2012 – Punk e dissidenza in Russia: Pussy Riot, Voina, Femen
PUNK E DISSIDENZA IN RUSSIA? NO, GRAZIE!
"Masha, Nadia and Maria, le tre ragazze russe del gruppo punk femminista Pussy Riot, sono state condannate questa mattina a due anni di carcere, e rischiano di essere deportate in un campo di lavoro in Siberia", questo il lapidario annuncio ieri di Amnesty International con l'invito - lo trovate in calce all'articolo, Distorsioni vi chiede di aderire - a continuare a firmare ed inviare alle autorità russe, nonostante la condanna emessa dalla corte, la petizione per il rilascio delle tre ragazze. Questa vicenda ha e sta suscitando plausibilissime reazioni a livello internazionale per il 'pesante' verdetto, ma soprattutto a parer nostro rilancia la questione spinosissima della dissidenza artistica e giovanile, e della mancanza del rispetto dei diritti civili in Russia, una società ormai soffocata da tempo da un Putin-ismo prepotente e devastante, dai loschi agganci, liberticida. In questo momento la vicenda e la condanna (speriamo revocabile) delle Pussy Riot è la punta del suddetto iceberg, di un sistema che in un modo o nell'altro riesce a mettere a tacere la dissidenza, con metodi pseudo-legali - una legge voluta dalla chiesa russa dopo il crollo del muro di Berlino - e non.
Scriviamo queste parole perchè il nostro pensiero non può non volare alla vergognosa e tragica morte della giornalista russa Anna Politkovskaya, uccisa a colpi di arma da fuoco nell'atrio di casa nel 2006. Da anni si sentiva minacciata per le sue battaglie a favore dei diritti umani. 'Anna Politkovskaya scriveva per il quotidiano dell'opposizione Novaya Gazeta, ed era famosa in tutto il mondo per i suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia e gli abusi compiuti dalle truppe federali. La donna è stata trovata morta nell'atrio dell'edificio in cui viveva da una vicina. Sul luogo del delitto, la polizia ha trovato una pistola e quattro bossoli.' (www.repubblica.it del 7 ottobre 2006). Ecco, con metodi legali e non. Sarebbe bastata la morte di Anna Politkovskaya nel 2006 per 'sputtanare' l'oligarchia russa al potere in tutto il mondo, ma la gente a volte ha la memoria corta: a sei anni da quell'assassinio (di stato?) il caso Pussy Riot, che dovrebbe essere considerato senza dubbio alcuno una cartina al tornasole dei metodi liberticidi del governo sovietico, scatena reazioni contrastanti anche in Facebook, il social network più frequentato, e stiamo parlando dell'Italia. Alcuni hanno commentato addirittura che si tratterebbe solo di un'ennesima operazione di marketing, studiata a tavolino, ma per cosa poi e da parte di chi?
Se non altro ciò che sta avvenendo in Facebook ci è servito per prendere atto che ci sono in giro un numero di Putin-omani che non avremmo mai sospettato. Ed è altrettanto miserrimo il tentativo di questi vecchi bolscevichi che infestano Facebook di sminuire - o annullare - la portata della condanna delle tre ragazze confrontandola con altri ben più gravi - a parer loro - avvenimenti verificatisi in questi giorni, come l'uccisione in Sudafrica da parte delle forze dell'ordine (sì avete capito bene, il civilissimo Sudafrica che quattro anni fa ha ospitato le Olimpiadi) dei minatori che manifestavano per un aumento sacrosanto del loro salario; come lo sterminio di civili in Siria; come la delicatissima situazione dell'Ilva in Italia; come il pericolo per Assange, il fondatore di Wikileaks, di essere condannato a morte dalle leggi americane. Ma scusate, una domanda: le ideologie non erano crollate? E' politicamente scorretto essere indignati alla stessa maniera per tutte queste vicende, a prescindere da dove avvengano? E' sbagliato - o significa non prendere posizione - essere critici sia nei confronti degli USA che della Russia?
LO SCANDALO DELLE PUSSY RIOT
Ma torniamo alle Pussy Riot: ecco il testo di Pankowe Nabozenstwo, la preghiera anti-Putin che le tre coraggiose ragazze hanno 'performato' in chiesa il 21 Febbraio 2012 nel video incriminato, e che le ha fatte condannare in perfetta sintonia tra potere religioso e potere di stato:
'Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin! caccia Putin, caccia Putin! Sottana nera, spalline dorate. Tutti i parrocchiani strisciano inchinandosi. Il fantasma della libertà è nel cielo. Gli omosessuali vengono mandati in Siberia in catene. Il capo del Kgb è il più santo dei santi. Manda chi protesta in prigione. Per non addolorare il santo dei santi le donne devono partorire e amare. Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore.Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore. Madre di Dio, Vergine, diventa femminista. Diventa femminista, diventa femminista. Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine. Il prete viene oggi nella tua scuola. Vai in classe, portagli il denaro. Il Patriarca crede in Putin.Quel cane dovrebbe piuttosto credere in Dio. La cintura della Vergine Maria non impedisce le manifestazioni. La Vergine Maria è con noi manifestanti.Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin. Caccia via Putin! Caccia via Putin!'
Qualcuno ha scritto in Facebook: 'Il più bel video punk degli ultimi 30 anni, non vedevo una cosa del genere dai tempi dei Cramps e Lubricated Goat...certo il canto corale in russo è stomachevole, ma il video è meraviglioso ...è proprio la rivolta della fica!'
Marco, l'autore di questa esternazione, un amico di Distorsioni, ha perfettamente ragione: le Pussy Riot hanno dato e stanno dando finalmente di nuovo un senso a quel 'situazionismo punk' e a quel santo e sano ribellismo che da sempre ha caratterizzato il rock più autentico, antagonista ed offensivo (Mc5, Stooges, Black Flag, Clash, Sex Pistols ...), lo stesso che ormai da tempo non abita più nelle musiche e nei testi di troppi punk e rock group americani ed europei da MTV, addomesticati dal sistema e dal rock business. Pussy Riot hanno lo stesso coraggio di chi ha suonato e suona rock e punk in Iran ed in tutti i paesi fondamentalisti dove è vietato e punito duramente, Masha, Nadia and Maria stanno pagando di persona e con coerenza le loro scelte di vita e di lotta, chapeau signori!
"Putin Lights Up the Fires", il nuovo video/brano (lo trovate in calce all'articolo) delle Pussy Riot che The Guardian ha diffuso è davvero notevole, sia come registrazione che carica anfetaminica punk: il titolo potrebbe tradursi macheronicamente come ha fatto qualcuno con 'Putin dà fuoco alle polveri', noi, se permettete tradurremmo con molta libertà: 'Putin colpisce ancora'. L'augurio che facciamo alle P.R. e che ci facciamo? Che l'appello riesca a liberarle SUBITO, che tornino con tutta la meravigliosa incoscienza ed intransigenza della loro stupenda gioventù a sparare a zero su quell'ometto arrogante tutto muscoli, e che, soprattutto, possano incidere un lavoro di lunga durata all'insegna del punk più offensivo e anticlericale possibile.
Pasquale Wally Boffoli
DISSIDENTI IN RUSSIA
Vi lasciamo ora ad un contributo più specifico di un nuovo amico di Distorsioni, Aurelio Cianciotta, sulla dissidenza giovanile ed artistica in Russia.
VOINA
Voina è un gruppo anarchico russo interessato a nuove tecniche d'attivismo urbano e di arte contemporanea. Il collettivo è parecchio funestato dall'azione repressiva della polizia di stato, in particolare da quelli del reparto “E” - agenti anti-estremismo che bene conoscono i componenti della crew - tanto che, recentemente, in seguito a degli arresti, è dovuto intervenire proprio lo street-artist Banksy per pagare una forte cauzione - 127mila dollari - soluzione necessaria per permettere di far uscire di galera alcuni degli "agit-prop" incriminati. Nel corso degli anni Voina ha organizzato molti significativi "happenings", occupazioni-lampo di stazioni di polizia, performance anti-omofobiche e contro la discriminazione razziale, oltre a pubbliche orge protestatarie e light-graffiti osceni su palazzi istituzionali.
Il tutto sempre condito da una forte dose d'irriverenza e cattiveria all'indirizzo di multinazionali e potenti. Un attivismo anarco-artistico senza freni - insomma - quello di Voina, ispirato in parte alla figura di Dmitri Prigov, scrittore e artista dissidente, arrestato dal KGB nel 1986, infine morto d'infarto nel 2007, anno di fondazione dello stesso collettivo. Voina promulga - non senza una certa dose d'autoironia - 'una street art monumentale e patriottica che squarci impietosamente l’opprimente cappa d'omologazione reazionaria, corruzione politica e autoritarismo putiniano'. Nella Russia di oggi - in mano a nuovi ricchi, burocrati, papponi e puttane - è una delle poche forme di vitalità creativa per un area culturale che tanto in passato ha significato nel determinare l'idea stessa di avanguardia artistica.
FEMEN - PUSSY RIOT
Femen è il movimento di protesta ucraino formato perlopiù da studentesse universitarie tra i 18 e i 20 anni . 'Il femminismo è l’ideologia che serve a tutte le donne di questo mondo' dice Alexandra Schevchenko, una delle più note attiviste del collettivo, 'significa anche combattere con armi folli'. Che poi le "armi folli" siano qualche paia di tette sballonzolanti, beh - diciamo la verità - mette solo il buonumore, seppure in quella parte del pianeta non siano le sole ad attivarsi sui temi della presa di coscienza femminile e della performing-art. A Mosca troviamo infatti anche le Pussy Riot a marcare la scena, altrettanto intriganti seppur cattive, nascoste dalle loro colorate maschere da luchadores fatte ad uncinetto. Riferendosi al punk, non a caso queste ultime sentenziano: 'quello che abbiamo in comune è la sfacciataggine, testi politicamente carichi, l'importanza del discorso femminista e un' immagine femminile non standardizzata'.
Si ringraziano Aurelio Cianciotta ed il suo sito Wicked Style per avere messo molto carinamente a disposizione di Distorsioni l'articolo su Voina e Pussy Riot.