Maurizio Pirovano LA PELLE RACCONTA
“Ma chi è ‘sto tizio che si crede di essere Ligabue?”. Questa è la domanda della casuale ascoltatrice (mia moglie) che aprendo la porta di casa tornando dal lavoro si ritrova l’appartamento invaso dalle note di “La pelle racconta”.
A voler essere cattivi la recensione potrebbe finire qui, ma poiché la cattiveria non è propria del vostro recensore, vediamo dunque cos’altro si può dire. Maurizio Pirovano, cantante e autore di testi e musiche è effettivamente un perfetto clone del pseudo rocker di Correggio. Lo stile, la scansione di ogni brano, l’attitudine vocale, l’approccio a una canzone d’autore arrangiata rock (rock?) e i giochi di rime baciate sono assolutamente identiche (non si sa quanto consapevolmente) alla più tipica produzione di Luciano Ligabue. Pertanto “La pelle racconta” è un album che piacerebbe senz’altro ai fan del Liga nazionale non avendo niente di meno e niente di più dei dischi di quest’ultimo.
Certo, l’originalità non abita più qui; la somiglianza è assoluta ed è un peccato, perché Pirovano ha comunque il dono felice della scrittura letteraria con testi piuttosto interessanti legati non tanto all’amore quanto al personal/esistenziale e una propensione a un’orecchiabilità assassina di rara efficacia. Ma non basta: le pastoie Ligabuiane che lo legano e lo trattengono come una zavorra non permettendogli di spiccare un volo personale e più autentico sembrano difficili da sciogliere.
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