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14 Aprile 2020 ,

Sophie Tassignon Mysteries Unfold

2020 - RareNoise Records / Goodfellas
[Uscita: 24/04/2020]

La vocalità femminile d’avanguardia ha sempre trovato una sua importante collocazione tra le espressioni della musica più sperimentale: da Cathy Berberian a Diamanda Galas, da Joan La Barbara alla strepitosa (per chi scrive) Meredith Monk, anche se la lista, lunga almeno quanto le trecce di quest’ultima, potrebbe ancora continuare. Sophie Tassignon, belga con residenza a Berlino, nel suo album d’esordio “Mysteries Unfold” si colloca a pieno diritto tra le esponenti della vocalità più sperimentale odierna proponendo un breve e intenso album (36 minuti) per sola voce solista. La parola esordio non tragga però in inganno, Tassignon ha lunga esperienza nel mondo dell’arte vocale avendo già inciso una decina di album come cantante in gruppi e band con cui ha collaborato avendo già seminato e raccolto proficuamente nei campi del jazz, del teatro, della poesia e della musica d’avanguardia. Questo album, per la prima volta interamente a suo nome e interamente da lei cantato in solitaria, con l’ausilio di qualche piccola sovraincisione, riserva però più di una piacevole sorpresa. Ascoltando nella sua interezza globale gli otto brani che lo compongono appare come un incorruttibile unicum fatto di un fascinoso simil canto gregoriano, di architetture polifoniche elegiache e sperimentazioni vocali stratificate ed effettistiche, ma penetrando nel senso più profondo dell’opera ecco che si scoprono cose che apparentemente inaudite sono invece di dominio pubblico da parte di pletore di ascoltatori. Oltre quattro suggestive composizioni originali di Tassignon e citiamo La Nuit dove la cantante utilizza il francese tra le cinque lingue e mezza che padroneggia fluentemente (la mezza è l’arabo di cui non è ancora del tutto padrona) ecco che 'Eraclitamente' si arriva all’inaspettato che non ci si aspettava: Gubi Okayannie è un bellissimo brano popolare del compositore russo Yuliiy Chersanovich ambientato nelle steppe russe e cantato in lingua originale, Cum Dederit, proposto in latino, è gregorianamente una nota composizione religiosa di Antonio Vivaldi tratta da un Salmo dell’Antico Testamento, Witches verrà (a fatica) riconosciuta dagli estimatori di certo rock “da camera” essendo un brano dei canadesi Cowboy Junkies presente nel loro album più famoso e forse migliore “The Caution Horses” del 1990. mentre Jolene è proprio il superclassico country-folk cavallo di battaglia della country-woman Dolly Parton. Tutto questo tra il godibile e il paradisiaco in un album ovviamente non facile che si colloca in un paio di punti nevralgici del nostro corpo umano: il palato, per coloro che lo hanno musicalmente più esigente, e il cervello per chi ha una mente aperta e disponibile ad assimilare cose e situazioni che non si ascoltano certo tutti i giorni.

Voto: 8/10
Maurizio Pupi Bracali

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