Pop. 1280 IMPS OF PERVERSION
[Uscita: 06/08/2013]
Il nome della band newyorkese richiama espressamente l’omonimo romanzo di Jim Thompson che nel 1964 descriveva le vicende di uno sceriffo psicopatico di una piccola cittadina americana popolata appunto da 1280 anime. Il primo album “The Horror” riprendeva un campionario di sporcizia e depravazioni, oscenità e scarsa moralità, ambientando le inquietanti vicende in una New York completamente derelitta, tra rifiuti tossici, rivoltanti putridumi e carogne di animali. ‘Questa corrente sotterranea di sporcizia, liquami e parassiti è la parte più affascinante della vita cittadina ed è qualcosa che ispira tutta la nostra musica’, ebbe modo di affermare il cantante Chris Bug senza alcuna paura di essere frainteso. “The Horror” costituisce la peggiore estetica della depravazione e del degrado della società occidentale. A distanza di un anno e mezzo Pop. 1280 pubblicano “Imps Of Perversion”, secondo capitolo della saga, in cui i temi della depravazione sembrano ulteriormente amplificati. Le sonorità attingono al punk industrial degli Swans e all’elettronica dark dei Suicide, ma con una accresciuta forza garage che ricorda i primi Sonics. “Imps Of Perversion” non possiede la forza innovativa di “The Horror” ed anzi si propone come copia del precedente album sovraccaricato di ulteriore materiale nauseabondo ed osceno. L’album si ispira al racconto "The Imp of the Perverse" di Edgar Allan Poe, soprattutto per quel che riguarda i temi legati ai desideri macabri e agli impulsi masochisti. La parte migliore di “Imps Of Perversion” è certamente la prima metà, con brani graffianti e ruvidi come Lights Out, The Control Freak, Nailhouse e Human Probe II, mentre la seconda parte è decisamente più noiosa ad eccezione forse della sola Riding Shotgun, che chiude l’album con suoni leggermente più rasserenati.
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