The Decemberists WHAT A TERRIBLE WORLD, WHAT A BEAUTIFUL WORLD
[Uscita: 19/01/2015]
USA #Consigliato da Distorsioni
Non sono dei ragazzini, questi cinque figuri provenienti dalla piovosa Portland, Oregon. La nascita del gruppo, il cui nome si richiama alla rivolta dicemberista - tentativo rivoluzionario protocomunista che ebbe luogo nella Russia imperiale del 1825 - risale all’ormai lontano 2000, quando il cantante, armonicista, chitarrista e songwriter Colin Meloy vi si trasferì dal natio Montana, abbandonando il proprio gruppo indie, i Tarkio, per un’incerta carriera solista. Risale a quel tempo l’incontro con Nate Query e Jenny Conlee, che tutt’ora sono rispettivamente bassista e tastierista dei Decemberists. I due, per la verità, non si limitano a un solo strumento, infatti Query si disimpegna anche al contrabbasso e al violoncello, mentre la Conlee utilizza equamente hammond, piano, melodica, sintetizzatori, armonica e accordion. Attorno a questo nocciolo duro si sono aggirati diversi musicisti: l’attuale formazione, oltre ai tre succitati, è composta dal multistrumentista Chris Funk e dal batterista John Moen. L’album appena pubblicato è il settimo in studio, oltre al “live” “We All Raise Our Voices To The Air”, il cui titolo allude alla lodevole abitudine del gruppo ad incoraggiare la partecipazione attiva del pubblico alle proprie esibizioni, e segue a distanza di quasi quattro anni l’ultimo “The King Is Dead”, che ricevette ottimi riscontri sia di pubblico che di critica. Nel frattempo Colin Meloy ha avuto parecchio da fare con la sua seconda attività di scrittore di libri per bambini, mentre gli altri quattro membri della band si sono aggregati ad un gruppo bluegrass di Portland, i Black Prairie, per un disco e un tour.
Fortunatamente per le nostre orecchie, il richiamo della foresta ha suonato forte e i cinque hanno messo in cantiere questo “What a Terrible World, What a Beautiful World”, che ce li restituisce in ottima forma. Uno dei tratti distintivi del folk-rock dei Decemberists è sempre stata la loro capacità di scrivere canzoni che affondavano radici nelle leggende del territorio e nella storia, i loro testi raramente trattavano di questioni e sentimenti personali. In questo album i temi trattati si avvicinano più alle vicende della vita, in particolare di quella di Colin Meloy, alle prese con una famiglia e, fatto evidentemente pesante, con un figlio autistico. Il suono del gruppo, però, ha un segno distintivo indiscutibile, in quella miscela di canzoni pop e ballate folk che spesso li avvicina ai numi tutelari del folk-rock dell’altra sponda dell’Atlantico, come loro stessi affermano citando un nome che scalda il cuore a chiunque ami il genere, Sandy Denny. Non ci sono cadute di tono tra le 14 canzoni dell’album, dalla splendida “opener” The Singer Addresses His Audience, una specie di compendio della storia del gruppo in musica e parole, con cui i Decemberists ringraziano il loro pubblico, alla ballatona finale A Beginning Song. Segnaliamo anche la stupenda, acustica Carolina Low, un classico assoluto che non si dimentica facilmente. Per concludere, dunque, una facile previsione: uno dei dischi del 2015.
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