Paolo Carradori NON SPARATE SUL PIANISTA – Note sul piano jazz
Il pianoforte come elemento centrale e decisivo per la nascita e le evoluzioni degli stili del jazz. Su quest' impalcatura, il critico musicale (nonchè animatore della Greedo Music Project) Paolo Carradori sviluppa questo breve saggio sull'importanza del pianoforte in una storia che lo ha visto subalterno a strumenti come sax e tromba, divenuti nel tempo dei veri e propri simboli del jazz. L'autore ci introduce al suo lavoro partendo da alcuni cenni storici sulla costruzione del primo pianoforte per poi rapidamente passare al ruolo che lo strumento ha avuto nella musica classica nel periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento e, dopo aver affrontato il ragtime di Scott Joplin, entra pienamente nella prima parte del libro. Carradori ci guida attraverso un'evoluzione degli stili pianistici suddivisa in tappe; dal regtime, appunto, fino ai nostri giorni, in ognuna viene approfondita l'importanza e la figura di singoli pianisti, tra i quali non mancano Thelonious Monk, Cecil Taylor, Herbie Hancock fino ad arrivare ad Uri Caine, mentre un capitolo è doverosamente dedicato agli italiani Giorgio Gaslini, Franco D'Andrea ed Enrico Pierrannunzi.
Carradori ci tiene a precisare che "il lavoro non ha ambizioni enciclopediche", anche se dispiace un po' che nella trattazione manchi un artista di prim'ordine quale Andrew Hill. A parte questa piccola nota personale, le brevi monografie sugli artisti, lette nel loro insieme, ci restituiscono sinteticamente un percorso stilistico di notevole importanza per chiunque voglia approfondire l'argomento. Da apprezzare, in questo senso, la "discografia minima selezionata" dall'autore. La seconda parte è dedicata a tre interviste con altrettanti pianisti di considerevole rilevanza nel panorama italiano. Innanzitutto ritroviamo il maestro Franco D'Andrea, celebre anche per avere militato nella band Perigeo durante gli anni 70, ma soprattutto per la sua parabola artistica, che dai primi '80 in poi è stata caratterizzata da una crescita costante e da importanti riconoscimenti internazionali. Non può mancare poi l'istrionico Stefano Bollani, che con la sua consueta ironia può permettersi escursioni nel mondo dello spettacolo televisivo senza per questo abdicare ad un pianismo eccellente (se ne sono accorti da qualche anno anche alla storica ECM) a cui si accompagnano ottime doti come arrangiatore.
Altro artista molto attivo ed apprezzato sul fronte internazionale, Fabrizio Puglisi (membro anche del prolifico collettivo Bassesfere) è il protagonista dell'ultima intervista dalla quale affiorano le motivazioni del legame privilegiato che il pianista ha intrecciato con la scena olandese. Bisogna riconoscere a Carradori il buon livello delle conversazioni dalle quali emerge il rapporto dei tre musicisti con il proprio strumento ed il loro percorso al di fuori dei rigidi ed asfittici binari accademici dei conservatori italiani. Nella terza parte l'autore lascia la parola al pianista e compositore Giancarlo Cardini che analizza quattro solo di piano eseguiti da Art Tatum, Bill Evans, Cecil Taylor e Keith Jarrett. Benchè nella premessa a questa sezione vengano mosse delle critiche, che personalmente condivido appieno, all'utilizzo di un linguaggio autoreferenziale da parte degli addetti ai lavori, l'analisi condotta con rigore e capacità da Cardini presuppone una seppur minima conoscenza tecnica dell'armonia musicale per poter essere apprezzata completamente. "Non Sparate Sul Pianista" è un buon contributo, scritto con passione e schiettezza; un compendio per chi è alla ricerca di spunti originali e nuove direzioni d'ascolto. E concludo volendo sottolineare una cosa importantissima: Carradori ha scelto di donare tutti i proventi derivati dai diritti d'autore ad Emergency, un motivo in più per provare piacere in questa lettura.
Foto 2: Paolo Carradori - Foto 3: Bill Evans
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