Globetrotter FIBONACCI
Bella e inusuale proposta quella di un math rock vigoroso e muscolare esclusivamente strumentale suonato da due soli musicisti che rispondono ai nomi di Giovanni Nazzaro alla chitarra e Danilo Peccerella alla batteria. Com’è tipico di questo genere musicale il suono è articolato, geometrico, spigoloso e spezzettato di fraseggi ad angolo acuto che si alternano a schitarrate hard che sfociano, a volte, in uno stoner rock acido e potente inframezzato da assoli a volte taurini, come il titolo del primo brano dal riff Sabbathiano, a volte più elaborati e studiati come in Untore permeato di atmosfere jazzcore quasi swingate.
L’ombra di Robert Fripp fa capolino a tratti come quella dell’Arto Lindsay più rumorista e quella del Fred Frith alla corte di John Zorn e già questi nomi dovrebbero dare una traccia del percorso intrapreso dal duo di Benevento. Sperimentalismo e sperimentazione sono il succo di questi sette brani articolati e complessi che mai nessuno canticchierà sotto la doccia, ostici e particolari, e che dal vivo devono risultare micidiali e adrenalinici così come dev’essere. Tra le cose migliori in questi ottimi venticinque minuti il brano che chiude l’EP King Cococock, quello precedente Boaka, il drumming arioso e jazz-oriented di Peccerella e il titolo Fibonacci stupendamente azzeccato per un sound assolutamente math-ematico. Tra i difetti le (comunque indispensabili) sovraincisioni di chitarra (sì, ma dal vivo?), il brano P_skip inutile riempitivo, due minuti di soli effetti sonori sovraincisi e voci parlanti “fuori campo” e il fatto di chiamarsi seppur con una esse finale in meno come un altro paio di gruppi del panorama musicale italico.
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