The Selfish Cales THROW YOUR WATCH TO THE WATER
“Throw your watch to the water” è il terzo album dei torinesi The Selfish Cales, pubblicato dopo “Light Worms And Old Dancing Ladies” del 2013 e “The Selfish Cales II” risalente al 2011. Laband, formatada Gabriel Cale (Gabriele Calegari) alla voce, batteria, sitar e mellotron, da Andy Cale (Andrea Bonamigo) alla voce, chitarra e basso e da Sarah Cale (Sara Gregori) al basso, è la dimostrazione di come la psichedelia riesca ancora ad affascinare le nuove generazioni con il suo caleidoscopio di vibrazioni lisergiche. The Selfish Cales attingono all'estetica ed all'immaginario sixties, declamando una nobile discendenza di ispirazione che rimanda all'ascolto di dischi come “Forever Changes” dei Love, “Piper at the Gates of Dawn” dei Pink Floyd e “Odgen's Gone Flake” degli Small Faces, solo per citarne alcuni. I Nostri sono bravi nel declinare un pop guitar oriented ben scritto ed arrangiato, congegnando soluzioni armoniche per nulla banali. L'apertura dell'album è affidata a Sulphureous Haze, uno dei pezzi più dinamici ed efficaci del lotto, che detta le coordinate di quello che sarà il viaggio, a cui segue il funky solare di Soul Mates. Le potenzialità della band si riscontrano tutte in Peacock Girl, in cui i Nostri riescono a tirare fuori elementi di maggiore originalità, insieme a Brighter Days e all'omonima Throw your watch to the water, con una chitarra che esplode in una lunga e potente coda strumentale. Da segnalare i profumi orientali della beatlesiana I Believe in Magic che richiama l'affascinante circolarità monocorde della celeberrima Tomorrow Never Knows, grazie anche all'uso del sitar. La sensazione complessiva è quella di un album meno immediato di quanto si possa credere, in grado di crescere a patto che gli si riconosca il tempo necessario di una frequentazione più approfondita che consentirà all'ascoltatore di cogliere i dettagli meno evidenti. A prescindere da un paio di brani che non aggiungono null'altro alla tracklist, Throw your watch to the water è un disco senza dubbio valido che riesce a guardare al passato, rimanendo con i piedi ben saldi nel presente.
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