Arturo Stàlteri Trilogy
[Uscita: 29/11/2019]
Arturo Stàlteri è uno dei più eclettici e raffinati musicisti degli ultimi otto-nove lustri. Pianista e compositore di spessore europeo, sospeso tra classicismo e minimalismo, tra tradizione e sperimentalismo, raffinato conduttore di programmi radiofonici per Rai Radio Tre, Arturo incarna la figura dell’artista aperto alle più variegate forme d’ispirazione, dalla musica classica al minimalismo, dal rock progressive all’elettronica, come testimoniano i suoi innumerevoli dischi, dapprima con i leggendari Pierrot Lunaire, storica band di progressive italiano, poi autore in proprio di album dal tratto prezioso e stilisticamente formidabile. Interprete di brani altrui, con versioni di una pregnanza innovativa rimarchevole (“Circles”, versioni di brani del guru del minimalismo americano, Philip Glass; “CoolAugustMoon”, straordinaria reinterpretazione di segmenti dell’opera del titanico Brian Eno; “In Sete Altere”, album interamente ispirato alla musica del grande Franco Battiato), e celliniano cesellatore di proprie creazioni, Stàlteri rilascia alle stampe l’ennesimo disco di grande rilevanza artistica, “Trilogy”, a quasi due anni dal notevole “Low & Loud”. Come spesso occorre nella poetica musicale di Arturo, anche questo è un album nel quale si sedimentano e si profilano più piani di lettura. Innanzitutto, già dal titolo si evince la struttura tripartita, diremmo ‘trinitaria’ ove non temessimo la taccia di blasfemia, che vuol essere contestualmente un omaggio al grande e compianto Keith Emerson e un riferimento interculturale al numero Tre, dalla musica alla pittura e alla letteratura. La musica, in primis: la prima trilogia nel nome di Erik Satie, solo nel titolo sia pure (come non citare l’influenza su Stàlteri del suo compianto Maestro Aldo Ciccolini, uno dei massimi interpreti dell’opera del formidabile compositore francese?), con il trittico dal titolo parodiato in Trois Morceaux En Forme De Pomme della notissima composizione Trois Morceaux En Forme De Poire del compositore transalpino, che si sostanzia nel verbo stalteriano nei bei frammenti di Amour Oublié, dove il tocco pianistico assurge immediatamente a forme di squisita fattura, con l’accompagnamento del violoncello della brava Laura Pierazzuoli, A Beautiful Solitude, piano in languida declinazione affiancato dal flauto della bravissima Federica Torbidoni, e Brian E Anita, omaggio a Brian Jones e Anita Pallenberg (non possiamo tacere oltre sulla grande aficiòn del Maestro Stàlteri per i Rolling Stones e tutto ciò che ne circonda le gesta!). Sul piano della pittura, in questo intrigante collegamento intersettoriale tra varie discipline artistiche, ci imbattiamo nel segmento pianistico superbamente modulato de Il Giardino Delle Delizie, ispirato al trittico omonimo del geniale inquietante pittore olandese Hieronymus Bosch, vissuto tra i secoli XV e XVI. Un omaggio a Napoli, poi, è contemplato nell’altra endotrilogia, Trittico Napoletano, comprendente: i segmenti di Fantasia Su Un Tema Di Domenico Scarlatti, raffinatissima versione di un capolavoro pianistico della musica barocca; Vesuvius, vertiginosa ascesa sonora sulle sommità del vulcano omonimo, nata da un’idea di Gianni Colini Baldeschi; Rosso Napoletano, un tributo al grande percussionista partenopeo Tony Esposito. Immancabile, poi, il riferimento stalteriano ai testi di Tolkien, sua grande passione letteraria (al punto da dedicare al grande scrittore inglese addirittura un intero album, “Rings. Il Decimo Anello”) con Tre Anelli Al Re Degli Elfi, sontuosa partitura per piano e violoncello. L’omaggio a Keith Emerson, fantasmagorico tastierista dei leggendari Nice ed Emerson, Lake & Palmer, nella forma di un prezioso segmento pianistico in cui Arturo dà il meglio delle sue virtù in ordine a fantasia e tecnica compositiva. L’impianto minimale di Three Pianos, dalla chiara matrice 'cageana', con due piani ‘preparati’, fa da preludio al sigillo finale dell’album, Anu, Elil, Ea, un riferimento alle figure mitologiche mesopotamiche che rappresentano la divina triade nel pantheon babilonese. In conclusione, un disco di rara e sincretistica bellezza.
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