Alessandra Novaga I Should Have Been A Gardener
[Uscita: 21/07/2020]
Scavare oltre l'aridità, oltre la superficie delle cose. Provare ad estrarre un senso profondo partendo dall'esteriore attraverso una lettura diacronica dell'armonia. Tutta la storia di Derek Jarman, artista, regista sceneggiatore, pittore e scrittore britannico, scomparso prematuramente nel 1994, portato via dall'AIDS, sembra voler essere una sfida, sulla falsariga del mito di Sisifo. Un Sisifo senza presunzione, che parte dalla consapevolezza della resa e la eleva a poetica. Nel momento stesso in cui si accettano i propri limiti e si impara a convivere con la propria fragilità, ogni gesto si carica implicitamente di un lirismo e di una bellezza potente. Niente ha più forza evocativa del nostro altare eretto all'ineluttabile. Non è difficile condividere con Alessandra Novaga la sua grande folgorazione per un personaggio coraggioso, tenace e visionario come Jarman e per l'incanto del suo giardino a Dungeness, lungo le coste del Kent. Le meravigliose foto di Howard Sooley, grande amico di Jarman, corredano il concept dell'intero packaging, con tanto di vinile giallo! Jarman è talmente ripiegato su se stesso e sulla sua interiorità da trascenderla in una forma di spiritualità esterna, estetizzante, materialmente palpabile e visibile nella sua inintelligibilità metafisica. La sua casa di legno nera con le finestre gialle, Prospect Cottage, il suo giardino tra i sassi, sono l'anti-narrativa del suo sentire che diventa medium, corpus filmico. Un equilibrio plastico tra materiali inermi, sassi, ciottoli, scorie espulse dal mare, piene delle piaghe del loro martirio e materia linfatica, arborea, viva. In questa inconciliabilità dell'inadattabile, in questa idiosincrasia di accostamenti, si esternano i sentimenti interiori più inesprimibili, avviene un ostinato richiamo sociale malgrado l'asettica preclusione del post-moderno, della centrale nucleare che a pochi passi dal cottage esala radioattività. April 21 apre la prospettiva su una forma di ciclicità. Un utensile da giardinaggio che scava, restituendo un rumore sordo e abrasivo. Una ripetitività persistente, scandita da note singole che vibrano muovendo un silenzio di desolazione e sacralità. La paura della morte e la dignità della lucida consapevolezza, la voglia di scegliere, malgrado tutto, di godere della brezza mattutina e dei riverberi caldi del tramonto. The Wound Dresser è un suono presenza, sono impronte che si incidono sul terreno, respiro ansimante. Le discordanze si erigono come mausolei assetati di cielo in un toccante omaggio al brano omonimo di John Adams. Poppies in The Morning ha un flusso riziomatico e atonale che racconta sprazzi di colore diluiti e slavati da propagazioni secche e cristalline. Poi gli accordi nervosi, distorti e incisivi di Father Forgive Me, raccontano la resistenza e la fierezza di un cespuglio di ranuncolo sferzato da vento e salsedine. Ed infine il brano omonimo dell'album, il manifesto di Derek Jarman, I Should Have Been a Gardener. Un inno alla vita di straziante bellezza. Novaga entra in piena empatia con il paesaggio visivo di Prospect Cottage, lo riporta agli occhi e alle orecchie, attraverso stralci delle parole del suo proprietario. Una visione appagante, estatica e conciliata.
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