Luca Maciacchini La Farmacia Potrebbe Anche Non Esserci
Questo ultimo lavoro del cantautore lombardo Luca Maciacchini si colloca sulla scia della gloriosa tradizione della canzone d’autore meneghina, quella di Gaber, di Jannacci, di Nanni Svampa, ma anche di Gianfranco Manfredi e magari Ricky Gianco. Nelle sue canzoni con sapiente ironia e stile fra cabaret e canzone d’autore si dipinge un quadro realistico e amaro della situazione economica e sociale che sta attraversando il Paese. Musicalmente il disco si fa apprezzare per la varietà degli stili e degli arrangiamenti e per l’accompagnamento di bravi musicisti come il pluristrumentista Marco Zappa, chitarre, tastiere, fiati, banjo, bozouki, il batterista Ilir Kryekurti, il bassista e tastierista Daniele Cortese. Il disco inizia con lo stornello di Carta Cambia che così come la successiva Derva! in dialetto milanese affrontano il tema della pandemia, il ritmo country di Il Titolista dipinge la figura purtroppo imperante di chi fa della superficialità la sua strada, vero che Ognuno Ha...La Sua Famiglia, ma che tu sia solo, proletario, piccolo borghese o immigrato il futuro è sempre oscuro e inquieto qualunque sia il tuo tipo di famiglia. C’è molto Gaber, anche in quella introduzione parlata in Si bussa... e in Ma La Farmacia C’è, mentre i toni intimisti, sussurrati di Non Perdonare sono un invito a non farsi corrompere da «fatiscenti tentazioni», invece Commentate! è una critica ai commentatori dei social perché spesso è meglio tacere, cadenze da ballata rock per Tasche Rare per criticare una sanità sempre più favorevole solo a chi può pagare e che gli altri si arrangino. Maciacchini ritiene «che il cantautorato possa avere ancora buona considerazione se “trasformato” rispetto alla concezione che se ne aveva un tempo. Un cantautore deve essere anche altro. Un buon attore, un buon divulgatore, un buon conduttore di eventi…». Dal disco e dai video, e pensiamo ancor più dal vivo, si capisce come abbia fatta sua la lezione del teatro-canzone di Gaber e Luporini, non solo per l’impegno morale e dissacrante verso i luoghi comuni e le consuetudini del vivere, ma anche per la capacità di unire cantautorato, cabaret, le tradizioni del cantastorie.
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