Vinicius Cantuaria INDIO DE APARTAMENTO
[Uscita: 30/10/2012]
Vinicius Cantuaria può essere conosciuto dai frequentatori del mondo alternative come collaboratore come chitarrista e batterista del grande Arto Lindsay, ex DNA e Lounge Lizards, ma è anche cantautore di grande valore, continuatore della grande tradizione brasiliana di Joao Gilberto, Chico Barque e Caetano Veloso, con cui ha suonato come sideman. La ricetta è sempre quella: un filo di voce, pochi tocchi di chitarra e piano, un ritmo cullante come quello dell'onda (cioè, in portoghese, “bossa”). Eppure il fascino rimane immutato. Non pensate però che Vinicius Cantuaria sia un mero epigono. Certo, c'è anche la bossa nova, nella sua versione più classica seppur aggiornata ad un minimalismo contemporaneo (Moça feia), ma prendete un pezzo come Purus, col suo incedere elettronico, siamo alquanto lontani dal Brasile, sembrerebbe piuttosto di ascoltare Ivano Fossati; ma si sa genovesi e portoghesi hanno molto in comune. La ballata è lo stile dominante, vedi l'iniziale Humanos, vero manifesto pop post moderno, dal battito appena accennato, sullo sfondo agli interventi minimi di chitarra e piano.
Quasi rock, sottolineo “quasi”, This time, scritta e cantata insieme a Jesse Harris, unica incursione nella lingua inglese, con chitarra appena appena elettrificata e batteria. Particolarmente affascinanti i sinuosi incroci di chitarre accompagnate solo dai piatti in Chove la fora, unica cover del disco, la canzone perfetta per il momento in cui sto scrivendo. Che altro dire, io sono innamorato della musica brasiliana sin dal lontano giorno in cui ho sentito per la prima volta The girl from Ipanema: un difetto che si può trovare a questo disco è che alcuni brani, come Um dia o Quem sou eu sono troppo brevi, poco più di un minuto, rimanendo solo abbozzati. Per il resto questo ottavo disco solista del musicista brasiliano (a cui vanno aggiunti i sei incisi negli anni '80 con la prog band di culto tra i collezionisti O terco) è molto bello, merito sia del suo talento compositivo, che del prezioso intervento di collaboratori del calibro di Bill Frisell (in This time, Chove la fora e nella conclusiva Pe na estrada), Ryuichi Sakamoto (Moca feia e Acorda) e Norah Jones (Quem osu eu) che suonano da par loro. Se però siete della tribù capitanata da Riccardo Bertoncelli, cioè quella per cui ascoltare musica brasiliana è un supplizio, allora rivolgetevi ad altre sponde di qua o di là dell'oceano, ma meglio non dargli retta e comprare questo disco.