Heroin In Tahiti REMORIA
[Uscita: 27/04/2017]
#consigliatodadistorsioni
"Remoria" non è altro che una visione. Una realtà alterata in cui si procede cambiando gli elementi e le circostanze da cui si è originato l’evento. Se Romolo non avesse avuto la meglio sul fratello Remo, la città eterna avrebbe avuto anche un nome diverso, si sarebbe chiamata Remoria. Da quel 21 aprile del 753 a.C. avremmo potuto supporre un’epopea del tutto diversa e affiancare alla leggenda e alla mitologia - già di per sé tanto fantasiosa - un’evoluzione del tutto differente. Avremmo potuto immaginare per esempio che la gloria fosse ancora a venire. Avremmo potuto immaginare di essere noi la vera stirpe barbara piombata in un buio primitivo. Avremmo potuto immaginare un altro paganesimo, altri culti, altre tradizioni fino ad invertire il tramonto con l’alba e la decadenza con una palingenesi. Avremmo potuto avvicinare l’idea di progresso con una identificazione sempre più simbiotica con la terra e con la natura. Remoria è l’ermeneutica dell’interiore. Sette scansioni, sette passaggi contrassegnati da numeri romani in cui il caso e la casistica vengono sfidati nello sfrontato intento di metterne a fuoco un legame che si rintraccia nelle energie e nelle vibrazioni. Cosmo, caos e antropologia si legano oltre ogni concetto razionale e oltre ogni concetto di fatalità. Sono intercambio, flusso che supera lo spazio tempo.
L’etnomusicologia, il gioco di reminescenze, l’evasione psichedelica come spoliazione di un pensiero strutturato non sono altro che ricerca delle radici, della spontaneità primordiale, dell’armonia arcaica. Attraversare le simbologie frammentate allestite in questi sette episodi è come un gioco schizofrenico che tenta di abbattere le barriere. Le atmosfere mediterranee sbiadiscono in fluttuazioni orientaleggianti; i torpori onirici sono rarefatti, a tratti mortiferi e sincopati, a tratti scintillanti. Si affrescano quadri naif o raggelanti paesaggi lunari, ritmi tribali da rituale esoterico o sibili galattici vicini all’acid rock elettronico. Ci si muove in una ciclicità che lega gli elementi sulla base di un’estetica dell’istinto ma anche ad una sorta di inconscia, illuminata ispirazione. Come nelle danze invasate documentate da Diego Carpitella e Ernesto de Martino esiste una possessione connaturata con la ferinità, con l’animalesco con i ritmi ancestrali legati al moto continuo della materia stessa che sono richiamo atavico più che semplici improvvisazioni di sapore dilettantesco. Remoria è la nostra parte nostalgica che guarda all’alba. Roma così come l’utopica Remoria sorgono sulla linea di confine. Dal colle Platino si scrutano due mondi, l’inizio e la fine si ricongiungono e noi possiamo essere il suono che li comprende trasformandoci con esso.
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