The Rough Guide Tutte le Musiche Possibili del mondo
Dalla prima pubblicazione nel 1994 la serie discografica “The Rough Guide” ha pubblicato più di 200 album dedicati alla musica del mondo: i più svariati generi musicali, artisti, aree geografiche sono stati esplorati e portati alla luce, avendo sempre un occhio particolare verso artisti poco conosciuti e la cui fama è spesso limitata ad ambiti locali. Ecco perché l’ascolto riserva quasi sempre delle gradite sorprese e ci offre uno sguardo diverso e originale sul fenomeno indagato, c’è lo stesso gusto di scoprire posti nuovi, di non fermarsi ai luoghi canonici e più conosciuti che hanno fatto delle omonime guide turistiche uno strumento indispensabile per il viaggiatore curioso e delle Rough Guides Music dei libri ricchi di notizie, biografie, analisi dei più vari fenomeni musicali dal jazz, alla world, alla classica, al rock. Il legame fra questi tre prodotti è ribadito anche dalla comune veste grafica delle copertine dei cd e delle guide. Altro elemento a favore della collana è senz’altro il prezzo economico, a fronte di un prodotto molto ben curato, la certosina ricerca di autori e brani; il fatto che ai cd siano affiancati ampi ed esaurienti libretti informativi e da qualche tempo anche dei bonus cd, in generale ristampe integrali di album di un artista o un gruppo rappresentato nella compilation, ne fanno un’occasione spesso impedibile per gli appassionati e per chi ama scavare e scoprire musica spesso rimasta nell’ombra o finita nel dimenticatoio. Il primo volume pubblicato nel ’94 era dedicato alla world music inaugurando un viaggio musicale affascinante affrontato con lo sguardo attento e la mente libera di un esploratore ideale dell’universo delle sette note. Le guide sono pubblicate dall’etichetta inglese World Music Network: imperdibile il suo sito per ricchezza di notizie, cura nella presentazione dei dischi, possibilità di ascoltare in streaming. Fra l’altro le guide escono ormai anche in vinile180 grammi soddisfacendo così la richiesta sempre crescente, parliamo ovviamente però di numeri ancora da nicchia, degli aficionados del vecchio vinile. Dal vastissimo repertorio pubblicato abbiamo selezionato quattro fra gli ultimi dischi pubblicati, due dedicati alla psichedelia dell’America latina, uno a brani acustici di artisti africani e l’ultima alle musiche che hanno accompagnato le rivolte nei paesi arabi, dimostrazione di una forte attenzione verso i cambiamenti del mondo contemporaneo.
* AA.VV. - THE ROUGH GUIDE TO LATIN PSYCHEDELIA, 28/5/2013, World Music Network
* AA.VV. -THE ROUGH GUIDE TO PSYCHEDELIC BRAZIL, 23/4/2013, World Music Network
Per la serie The Rough Guide escono queste due compilation dedicate alla musica psichedelica del continente sudamericano contenenti davvero un gran numero di artisti a noi completamente sconosciuti e aprendo così il nostro sguardo su un universo musicale vivo e poliedrico che merita tutta la nostra attenzione. In questi due dischi non troveremo le band più famose dagli Os Mutantes ai Laghonia, dagli Almendras agli Aguaviva, dai Ladies WC ai Toncho Pilatos, per non citare che i primi nomi che ci vengono alla mente, ma non mancano le sorprese e soprattutto nel disco dedicato al Brasile la qualità media delle canzoni è davvero alta. Chi si attendesse dalla compilation dedicata alla musica psichedelica latinoamericana di trovare qualcosa di simile a quanto avveniva in occidente nella musica che stava sotto l’ampia etichetta di psichedelia, rischia di rimanere deluso, di musica per espandere la mente infatti ce ne è ben poca, qui quello che viene esplorata è l’influenza che quanto stava accadendo in Europa e Usa ha avuto sulla musica latinoamericana da ballo. La musica proposta è in gran parte quella delle danze tropicali, rumba, salsa, cumbia, all’interno delle quali i musicisti hanno inserito assoli di chitarra elettrica con tanto di distorsioni, tastiere aggressive, e un modo di cantare che il rock stava diffondendo in quel periodo. Ma in primo piano restano quasi sempre i fiati e il ritmo delle percussioni. Infatti la selezione ha escluso i grandi gruppi di vero e proprio rock psichedelico, privilegiando brani oscuri e rari provenienti dalle numerose band che popolavano l’universo danzereccio latinoamericano, unica eccezione i peruviani Traffic Sound presenti però con una tradizionale rumba del 1971, quando operarono la loro svolta verso la musica da ballo, e non con la loro famosissima Meshkalina incisa due anni prima. Fra i 18 brani spiccano Los Texao con La Pelea Del Gobernador, per la voce aggressiva e rock alla Arthur Brown, e il sound giocato fra organo e chitarra fuzzy e la presenza di un flauto prog e acido; Joe Cuba Sextet che in Psychedelic Baby unisce suono Motown, percussioni latine e sensualità; imperversa il wah-wah, un bell’assolo di percussioni nel brano dei Wild Wind e un veloce e pulito assolo di chitarra in quello dei Flash And the Dynamic. Completa il disco come bonus l’interessante album dei peruviani Los Destellos che coniugano il rock elettrico delle chitarre di ascendenza californiana con i ritmi latini, operazione che rese famoso Santana, a loro agio anche nelle esecuzioni strumentali.
Più interessante e vario appare invece il disco dedicato alla psichedelia brasiliana: si respira in questa compilation, curata da John Armstrong, l’aria nuova e sperimentale che caratterizza la musica del periodo. Le 18 tracce ci introducono brillantemente nel mondo oscuro, ma ricco della psichedelia brasiliana, un universo nel quale il linguaggio del rock si incontra con quanto l’avanguardia musicale del paese stava intraprendendo a partire degli anni Sessanta, bossa nova e tropicalismo in particolare. In linea generale poche chitarre fuzzy, ma si preferisce l’arpeggio, le percussioni segnano ritmi distesi e rilassati, e il flauto disegna armonie magiche e fantasiose, la fascinosa lingua portoghese ricama atmosfere sensuali e insieme nostalgiche. Ecco allora The Gentlemen con il jazz rock tropicale di Sorriso Selvagem; Laranja Freak con l’accattivante beatlesiana Alergico de Flores; magica, evocativa e malinconica è la soffusa Nordeste Oriental di Lula Cortes, uno strumentale impreziosito da arpeggi di chitarra vagamente indiani e dal suono del violino; la sensualità di O Jarro di Baby Do Brasil con una chitarra decisamente psichedelica; ritmo sincopato e suoni inquietanti e onirici in Lindo Toque di Graveola; tastiere, chitarra elettrica e sitar nel sound irrequieto della bella Renata dei Liverpool. Ma due assolute perle rendono impedibile per gli appassionati questa compilation, la prima, Antropologica II di Marconi Notaro, una divagazione psichedelica in cui gli strumenti si lanciano in ardite fughe spazio- temporali in stile Quintessence, la seconda, Uai Uai Rivolta Queto Xambà di Tom Zé, in cui jazz, tropicalismo, rock, funky, furia iconoclasta esplodono nel ritmo irresistibile e nel suono nervoso della tromba distorta, una sorta di James Chance tropicale. Anche qui un bonus cd, la ristampa di uno degli album più importanti della psichedelia brasiliana “A Setima Efervescencia”, disco del 96 di Jupiter Maça, artista stravagante e talentuoso, qui fortemente influenzato dalla psichedelia inglese e in particolare dai primi Pink Floyd, riletta secondo la sensibilità e le correnti musicali proprie del paese sudamericano.
Los Texao - La Pelea Del Gobernador
Los Destellos: Onsta La Yerbita
Laranja Freak - Alérgico a Flores
Jupiter Maça: As Tortas e as Cucas
* AA.VV. - THE ROUGH GUIDE TO ACOUSTIC AFRICA, 2013, World Music Network
Moltissime le compilation dedicate alle musiche del continente africano dalla Rough Guide che ne ha esplorato i lati più diversi e originali, segnaliamo fra gli altri i cd dedicati alla “African Music For Children”, “African Disco”, “African Roots Revival”, “Psychedelic Africa”, “African Lullabies” che ci regalano aspetti per molti di noi inediti e sorprendenti della musica del continente nero. Con questo cd si esplorano esempi di musica acustica in un’area geografica che dal Sahel arriva al sud del continente, trasportandoci dai ventosi e assolati deserti alle umide e rigogliose foreste tropicali fino alle sterminate savane. Anche qui è abbinato un bonus cd, in questo caso del suonatore di kora maliano Noumukunda Cissoko, al suo debutto, affiancato dai musicisti svizzeri Phat 4: nella sua musica agli elementi della tradizione griot e al suono evocativo della kora si uniscono influenze blues e jazz, Fra gli altri la compilation presenta il canto ritmico del cantastorie tuareg Etran Finatawa; la malinconia blues della malgascia Lala Njava; lo straordinario chitarrista zulu Shiyani Ngcobo esponente della musica maskanda, canto griot del suo popolo. Il maliano Samba Toure si esibisce in uno straordinario strumentale con un arpeggio di chitarra malinconico e struggente come le suggestioni profonde della sua terra; ritmi funk nel canto collettivo dei Sotho Sounds del Lesotho; sembra uscito da savane arrossate dal sole il canto dei mozambicani Eyuphuro; dal Ghana viene Koo Nimo veterano esponente della tradizionale “palm wine music”. Atmosfere crepuscolari per la congolese Sally Nyolo; il sudanese Abdel Gadir Salem virtuoso dell’oud e il ghanese Mory Kante maestro della kora ci danno un saggio della straordinaria espressività dei loro strumenti; chiudono l’album i Mabulu band mozambicana in cui si miscelano tradizioni africane e musicahe popolari portoghesi. Questa visione unplugged della musica africana ci permette di apprezzarne i momenti più intimi, malinconici, notturni, anche se il senso del ritmo è sempre presente e accompagna le melodie in musiche che sanno di spazi infiniti e cieli stellati, ma anche di canti che portano con sé i dolori, le sofferenze e le speranze di un continente.
Noumoucounda Cissoko - Live at Momo's Kemia Bar (London)
Samba Toure: White Crocodile Blues
* AA.VV. - THE ROUGH GUIDE TO ARABIC REVOLUTION, 2013, World Music Network
L’interesse per questa compilation dell’etichetta inglese non può essere soltanto musicale, anche se non mancano certo brani meritevoli, ma non può prescindere dall’occasione politica da cui queste musiche scaturiscono e a cui sono legate, perché se anche oggi possiamo dire che buona parte delle speranze racchiuse nella cosiddetta primavera araba sembrano essere state disattese, quei movimenti iniziati in Tunisia e poi dilagati in molti Paesi arabi potrebbero aver segnato un punto di non ritorno e una svolta verso la laicizzazione e la democrazia; molto forse dipenderà da come evolverà la situazione in Turchia e cosa accadrà in Egitto, dove proprio in questi ultimi tempi e giorni la tensione è altissima. Nell’epoca di internet e degli smartphone la comunicazione è diventata velocissima, questo favorisce anche lo scambio rapido di informazioni e di musica: è quello che è successo durante lea cosiddetta primavera araba che ha scosso molti paesi arabi del Mediterraneo; questa compilation è dedicata alla colonna sonora di quei giorni, la musica che ha accompagnato i giovani nelle loro battaglie politiche e di strada. I temi affrontati in queste tracce sono quelli della lotta per la libertà, contro le oligarchie al potere, l’opposizione ad una società ancora patriarcale, le musiciste e le cantanti sono sempre state in prima fila a lottare per le donne dei loro paesi, citiamo solo l’algerina Cheikha Rimetti, l’esilio e la nostalgia per la propria terra. Fra i 13 brani scelti un posto di rilievo ha il rap, che anche grazie all’influenza francese è un genere che sta avendo un grande sviluppo in tutto il Maghreb e il Medio Oriente: c’è il tunisino El General, finito in prigione sotto Ben Ali e liberato a condizione che non si occupasse più di politica nei suoi testi; la sua State Of The Nation è diventata un inno dei rivoltosi non solo del suo Paese, le sue rime hanno risuonato anche in Piazza Tahrir. Poi il bravissimo gruppo hip hop palestinese DAM, il libico Ibn Tahbit con un brano molto duro; il rock è rappresentato dagli egiziani Cariokee con una canzone che invita a rispondere al richiamo della libertà. Attingono in gran parte alla grande tradizione canora e musicale araba - segnalo almeno i bravissimi Dal’Ouna ensemble nato intorno alla figura del musicista palestinese Ramzi Aburedwan - gli altri brani della compilation che è completata da Sami Yusuf, forse il più famoso cantante pop arabo, Lui Azero, nato in Iran e oggi stabilitosi a Londra e infine il canto ribelle, amaro e sarcastico dell’egiziano Ramy Essam che fonde tradizione, pop rock e canzone d’autore. A lui, che si è fatto conoscere con la sua chitarra durante le manifestazioni di Piazza Tahrir, è dedicato l’interessante bonus cd.
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