Bud Spencer Blues Explosion Cicli blues
I N T R O
A cinque mesi dall'uscita del nuovo lavoro dei Bud Spencer Blues Explosion “Vivi Muori Blues Ripeti” Gianlorenzo Franzì ha intervistato il chitarrista del duo Adriano Viterbini (a sinistra nella foto).
L'INTERVISTA
Gianlorenzo Franzì (Distorsioni) - Tra il terzo e il quarto disco (“Vivi Muori Blues Ripeti”) tu e il batterista Cesare Petulicchio avete fatto praticamente di tutto: in particolare, tu hai trovato il tempo di continuare il tuo progetto da solista, suonare in mille live e tanto altro… praticamente vivi di musica
Adriano Viterbini (B.S.B.E.) - Diciamo che questo è quello che avrei sempre voluto fare, ritrovarmi ad avere come unico problema quello di non essere creativo, ed è la condizione che sognavo da ragazzino. In questi anni non ho fatto che seguire l’istinto e le cose che mi sono capitate: per esempio durante il tour di Bonvino un suo chitarrista per problemi di visto non è potuto venire in Europa, e quindi sono andato io, e cose così… ho seguito l’istinto senza però dimenticare quale fosse la mia urgenza principale, che è quella di scrivere per questa mia band che probabilmente è il mio veicolo espressivo più a fuoco.
Curi sostanzialmente la parte musicale della band: in “Vivi Muori…”, il vostro ultimo lavoro, l’impressione è che il suono sia particolarmente compatto, nello stesso tempo però si avvertono tantissime sfumature… sbaglio?
Sicuramente è un disco molto godibile, proprio dal punto di vista dell’ascolto. Abbiamo dato una sistemazione a tutto, c’era una necessità di essere più incisivi e irruenti: abbiamo avuto quest’esigenza e la curiosità di creare un disco che suonasse diretto, dall’inizio alla fine, ma che non tradisse le nostre premesse, cioè fare musica eccitante, non brani solo “divertenti”…
Parlando proprio del genere di musica, voi fate una musica “densa”, insieme tecnica e appassionata, e forse è la chiave della vostra spiccata personalità musicale: quanto è difficile oggi fare una musica “diversa”? Anzi, è possibile?
Penso sia obbligatorio e necessario. Doveroso. Sia a livello personale, ma anche a livello mondiale, perché vederlo solo a livello italiano sarebbe mortificante: nel mondo la musica sta andando avanti con molte sfumature, con molti progressi, e vorrei andare incontro soprattutto a chi ha un tipo di visione simile alla mia, magari che non riguardi anche soltanto il rock. È un momento creativo dove si deve sperimentare e cercare nuove vie di comunicazione, cercare di non essere banali, ripetitivi, che è davvero mortificante.
Perché in Italia è così difficile trovare qualcuno che fa una musica davvero viva e interessante in un panorama e in un mercato che si apre all’Europa e al mondo?
Guarda, ho usato “mortificante” per me, per una mia visione e raffronto personale; però credo ci siano un sacco di cose che funzionano, in generale trovo che ci sia una spinta verso il nuovo. Come i Verdena, ad esempio: ci sono tante realtà di artisti che si spingono più in là. Diciamo che poi in Italia il problema può essere la questione di mercato, per cui al momento ci si accontenti di ciò che vada incontro al fabbisogno dell’utente medio, diciamo così… è il mercato ad essere poco attento al mondo. Però, lo fa volontariamente.
La vostra musica ha sonorità che invece si aprono al mondo: nell’ultimo lavoro ho sentito echi dell’America latina e qualcosa di Anni Sessanta
E' un disco che nonostante abbiamo “scritto molto”, penso sia molto fresco, è questa la cifra con cui ci piace volare. Poi andiamo avanti in maniera istintuale, dopo aver capito da dove vogliamo partire; non mi piace la musica troppo strettamente legata ad un certo periodo storico, la trovo limitante.
“Vivi Muori Blues Ripeti” è il titolo del vostro ultimo CD; e voi vi chiamate Bud Spencer Blues Explosion. Due dichiarazioni d’intenti che vanno dritte al punto: chiudiamo con la spiegazione della nascita di questi nomi?
Io credo che l’azione musicale che portiamo avanti non è legata solo agli strumenti che suoniamo, è una cosa più “spirituale”: il titolo dell’album vorrebbe sottolineare la ciclicità di alcune cose, che ritornano nella nostra vita (come l’amore per la musica, e l’attenzione per i ritorni che danno un senso). È un titolo composto solo da parole che potevano riassumere la vita musicale di un musicista: a me non interessa del successo o del fallimento, io voglio solo essere un musicista. Ed è questo che l’album sottolinea. Il nome della band invece è nata davvero per caso… è un gioco: eravamo fuori da un locale, più di dieci anni fa, e stavamo facendo una delle date. Ancora non avevamo un nome ufficiale: ci siamo chiesti come potevamo chiamarci, a noi piaceva molto Rage Against The Machine, come suonava e cosa significava. Allora è venuto così in mente Bud Spencer, e l’abbiamo legato a quello che per noi significa la musica: un’esplosione.
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