Arturo Stàlteri Visione Dai Tarocchi
[Uscita: 22/10/2022]
Dell’eclettismo e della natura artistica proteiforme di Arturo Stàlteri non si finisce mai di stupirsi. Artista di straordinaria sensibilità, di enorme talento e vastità di orizzonti, non solo musicali, Arturo rappresenta quanto di meglio la storia della musica italiana ed europea degli ultimi lustri abbia saputo offrire. Dal progressive-rock degli anni ‘70 con i Pierrot Lunaire al minimalismo e alle trame sperimentali del periodo successivo, dal pianismo colto e raffinato a formidabili riletture di mostri sacri come Brian Eno, Philip Glass, Franco Battiato, con aperture verso l’intrigante e variegato universo del pop più pregnante, Stàlteri riesce a tirar fuori dal cassetto (stricto sensu!) l’ennesimo cammeo di assoluto splendore, per la M.P. & Records e distribuito dalla G.T. Music Distribution, musica composta nel 1985 per il balletto “Visione Dai Tarocchi” della coreografa statunitense Barbara Schaefer, rappresentato al Teatro in Trastevere a Roma tra il 28 e il 31 maggio 1985. L’opera contempla otto frammenti per strumenti elettronici e acustici eseguiti con prodigiosa destrezza da Arturo, per le corrispettive figure esoteriche tratte dalla lettura dei Tarocchi. Da La Morte, con tanto di campana che batte i suoi funebri rintocchi, prima che intarsi metafisici di tastiere elettroniche invadano la scena, a L’Imperatrice, dal sapore vagamente ambient, con arcane melodie adagiate su un soffice tappeto di tastiere. Da Il Bagatto, incarnazione della più profonda anima sperimentale di Stàlteri, con frastagliate sonorità ai limiti del suono industrial più marcato, prima che possenti note iterative sulla scia di un Riley dilaghino entro il tessuto sonoro del brano, al tenore mistico di L’Appeso, rumorismo rattenuto fin quasi alle soglie del silenzio, con inserti di piano che affiorano come da una coltre di tenebra. All’avanguardia pianistica di un Satie (non a caso il Nostro è stato allievo del grande Aldo Ciccolini) afferisce la trama musicale di Gli Amanti, mentre, come ad accompagnarne il moto, profluiscono le note circolari di La Ruota. Come sulla candida spuma di una lenta nuvolaglia si posano le note di La Forza, segmenti iterativi di morbido ambient. A suggello di questo superbo ed evocativo lavoro, il minimalismo ancestrale di Il Mondo, a sigillare un’intuizione di ammirevole architettura esoterica.
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