Fast Animals and Slow Kids FORSE NON È LA FELICITÀ
[Uscita: 03/02/2017]
#consigliatodadistorsioni
Esistono band che riescono a elaborare la giusta dose di emotività nonostante i pochi anni di carriera. Fast Animals and Slow Kids ne sono un esempio. Dopo l’album di debutto “Cavalli” (2011, Iceforeveryone Records), “Hybris” (2013, Woodworm) e “Alaska” (2014, Woodworm), lavori che hanno riscosso successo nella scena indipendente italiana, la band perugina torna con “Forse non è la felicità”. Il 16 dicembre 2016 i FAaSK hanno anticipato l’album con l’uscita del singolo Annabelle, girato con una telecamera posta sulla schiena di un cane, sound malinconico e testo maturo. Asteroide ha un intro perfetto, che si ricollega al disco precedente, facendo però dimenticare la rabbia generazionale di brani come Come reagire al presente. Ritroviamo qualcosa di A cosa ci serve (“Hybris”), ma il sound è più emotivo ed intimo.
Con il vocalismo ruggente di Aimone Romizi, i riff di chitarra travolgenti di Alessandro Guercini, il basso di Jacopo Gigliotti e il ritmo incalzante della batteria di Alessio Mingoli, Forse non è la felicità sceglie l’introspezione. I testi sono sprazzi autobiografici scritti da tutti i membri della band (Montana, 11 giugno). Sembra non esserci traccia di una via d’uscita, “…Stai pronto ad accettare / Il fondo del bicchiere […] Che tanto arriverà / Forte che fa male” (Asteroide). L’atmosfera è apatica, c’è uno scorrere inesorabile del tempo che lascia una macchia di fallimento sul petto, “Grazie natura per avermi reso essere incerto” (Tenera età). L’unico momento di luce e di ritorno alla quiete è in Fiumi di Corpi, si scopre che “…c'è un'altra strada”, e allora “Amore mio / Ascoltami / So come uscire da qui”. L’album si chiude con la titletrack in cui (come in Ignoranza) riaffiorano echi di odio giovanile, quelli dei precedenti lavori. Forse non è la felicità è un esempio di passaggio artistico necessario per ogni band. Con un leggero cambio di stile è arrivata la maturità e i Fast Animals and Slow Kids aggiungono al loro carnet l’ennesimo buon lavoro.
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