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26 Settembre 2017

Chad VanGaalen ‎ LIGHT INFORMATION

2017 - Sub Pop
[Uscita: 8/09/2017]

Canada-Stati Uniti

 

Tre anni dall'ultimo Lp, eppure questo “Light Information” covava sotto le ceneri già da prima di “Shrink Dust”. Gestazione lunga, interrotta e ripresa, forse perchè un po' scomoda e meno spensierata del solito. Ma ora finalmente rivelata. Sono davvero distanti le policrome sbornie space folk di “Diaper Island”, quelle che provavano a tradurre Neil Young per ragazzi cresciuti con Ty Segall: la luna dell'abile artigiano di Calgary inizia a ruotare verso la sua faccia più scura. Perchè c'è un' increspatura che percorre il disco, un fremito che scende lungo la schiena; a volte è un ronzio, altre è un piccolo spavento, il bambino che urla “boooh” da dietro la tenda. Chad VanGaalen ‎non rinuncia al suo idolo Neil Young (coincidenza vuole che il disco esca proprio lo stesso giorno di “Hitchhiker”), ma mette sul suo tavolo di lavoro pure il ricordo del vecchio Lou Reed ed un suono più asciutto ed abrasivo, di cui certo la Sub Pop sa bene qualcosa. E tira fuori qualche fantasma e qualche tormento sopito. 

 

Con la sua consueta dose d'eclettismo, l’autore passa da abbozzi di pura sperimentazione (Prep Piano + 770) ad atmosfere più diafane e disturbanti, trafitte da un ronzio di fondo che sa di marcio, di punk scassato (Golden Oceans), di quel garage umido in cui si rintanano a volte gli Allah-Las, transitando nei territori di affini costruttori di suono come il Guy Blakeslee degli Entrance e compiaciuti cantori indie, a volte di dubbia Chad_foto_02sincerità, come gli Strand Of Oaks di “Hard Love”. E di pari passo i contenuti esplorano gli interstizi della vita che procede, che cambia; del tempo, che manca sempre sotto le scarpe e che non finisce mai di porre domande indiscrete. Il tutto confezionato, come suo solito, in perfetta solitudine ed autosufficienza: Chad scrive, canta, suona, registra; e si disegna pure la copertina.
Tra schitarrate stonate, ritornelli sghembi e arrangiamenti ridotti all'osso, l'album si conclude su una piccola slavina cacofonica e rugginosa nella coda di Static Shape, lasciando la vittoria finale ad un senso di incompiutezza e di precarietà che, pur nuocendo alla musica, è tremendamente umano. «I know our days are numbered» (...primo verso, della prima canzone).

Voto: 6/10
Giovanni Capponcelli

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