Charles Mingus Genio ribelle
I N T R O
Charles Mingus ha sempre incluso include nella sua espressione artistica come primitiva fonte di ispirazione senz'altro il blues ma anche un certo approccio rock, per la violenta carica emotiva che caratterizzava il suo sound: è stato il ponte tra il be bop degli anni ‘40 e il free jazz dei ‘60. Genio ribelle, uomo incazzato e irascibile, caratterizzò la sua musica e molti suoi atti di vita, con forti tinte politicizzate e anti razziste, un argomento quello del razzismo che lo toccò personalmente, tanto da fargli intitolare la sua autobiografia “Beneath The Underdog-His World as Composed by Mingus“ cioè, in una non facile traduzione in italiano, “Peggio di un bastardo”, dove Underdog è “cane bastardo” ma anche uno che parte comunque svantaggiato nella vita, con un handicap come nelle corse dei cavalli. Ovviamente il riferimento è al colore della pelle: figlio di una madre a sua volta figlia di una donna cinese e di un uomo inglese, e di un padre figlio di un farmer afroamericano e di una donna svedese, Mingus era totalmente meticcio e quindi doppiamente bastardo. Fu oggetto di atteggiamenti razzisti non solo da parte dei bianchi ma anche dei neri. Un argomento, per la cronaca, tristemente attuale nell’Italia del terzo millennio, oggi percorsa da forti sentimenti razzisti.
GLI INIZI: IL CONTRABBASSO
Mingus era un tipo ambizioso, da bambino ebbe il primo contatto con la musica studiando con un maestro privato e poi nelle comunità religiose di Watt, quartiere ghetto di Los Angeles dove oltre al gospel, al blues e al jazz, ascoltò e studiò anche la musica classica, Debussy e Ravel tra i suoi autori preferiti. Da giovane si applicò al trombone e al violoncello, ma la sua partecipazione come violoncellista all'orchestra classica della sua scuola fu osteggiata pesantemente per il colore della sua pelle. Deluso e incazzato, su consiglio del giovane jazzista Buddy Colette, mise mano al contrabbasso, che divenne il suo strumento con la pretesa implicita di essere il migliore. Studiò con Red Callender e Hernan Reinshagen bassista classico della Philarmonica di N.Y., raggiunse in breve tempo alti livelli espressivi. Mingus soprattutto, fu quello che fece del contrabbasso uno strumento moderno, prima era solo accompagnamento ritmico poi, con lui, divenne strumento solista e protagonista di fraseggi melodici e ritmici che interagivano con gli altri strumenti, fu una vera rivoluzione per lo strumento a quattro corde, senza Mingus bassisti e contrabbassisti come Jack Bruce, Jaco Pastorius o Dave Holland non sarebbero mai esistiti. Alla fine degli anni ‘40 suonò con Dinah Washington e Illinois Jaquet, poi entrò nell'orchestra del vibrafonista Lionel Hampton, era il 1947 e Mingus fu già il leader di svariati combo jazz, il suo principale maestro ed ispiratore fu Duke Ellington, l'approccio orchestrale al jazz affascinava totalmente il giovane CM, il risultato di questo flirt musicale con The Duke si vedrà in futuro. Suonò in trio con il vibrafonista Red Norvo e il chitarrista Tal Farlow, in questa scena musicale gravida di furori rivoluzionari e di nuovi suoni, e a completamento della sua giovane carriera come musicista jazz, entrò in contatto con i grandi del be bop, Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Miles Davis e suonò con loro. Molte leggendarie session si verificarono in quegli anni, un vero must del jazz mondiale, durante una di queste Charlie Mingus Jr., figlio piccolo di CM, restò attaccato al pantalone di Parker per più di un’ora completamente affascinato dal suono del suo Sax, quasi in trance, un episodio che dà il senso dell'atmosfera quasi sacra di quei momenti di grande jazz. Nel 1952 fondò con il batterista Max Roach la Debut Records, etichetta indipendente che non ebbe vita facile, partecipò poi ad un mitico concerto alla Massey Hall di Toronto con Parker, Gillespie, Powell e Max Roach, che fu definito il canto del cigno del be bop.
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GLI ANNI ‘50
Basando la sua musica sul concetto dell'improvvisazione collettiva, iniziò a registrare in studio una serie di dischi capolavoro, che sono ancora oggi atti fondamentali della musica jazz. In questi dischi suonarono una quantità di grandi musicisti, i trombonisti Jimmy Knepper, Jimmy Cleveland, Quentin Jackson, i trombettisti Don Ellis, Clark Terry, Johnny Coles, i sassofonisti Yusef Lateef, Roland Kirk, Pepper Adams, John Handy, i pianisti Horace Parlan, Mal Waldron, Bill Evans, alla batteria Danny Richmond suo collaboratore fisso per molti anni; ovviamente questo elenco di nomi è solo parziale. Inoltre nel 1959 Mingus compose la colonna sonora per il film “Shadows” di John Cassavetes. Creò inoltre una costante rotazione dei suoi musicisti, 8/10 elementi di solito, chiedendo loro di affinare sempre di più le loro capacità tecniche e di improvvisazione, questo modo di lavorare fu chiamato Jazz Workshop, per molti fu una vera e propria università del jazz. La discografia di Mingus è sconfinata e prenderemo in esame solo alcuni titoli, a nostro parere fondamentali per capire la complessità del sound di CM e la sua capacità di trasmettere forti emozioni, emozioni profondamente e fondamentalmente blues.
PITHECANTHROPUS ERECTUS
(Atlantic 1956)
Registrato il 30 gennaio 56 agli Audio-Video Studios di N.Y. con la produzione di Nesuhi Ertegun, con un quintetto formato da Mingus, Jackie McLean alto sax, JR Montrose tenor sax, Mal Waldron piano e Willie Jones batteria. Definito dalla critica uno dei migliori album del jazz moderno, vide protagonista l'improvvisazione compiuta in un perfetto interplay tra i vari strumenti, quattro i brani: Pithecanthropus Erectus, A Foggy day di Gershwin, Profile of Jackie, e la lunga Love Chant; sax e piano si rincorrono in raffinati solismi, supportati dalla creativa ritmica caratterizzata dal basso di Mingus.
THE CLOWN (Atlantic 1957)
Atlantic Studios 12 e 13 Febbraio 57, produzione N.Ertegun, Jimmy Knepper al trombone e Shafi Hadi ai sassofoni; Wade Leggel piano e Danny Richmond alla batteria, la voce di Jean Sheperd narrazione nel brano The Clown. Nel disco uno degli anthem di CM, Haitian Fight Song, brano ripreso negli anni ‘60 da artisti come Alexis Korner Blues Incorporated e i Pentangle, poi Blue Cee e Reincarnation of Lovebird, dedicata a Charlie Parker. Anche qui rating altissimi da parte della critica.
(NEW) TIJUANA MOODS (RCA 1957)
Un altro capolavoro influenzato dal sound latino e uno dei dischi più accessibili del repertorio mingusiano. Rolling Stone Jazz Guide gli dà 5 stelle, il massimo del rating. Con una nuova produzione di Bob Rolontz, il disco fu immesso sul mercato nel 1962. Ad accompagnare CM, Clarence Shaw alla tromba, i soliti Jimmy Knepper al trombone e Shafi Hadi ai sassofoni, Billy Triglia al piano e le cantanti Lonnie Elder e Isabel Morel, Richmond fisso alla batteria. Dizzy Moods dedicato a Dizzie Gillespie, Ysabel's Table Dance, Tijuana Gift Shop, Los Mariachis, Flamingo. Tutte le composizioni di CM, come quasi sempre.
BLUES & ROOTS (Atlantic 1959)
Dopo l'ottimo live “Jazz Portraits: Mingus in Wonderland”, esce nel 1960 questo album che porta CM alla riscoperta delle radici, con la produzione di N.Ertegun e tra gli altri la presenza dei sassofonisti Booker Erwin e Jackie McLean, Knepper al trombone, Horace Parlan e Mal Waldron al piano. Il disco è un fantastico susseguirsi di brani leggendari: Wednesday Night Prayer Meeting, Cryin' Blues, Moanin', Tensions, My Jelly Roll Soul, E's Flat Ah's Flat Too. La prima song è un classico di Mingus, sempre riproposta dal vivo.
MINGUS AH UM (Columbia 1959)
Capolavoro Mingusiano registrato a N.Y. dal 5 al 12 maggio 1959, con la produzione di Teo Macero e con gli stessi musicisti di “Blues & Roots” questo lavoro esprime il meglio del genio compositivo di CM, una serie di brani che riscoprirono il gospel e il blues dal punto di vista dell'autore. Better Git It in Your Soul, Goodbye Pork Pie Hat, Boogie Stop Shuffle, Self-Portrait in Three Colors, Open Letter to Duke, dedicata a Ellington, Bird Calls, Fables of Faubus, Pussy Cat Dues, Jelly Roll. Fables of Faubus, song duramente polemica vero il governatore dell'Arkansas Orval E.Faubus, politico segregazionista e razzista, che violò l'ordine della Corte Suprema di integrare nelle scuole i neri; il Presidente Eisenhover fu costretto ad inviare la Guardia Nazionale per fare rispettare l'ordinanza.
MINGUS DINASTY (Columbia 1959)
Registrato contemporaneamente ad Ah Hum, con la medesima produzione di Teo Macero, tra i vari componenti la band si nota la presenza del trombettista Don Ellis (quello di quel formidabile “Live at Fillmore ‘70”), i brani sono una sequela di capolavori: Slop, Diane, Gunslinging Bird (dedicata a Charlie Parker), Things Ain't What They Used to Be, Far Wells, Mill Valley, New Now Know How, Mood Indigo, Put Me in That Dungeon, Strollin' aka Nostalgia in Times Square. Il titolo del disco alludeva alle lontane ascendenze orientali di Mingus.
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GLI ANNI ‘60
Negli anni '60 il jazz di CM giunse alla maturità, e si espresse attraverso una produzione discografica di altissima qualità e con una vivace attività live, con l'aiuto dei migliori solisti in circolazione, tra i tanti si fece notare Eric Dolphy, polistrumentista geniale scomparso prematuramente; la sua morte fu per Mingus un colpo durissimo che lo portò in uno stato di prostrazione sino alla fine del decennio, CM si isolò in compagnia degli psicofarmaci, suoi abituali compagni di vita. Tornò negli anni ‘70, ne riparleremo dopo. Nel 1964 conobbe la sua futura seconda moglie Sue Graham Ungaro, il matrimonio fu celebrato da Allen Ginsberg nel 1966.
MINGUS OH YEAH (Atlantic 1962)
Iconico album registrato alla fine del 1961 con la produzione del solito Ertegun, vede tra i solisti la partecipazione di Rashaan Roland Kirk il sassofonista/flautista cieco che sarà fonte di ispirazione per molti sassofonisti inglesi jazz rock come Dick Heckstall Smith e Johnny Almond, poi per Ian Anderson dei prog-rockers Jethro Tull: tipico il suo modo di suonare più strumenti contemporaneamente. Della partita il bassista Doug Watkins, perche CM in questo LP suonò il piano e fu vocalist. I brani furono: Hog Callin' Blues, Devil Woman, Wham Bam Thank You Ma'am, Ecclusiastics, Oh Lord Don't Let Them Drop That Atomic Bomb on Me, Eat That Chicken Passions of a Man; celebre Devil Woman con la rauca voce di Mingus protagonista, un lavoro formidabile, pietra miliare.
MINGUS AT ANTIBES (Atlantic 1960)
Formidabile live album registrato in Francia il 13 luglio di quell'anno. Ripropone i classici più noti del repertorio di CM, in versioni ampliate caratterizzate dalla spettacolare bravura di tutti i musicisti, con delle dinamiche fantastiche e solismi d'eccellenza. Nella band da segnalare la presenza di Eric Dolphy, qui all'alto sax e al clarinetto. Un inciso: Dolphy polistrumentista geniale collaborò a molti lavori di CM e fu soprattutto un sideman, suonò con mostri sacri come Ornette Coleman e John Coltrane, era un musicista con un sound complesso e d'avanguardia, molto avanti per i tempi e spesso il pubblico non lo capiva, morì tragicamente a Berlino Ovest nel 1964; rimasto in Europa dopo il tour con la Mingus Band, fu colto da malore, catalogato come “musicista di colore” e trattato come se fosse in overdose: invece aveva una grave forma di uremia causata da un recente e aggressivo diabete, aveva 36 anni. Un altro morto per il colore della pelle e per i luoghi comuni di una società con i paraocchi.
CHARLIE MINGUS SEXTET with ERIC DOLPHY (Cornell University 1964) (Blue Note 2007)
Un live album registrato alla Cornell University di Ithaca (N.Y.) il 18 marzo del 64, dove, tra i vari brani, venne riproposta Faubus Fables e due classici standard jazz Sophisticated Lady di Duke Ellington e una lunga improvvisazione su Take the A Train di Strayhorn, il sax e il flauto di Eric Dolphy fecero cose meravigliose. Questo lavoro è stato pubblicato dalla Blue Note nel 2007 sotto forma di doppio CD.
THE BLACK SAINT AND THE SINNER LADY
(Impulse 1963)
Un disco particolare, prodotto da Bob Thiele, una specie di concept album diviso in 4 brani e 6 movimenti, originariamente pensato per un balletto, registrato con l'apporto di una vera e propria orchestra con alcuni solisti come il sassofonista Charlie Mariano e il chitarrista classico Jay Berliner. Mingus definì questo lavoro “ethnic folk-dance music”. Registrato con molti overdubbing, è considerato il capolavoro del perfezionismo di CM e uno dei migliori dischi della storia del jazz. Le liner notes del disco furono scritte da Mingus e dal suo psicoterapeuta Dave Pollock. E' tra i “1001 Albums You Must Hear Before You Die” scelti dal critico Robert Dimery.
MINGUS MINGUS MINGUS MINGUS MINGUS (Impulse 1963)
Registrato a N.Y., prodotto da Bob Thiele, fu un lavoro dove CM fu coadiuvato da una grande sezione fiati orchestrata dall'arrrangiatore Bob Hammer, presenti ai sassofoni Booker Errwin e Eric Dolphy. I brani: II B.S., IX Love, Celia, Mood Indigo, Better Get Hit in Your Soul, Hora Decubitus (ripreso molti anni dopo da Elvis Costello). Molti di essi erano rivisitazioni di pezzi già editi in precedenza, una sorta di greatest hits di lusso, con molte modifiche apportate da CM alle sue stesse composizioni, ad esempio Better Git In Your Soul ha un finale diverso dall'originale.
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GLI ANNI ‘70...LA MORTE
Molti critici dopo il periodo d'oro 50/60 considerano la produzione discografica di CM negli anni '70 di qualità inferiore, forse invecchiando i furori giovanili si erano stemperati e il momento di scontro sociale sui diritti civili degli afroamericani andò a scemare e Mingus accompagnato dai suoi problemi personali si diede una lunga pausa dal mondo jazz. Nei primi anni ‘70 tornò sulla scena jazz mondiale con un nuovo progetto, formò un nuovo quintetto con il pianista Don Pullen, il trombettista Jack Walrath e il sassofonista George Adams, alla batteria ovviamente Danny Richmond, con loro incise due album “Changes One” (Atlantic, 75) e “Changes Two” (Atlantic, 74) , il primo registrato nel ‘74 e polemicamente dedicato alla sanguinosa rivolta nel carcere di Attica, avvenuta nel 1971 e costata la vita a 43 persone. Nel brano Devil's Blues le liriche sono del bluesman Clarence “Gatemouth” Brown, gran parte delle composizioni sono da accreditare a George Adams. Il secondo lp ebbe a cuore sempre la questione carceraria e vide un ritorno alla composizione di CM, brani come: Free Cell Block F, 'Tis Nazi U.S.A. e Orange Was the Color of Her Dress, Then Silk Blue ne sono chiaro esempio. Da ricordare anche il live album “Mingus at Carnegie Hall” (Atlantic 1974), con solo due lunghissimi brani: C jam Blues di Ellington e Perdido di Juan Tizol, con CM , il trombettista John Faddis, i sassofonisti Handy, McPherson e Roland Kirk; nel 1978 “Cumbia & Jazz Fusion”, esperimento di fusione con la Cumbia musica popolare latino americana, tipica della Colombia e del Perù, presente nella formazione una nutrita pattuglia di percussionisti sudamericani. Nel 1972 uscì il doppio LP live: “Charlie Mingus and Friends in Concert” (Columbia, ‘72), un potentissimo live album con una grande orchestra con guest star come Lee Konitz, Gerry Mulligan, Gene Ammons, Dizzy Gillespie come vocalist, il flautista James Moody. Eccezionale il risultato, brani come Little Royal Suite, E's Flat, Ah's Flat Too, Mingus Blues, The I of Hurricane Sue risultano veramente trascinanti, con la potente sezione fiati travolgente. Un disco veramente dinamico, consigliato vivamente. Alla metà degli anni ‘70 CM si ammalò di SLA, una malattia che non dà scampo, tentò di tutto, anche le cure di una famosa guaritrice messicana, ma non ci fu nulla da fare. Morì il 5 gennaio 1979 a soli 56 anni a Cuernavaca in Messico, le sue ceneri furono disperse nel fiume Gange in India.
Mingus fu un uomo caratterialmente difficile, soggetto a scoppi di rabbia sia verso i musicisti che lo accompagnavano che nei confronti del pubblico; in una occasione a New York distrusse un basso da 20.000 $ durante una di queste crisi rabbiose. Ma fu anche un uomo che non nascose mai le sue opinioni, anche quelle più scomode e difficili da accettare per la società dei bianchi e per il business discografico. Proprio alla fine della sua vita iniziò una collaborazione con Joni Mitchell: scrisse delle musiche su cui Joni avrebbe scritto i testi, e nonostante la morte di CM, la Mitchell fece comunque uscire il disco e lo titolò semplicemente “Mingus”, un altro piccolo capolavoro che vede tra i protagonisti lo straordinario bassista Jaco Pastorius. La moglie Sue gestisce i tours della Mingus Dinasty, serie di orchestre che riperpetuano nel mondo il Mingus sound. Un grandissimo geniale musicista, sensibile al sociale, e disponibile allo scontro con chi non gli piaceva, un compositore d'eccellenza, inventore del contrabbasso moderno e di innovative modalità per suonarlo.
Ascolta "Mingus" (Joni Mitchell)
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