Clive Palmer Spirito d’amore
1943 - 2014
Con Clive Palmer se ne va un personaggio da sempre relegato ai margini dell'underground. Tante volte abbiamo sentito questa frase ma nel caso del musicista londinese si addice perfettamente. A dieci anni già sapeva suonare il banjo, a 14 invece era a giro per i jazz clubs di Soho. In seguito lo potevamo trovare a Parigi con l'amico di sempre Wizz Jones per poi muovere per Edimburgo. La svolta per lui fu l'incontro nel 1963, quando era appena ventenne, con il grande Robin Williamson, col quale formò un duo che si esibiva suonando traditional e bluegrass. L'arrivo di un'altro straordinario musicista come Mike Heron diede vita all'Incredibile String Band, una delle più note band e migliori formazioni del folk deviato d'Inghilterra.
Con loro purtroppo non conobbe fama alcuna, essendo rimasto giusto il tempo per partecipare al disco omonimo d'esordio "Incredible String Band" uscito per la nobile Elektra nel 1966 e prodotto da sua maestà Joe Boyd. Un disco molto interessante che però lascia appena intravedere i seguenti favolosi sviluppi di una avventura straordinaria. Qui Clive Palmer firma ed è voce solista in un solo pezzo, la bella Empty pocket blues. Poi l'addio. Viaggia in India, Afghanistan poi è la volta del disco solo, "Banjoland"(1967) ma a nessuna etichetta interessa roba simile. Dovrà aspettare il 2005 per vederlo pubblicato. Lo stesso Clive ha parlato in una intervista di un misterioso disco di folk orchestrale registrato con Wizz Jones nel 1967 che mai ha visto la luce. Chissà se i tempi adesso sono maturi. Palmer nell'epoca psichedelica è un eterno vagabondo in fuga per il mondo e da sé stesso. La prossima mossa ha nome Famous Jug Band, band con la quale riesce ad incidere l'esordio "Sunshine possibilities" (1969) un album splendido, nel quale le voci di Clive e della eterea Jill Johnson, in continua alternanza, intessono melodie di rara bellezza.
Ma tutto ciò all'erratico Palmer sembra non bastare, ha già in testa la sua nuova creatura, la migliore del lotto. Una bella mano gliela da l'amico John Bidwell, che si inventa un nuovo e rivoluzionario strumento, il dulcitar, sorta di incrocio fra un sitar e il dulcimer, perfetto per esplorare nuovi territori e frontiere musicali. I due compagni d'avventura daranno vita insieme a Mick Bennett, come Bidwell conosciuto in Cornovaglia, agli straordinari C.O.B, sigla che identifica la Clive's Original Band. "Spirit of love" (1970) e "Moyshe McStiff and the tartan lancers of the sacred heart" (1972), usciti incredibilmente per la CBS e la Polydor rispettivamente, sono due pietre miliari d'acid folk, che imporranno uno stile vocale e strumentale che molti anche recentemente hanno vanamente cercato di imitare. L'approccio di base è inevitabilmente modellato sugli stilemi dell'Incredibile String Band, band fondamentale per lo sviluppo artistico di Palmer. Un gruppo che nello stesso periodo favorirà la nascita di gruppi favolosi come i Forest e i Dr. Strangely Strange, che specie nei loro lavori d'esordio si rifaranno a quelle melodie malinconiche e trasognanti. In "Spirit of love" Clive oltre alla chitarra e l'immancabile banjo, si occupa della voce solista, che sovente lascia a Mick Bennett.
Nel disco apprezzabile il cameo del grande Ralph Mc Tell, che è presente in due tracce oltre a produrre l'intero lavoro. "Non registrammo dal vivo in studio" ricorda Palmer. "Lavorammo molto sulle armonie vocali e impiegammo un sacco di tempo perché riuscissero bene, poi Mick Bennett scrisse i testi e la musica fu largamente improvvisata". Il disco venne promosso da un tour in compagnia dei grandi Pentangle, fu recensito molto bene ma vendette pochissimo, così come il secondo album (poche centinaia di copie) Il gruppo all'epoca era solito dormire in un vecchio camper, tutto molto naif insomma. Nel disco del 1972, "Moyshe McStiff and the Tartan Lancers of the sacred heart, le atmosfere si fanno ancora più variegate, con l'organo di Bidwell in grande evidenza oltre a Palmer che si diletta anche col clarinetto, il violino e la balalaika. La voce è quasi sempre di Mick Bennett. Quest'ultimo era per metà ebreo e metà scozzese e quindi il Moyshe McStiff del titolo è riferito alla sua persona, i Tartan Lancers invece erano ovviamente Palmer e Bidwell ed il sacred heart era pura fantasia (niente di religioso chiarisce Palmer)
Un disco ancora una volta ricco d'atmosfere angoscianti, malinconiche, ma dal fascino unico, arricchito da una copertina favolosa. Un autentico trip psych-folk difficile da descrivere a parole, un album che necessita molti ascolti per essere apprezzato in pieno. Ancora Clive "Incontro molte persone che mi dicono che questo è un grande capolavoro folk dei 70' ma non me ne curo molto, da quel disco come dal primo ISB ho ricavato solo poche sterline". Di questo album dei C.O.B. esistono altri pezzi che sono stati inclusi nella varie ristampe su cd e vinile. L'ultima in ordine di tempo è della benemerita Sunbeam che giusto quest'anno (una triste premonizione?) lo ha rieditato in vinile con un cd in aggiunta con ben 7 bonus tracks tra cui l'unico singolo del gruppo, Blue morning/Bones, dalle sonorità leggermente più leggere di quelle dell'album Da recuperare in tutti i modi, anche a costo di rubarlo. Palmer chiarisce che "non ho mai visto una royalties dalle varie ristampe, dovrei registrare di nuovo il tutto e farmelo distribuire, però allo stesso tempo sono contento delle varie edizioni più o meno legali perché a modo loro mi hanno fatto pubblicità e fatto avere un ritorno di popolarità". Uno spirito d'altri tempi.
Del gruppo esiste anche un bootleg, "Live at Old Ash Tree, Kent 1972" che è circolato a lungo in rete ma che ha una scarsa qualità sonora. I C.O.B furono una band unica ed inimitabile. Da qui in avanti l'avventura di Clive Palmer perde un po' d'interesse e le notizie su di lui si fanno frammentarie. Un disco solo stampato solo in Germania, "Just me" (1978) e la reunion tardiva con gli amici Heron e Williamson con i quali ha inciso dischi insieme oltre ad esibirsi in numerose occasioni con la vecchia sigla. Sono seguito altri dischi con differenti sigle, tra le quali la Clive Palmer Band anche se ormai la magia dei tempi dei C.O.B. era evaporata. E' stato l'amico di una vita Wizz Jones a dare la notizia della scomparsa di Clive Palmer, a 71 anni compiuti e vissuti largamente nella indifferenza dei più. Dobbiamo al solito dare merito al web per aver rivalutato la sua figura in questi anni, adesso sono molti di più gli appassionati di folk che apprezzano e conoscono le sue cose. Tardivamente magari ma vabbene così. Da lassù Clive starà sorridendo amaramente convinto però che il suo "spirito d'amore" non lo abbandonerà mai e lo accompagnerà per sempre.