi totalmente con quella del pubblico.

 

pete DohertyE’ mezzanotte e venti e Fuck Forever conclude così un set di sedici pezzi, davvero bello e coinvolgente anche se un po’ corto, almeno in senso temporale, ma la scusa che eravamo in uno pseudo festival ed il piccolo ritardo creatosi durante la serata forse hanno contribuito a questo oppure, più semplicemente, il nostro ha ritenuto che la cosa si potesse concludere lì. Mi allontano mentre la serata è ancora afosa e Pete è salito sul suo Tour Bus, con una sigaretta in una mano ed un cocktail nell’altra e si intrattiene con un paio di giovani fans. Insomma, credo lui si sia divertito e noi pure, consapevoli che questa volta non ha fatto a botte con nessuno, è riuscito a finire un concerto tenendo fede alla sua vena di immortale capace di resistere a tutto e tutti; mi torna in mente una cosa: cinque anni fa feci una scommessa con un mio amico “Vuoi scommettere che entro cinque anni, questo ci lascia le penne?” mi disse, e io accettai la sfida, volendo ben vedere, poco convinto che l’avrei vinta. Beh, mentre salgo in macchina ripenso “Mi sa che devo riscuotere!” perché Pete non solo è e vivo e vegeto, ma promette di regalarci ancora parecchie belle emozioni.

 

Ubaldo Tarantino
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