Pop. 1280 THE HORROR
[Uscita: 24/01/2012]
# Consigliatissimo da DISTORSIONI
Pop. 1280 è una band newyorkese che prende il nome dall’omonimo romanzo di Jim Thompson, che nel 1964 narrava le vicende di uno sceriffo psicopatico di una piccola cittadina americana abitata appunto da 1280 anime. L’immagine di copertina rende bene il senso di quel che ci aspetta. “The Horror “ è decisamente un album sporco ed inquietante. Sporco nelle sue ambientazioni, nell’inquinamento sonoro, nella scarsa moralità dei protagonisti, nell’oscenità dei temi trattati. Sullo sfondo c’è una New York completamente abbandonata a se stessa, tra rifiuti tossici, rottami di macchinari, putridumi rivoltanti, carogne di animali che ricordano le ultime scene di “Rabid” di David Cronenberg, in cui l’infezione ed il decadimento riducevano a carcassa anche gli ultimi brandelli di dignità umana. Se qualcuno avesse qualche dubbio in proposito, a chiarirci le idee ci pensa il cantante Chris Bug, che nel 2009 dichiarava senza mezzi termini: ‘questa corrente sotterranea di sporcizia, liquami e parassiti è la parte più affascinante della vita cittadina ed è qualcosa che ispira tutta la nostra musica’.
In questo contesto non sorprende più di tanto dover ascoltare storie di sessualità depravata o il riaffiorare dal profondo di istinti animali in tutta la loro perversione ed oscenità. Lo spettro degli Swans e dei Liars aleggia decisamente cinico sullo sfondo. Burn the Worm e successivamente New Electronix danno avvio all’album con sonorità che ricordano espressamente l’elettronica ruvida e sporca dei primi Suicide, mentre Nature Boy rimanda alle forme più cupe e buie del dark-wave di fine anni ‘70. Bodies in the Dunes è forse il brano più efficace dell’album in cui il nichilismo diviene un’ossessione martellante e rituale. Cyclotron recupera le forme tribali mentre Beg like a Human è una descrizione dell’attuale condizione spirituale dell’essere umano. Dogboy e la conclusiva Crime Time accentuano ancor più il carattere abrasivo e ruvido dell’album mentre West World è la rappresentazione più vera della malattia epidemica che affligge oramai l’intero Occidente. Un album che mette in scena la peggiore estetica della depravazione e del degrado. Una lettura inquietante della nostra società occidentale e nonostante tutto, un gran bell’album.
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