Jupiter and Okwess International HOTEL UNIVERS
[Uscita: 22/05/2013]
# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI
Quello di Jupiter Bokondji è un nome praticamente sconosciuto al pubblico occidentale, eppure è una delle figure più importanti della scena musicale del suo paese, la Repubblica Democratica del Congo e della sua capitale Kinshasa; ma questo "Hotel Univers", l’albergo di Kinshasa in cui ha vissuto durante la registrazione dell’album, il suo debutto internazionale all’età di 48 anni, lo sta ponendo all’attenzione della critica e degli appassionati. Del resto Jupiter in questi anni ha spesso collaborato con musicisti d’avanguardia francesi e ha partecipato fra l’altro all’album “Kinshasa One Two” di Damon Albarn. Come tantissimi musicisti del continente anche Jupiter unisce alla grande e potente energia della sua musica, un’esplosiva miscela di afrobeat, funky, frenesia ritmica, una forte consapevolezza politica per i problemi del suo paese, ricchissimo di materie prime, ma dilaniato da guerre civili e governato da un’élite postcoloniale corrotta e collusa con gli interessi delle multinazionali, e del suo continente. E così i testi delle sue canzoni ci parlano delle belle notti di Kinshasa, ma anche di fratellanza, di internazionalismo, di colonialismo e della bellezza e delle risorse del suo continente.
Il disco è anche e soprattutto un omaggio alla sua città e significativamente si apre e si chiude con i suoni e i rumori di Kinshasa, voci, sirene, auto, e un groove urbano teso e potente percorre tutto l’album, la cui musica crea un originale incontro fra la tradizione musicale centrafricana, dal soukous al canto griot, con le più diverse influenze, il rock, il reggae, il soul, la musica latina e soprattutto il blues. Nella sua declinazione subsahariana nell’uso delle chitarre, una musica definita dallo stesso Jupiter 'Bofenia Rock'. L’album si apre con l’infuocata Bopass che sembra uscire dalle strade affollate e caotiche di Kinshasa, fra chitarre funky e la sezione fiati che creano un ritmo irresistibile: la successiva Margerita - dedicata a una delle regine della notte di Kinshasa - è stata un grande successo nel suo paese per il suo ritmo davvero trascinante; Backwanu infetta il funky con venature reggae; nel funk rabbioso di “The World Is My Land” si parte dalla citazione del celebre discorso di Kennedy con il verso “Ich Bin Ein Berliner, The World Is My Land” per farne un inno alla fratellanza, al superamento delle frontiere e dei particolarismi, un brano dalla grande forza coinvolgente; momenti più riflessivi ed emotivamente intensi non mancano, come in Congo che riflette sulla storia del paese e il suo passato coloniale, riproponendo anche il discorso dell’Indipendenza pronunciato da Lumumba il 30 giugno del 1960. Un altro grande album africano di questo 2013 che sarebbe riduttivo incasellare semplicemente con l’etichetta world music, lasciamoci allora tentare da quello che è stato definito 'The general rebel of congolese music'.
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