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11 Dicembre 2015 ,

Bauda SPORELIGHTS

20 ottobre 2015 - Temple of Torturous

Bauda SPORELIGHTSOndate di elettronica, arpeggiatori impazziti e Moog liquidi, suoni solisti corposi e dissonanti e inaspettati e imprevedibili tappeti da synth-pop. E, su tutto questo, un’ondata di chitarre piene, compatte (suonate dall’olandese René Rutten, di The Gathering) e un basso profondissimo, essenziale per linee, struttura e presenza, che fa da perfetto supporto a un drumming vivace. Arrangiamenti complessi e sontuosi al servizio di una soavità vocale che ci avvolge, ci culla, ci coccola, ci proietta in un’altra dimensione, vero punto di forza della band. Tutto questo (e molto altro) sono i cileni Bauda, giunti al terzo album per una label svedese e vantando collaborazioni europee. Qualsiasi cosa riguardi loro, stile, coordinate, geografia, è difficilmente inquadrabile e collocabile. Sovente vengono inseriti nel progressive rock, talvolta, in modo del tutto assurdo e inspiegabile, persino nel metal. La title-track dell’album potrebbe essere un pezzo dei migliori Coldplay, quelli dei primi due album. Se proprio prog devono (e possono essere), prima di ascoltarli prendete totalmente le distanze dalle Isole del Re Cremisi e dalle Terre Grigie e Rosa attraversate da una ben nota Carovana… No, i Bauda sono perfettamente ascrivibili a quella corrente trasversale che potremmo definire “il prog di domani”, che passa attraverso gli inglesi Pineapple Thief, i norvegesi Gazpacho e accarezza di straforo gli americanissimi Dear Hunter. Una scena-non-scena (ma perché poi bisogna catalogare tutto?), certamente più imparentata con gli ultimi Talk Talk, quelli più sperimentali, o persino con Mumford & Sons, che non con le lande fiabesche del progressivo settantiano. Questi Bauda del progressive rock hanno catturato la complessità strutturale, le durate dei brani (7 tracce per complessivi 43 minuti circa, con una media superiore ai 6 minuti), ma sposano il tutto al gusto dello shoegaze, del dream-pop e di tutto quanto si sia fatto dalla fine degli anni ’90 a questa parte.

 

Alberto Sgarlato

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