Atomic Workers GET YOUR HEAD UNREAL
[Uscita: 04/01/2015]
Inghilterra-Italia #Consigliato Distorsioni
Nuovo entusiasmante disco per gli Atomic Workers. La band anglo/barese (molto più anglo che barese ormai) ci regala undici tracce che emozionano dalla prima all'ultima nota. La formazione è mutata nel corso degli anni, ma il suono è cresciuto in maniera esponenziale. Ai già straordinari primi tre album si aggiunge ora questo "Get Your Head Unreal", un autentico scrigno magico ricolmo di meraviglie. Forti di un nutritissimo seguito di ammiratori sia fra il pubblico che fra gli addetti ai lavori gli Atomic Workers attraversano un universo sonoro che li proietta e ci proietta lungo le rotte incandescenti dell'hard, della psichedelia, del pop, del progressive e di tante altre suggestioni. Un big bang sonico che attraversa epoche e generi con maestria e creatività, e che accompagna l'ascoltatore lungo un sentiero che travalica i concetti di tempo e di spazio. Paper Planes è assolutamente irresistibile col suo mood a metà strada tra Yardbirds (periodo Beck/Page) e primissimi Deep Purple (“Book of Taliesyn”). La voce di Laurence O'Toole (anche alla chitarra e al basso) e le chitarre di Justin Light (anche alle tastiere e alle percussioni) toccano l'anima e scuotono il corpo dando vita, grazie anche alla trascinante batteria di Jim Forrest e al pulsante basso di Michele Rossiello, ad un autentico gioiello sonoro.
Burning Deck ci accarezza con tastiere che ricordano l'immortale No Quarter dei Led Zeppelin su una base ritmica tosta e ipnotica. Bello il solo di chitarra. Bellissima l'apertura del refrain che evoca, sempre nelle chitarre, Love is Strong dei Rolling Stones. Crocodile or Alligator esplode in puro hard mod style. Magnifica al pari dell'iperadrenalinica The World is Coming Home: bellissimo il riff. Through the Golden Door è un southern boogie talmente acido da corrodere i timpani. Get your head unreal si palesa con un riff ed un incipit fra Jam e Long Ryders e si lascia concludere con un tellurico finale degno dei migliori Who. Strepitosa. E se poi avevamo bisogno di una ballad da brividi ecco Rainbow over the guillotine. Soul Mining profuma di alcol e di cantine di Brixton e ci introduce alla suite blues/psichedelica di Slow Fingers/The man with two Shadows. Apre un mid-tempo lisergico e chiude un'overdrive session da delirio. Breakfast on the Ocean part. 2 disegna graffiti orgiastici. Da sottolineare inoltre un ottimo inserimento blues-jazzy dei fiati in Soul mining e Rainbow over the guillotine. Questo disco memorabile si chiude con una buona cover della superba Song of a Baker (Small Faces). Vengono in mente Vespa e Lambretta iperaccessoriate, eskimo verde, l'Union Jack. Get your head unreal: magistralmente suonato, registrato e prodotto (anche mastering) da Angelo Pantaleo e Michele Rossiello al TomTom Studio (Modugno, Bari).
Commenti →