Distorsioni Incontra Nero Kane e Samantha Stella
Una performance intensa e emozionante quella di Nero Kane la notte del 23 Febbraio a Firenze, evento organizzato dall’Associazione Culturale La Chute. Il tutto nell’ambito del lungo e acclamato Temples Tour, dove il musicista milanese ha presentato il suo ultimo (splendido) album “Of Knowledge And Revelation” insieme a brani del precedente “Tales Of Faith And Lunacy”. Un concerto di grande impatto emotivo e visivo, il consueto black, Johnny Cash style, di Nero Kane e un bellissimo abito bianco per la compagna Samantha che si è alternata con lui alla voce oltre a rendere glaciale l’atmosfera, altrove desertica, con organo e mellotron su binari talvolta Kraut-Rock.
A fine show, noi di Distorsioni ne abbiamo approfittato per fare due parole con Nero e Samantha, sempre molto gentili, disponibili e professionali. Doti non certamente scontate.
1) I vostri dischi sono qualcosa che va oltre la solita produzione media italiana, specie quella degli ultimi anni. Hanno, per usare un termine abusato, un respiro internazionale. Trovate molta differenza nel suonare in Italia o negli altri paesi europei, notate un’accoglienza diversa?
NK - Per certi aspetti c’è sicuramente una differenza. All’estero, soprattutto suonando in certi contesti, noti una professionalità maggiore e anche un legame col pubblico un po' più intenso ma di base è veramente tutto molto legato al tipo di data e di location in cui ti trovi ad esibirti. Non mi sento di demonizzare il nostro paese e di vedere il bello solo fuori
2) Samantha, sei un'artista nel vero senso del termine, fai la performer, fotografa, film-maker, booking agent, scrivi articoli, oltre che cantare e suonare con Nero Kane. Come riesci a conciliare tutte queste cose?
SS - Da sempre sono abituata a conciliare i progetti e gli impegni grazie a un buon senso organizzativo che si accompagna al mio lato prettamente creativo. Dal 2005, artisticamente parlando, di base porto avanti progetti in tre modalità: la mia attività a firma Samantha Stella, per lo più in ambito di arte visiva e direzione artistica di eventi (iniziata a nome Corpicrudi con Sergio Frazzingaro), la collaborazione con Nero Kane nell’ambito musicale (dove canto e suono organo elettrico/mellotron, oltre che occuparmi della parte visiva), e quella con il coreografo Matteo Levaggi a firma congiunta Matteo Stella Dance Arts, nell’ambito danza- performance-teatro (con cui abbiamo debuttato su palchi importanti, incluso il Teatro alla Scala di Milano l’anno scorso, e a marzo saremo a New York per un nuovo progetto internazionale). A questo affianco la mia rubrica fissa su Artribune dove intervisto musicisti internazionali sul significato di Arte e Musica, e una parte più pratica di ufficio stampa anche per altri musicisti, oltre che organizzazione dei vari tour e delle date con Nero. Sono tante cose soprattutto nella mente da gestire, ma di fatto, ad oggi, è l’unico modo che conosco di condurre la mia esistenza esorcizzando il male del mondo attraverso l’Arte (tutto poi purtroppo rimane su un piano meramente concettuale, perché in pratica ben poco riesce a fare contro la crudeltà dell’Uomo e della Natura).
3) Parlateci un po' del vostro viaggio negli Stati Uniti dove sono uscite immagini e video meravigliosi. Vi sarebbe piaciuto suonare nel deserto?
NK - I viaggi in realtà sono stati due. In entrambi abbiamo unito l’aspetto prettamente turistico a quello lavorativo. Il primo ha visto la riproposizione della performance ‘Hell23’ presentata nel 2016 prima a Milano e poi negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Tale performance è stata anche la prima collaborazione più strettamente musicale tra me e Samantha che ci ha visto condividere per la prima volta lo stesso palco. Il secondo viaggio invece è connesso alla registrazione del mio primo album "Love In A Dying World"’ a firma Nero Kane che si è svolta nel 2017 a Los Angeles col produttore Joe Cardamone, che è stato tra l’altro l’ultimo collaboratore di Mark Lanegan. In entrambi i viaggi siamo stati totalmente rapiti dalla wilderness dei luoghi, molto vicini al nostro gusto estetico oltre che immaginifico, soprattutto dagli spazi immensi del deserto. Il mood e le sonorità dell’album, ma in generale della mia musica, sono profondamente legate a quei paesaggi desolati di frontiera e quindi ci è sembrato naturale approfittare della situazione per raccogliere più materiale foto/video possibile da utilizzare per la successiva promozione del disco. Da qui la nascita dell’omonimo film sperimentale girato da Samantha col mio contributo, che è stato poi presentato in diversi musei e gallerie d’arte qui in Italia in concomitanza con l’uscita dell’album. Suonare nel deserto sarebbe sicuramente suggestivo e pertinente al nostro mondo e non escludo che prima o poi lo faremo.
SS - Le riprese fatte nei nostri viaggi nel deserto perlopiù californiano (che ho condensato nel film sperimentale "Love In A Dying World" che accompagna l’album omonimo di debutto di Nero Kane, e poi ho utilizzato anche nei successivi film insieme a riprese in chiese nel sud della Francia e in Italia), costituiscono una delle maggiori soddisfazioni della mia vita ad oggi. Paesaggi che sin da piccola avevo in mente soprattutto grazie ai film e alle serie televisive (ricordo “La casa nella prateria”, le bamboline illustrate della Holly Hobbie, i film western sui nativi americani - i primi tatuaggi con gli indiani li vidi sulle braccia di mio nonno materno), e che costituiscono una parte delle mie visioni, accanto alle decadenze vittoriano- ottocentesche o al misticismo medievale (elementi che risultano abbastanza evidenti nelle mie opere)...Si, avrei voluto suonare dentro un piccolo teatro costruito nella Death Valley dove ho girato un episodio del mio film.
4) Trovo che, come il nome il “Temples Tour” suggerisce, i templi, le chiese, siano il luogo ideale per apprezzare al meglio la vostra musica. Quanto è difficile suonare in un ambiente simile in Italia e quanto invece all’estero.
SS - In effetti siamo stati fortunati perché siamo già riusciti a suonare in diverse chiese e cattedrali tra Germania e Francia, nazione quest’ultima che ci ha dimostrato grandi apprezzamenti sino a essere menzionati tra i tre migliori live del 2023 dalla testata francese New Noise. Questo tipo di location sono difficili da ottenere ovunque, implicano costi e impegno maggiori da parte degli organizzatori/promoter, poiché prive di attrezzatura tecnica e quindi è più facile che l’utilizzo sia riservato a musicisti più conosciuti che possano garantire una maggiore affluenza di pubblico (pensiamo ad esempio all’ultimo tour degli Swans, perlopiù tra teatri e chiese). Certo è che negli altri paesi europei vi è una maggiore apertura da parte di edifici di culto ancora funzionanti, soprattutto chiese protestanti o anglicane, o sconsacrati, ad accogliere avvenimenti artistici e musicali di svariati generi. È comunque più facile che chiese ed edifici storici siano riservati alla musica classica, soprattutto in chiese cattoliche, come la maggior parte in Italia, poiché altri generi possono essere visti attraverso una sorta di lente “blasfema” (come accaduto all’ultimo tour con concerto di solo organo di Anna Von Hausswolff, che ha incontrato alcune difficoltà da parte di un’ala di integralisti cattolici).
5) “Of Knowledge and Revelation” può essere definito l’ultimo di un'ideale trilogia aperta da “Love In A Dying World” (2018) e proseguita con “Tales Of Faith And Lunacy” (2020)?
NK - Mi è sempre piaciuto vedere questi tre album come tre capitoli di una trilogia che partiva dalla terra, dalla polvere del deserto, e si elevava lentamente verso l’aria, verso lo spirito. Una sorta di catarsi ma che allo stesso tempo coincideva in qualche modo con una catabasi e quindi con una discesa del protagonista nell’oltretomba, verso un pallido purgatorio di anime. Sono sicuramente suggestioni personali ma che secondo me delineano bene il percorso che si dipana nei tre album.
6) Possiamo dire che i vostri album sono in costante ascesa qualitativa, sempre più compatti, lineari e omogenei, avete mai pensato a un concept?
NK - Nella mia visione ogni singolo album è già di per sé inteso e scritto come un concept. Forse la cosa si è intensificata dal secondo lavoro ma di base non riesco a concepire lavori che non siano “totali”.
7) La vostra musica sfugge a molte definizioni, adesso è obbligatorio mettere sempre un’etichetta, 'Dark Folk' sembra indicata, però quel 'folk' fa pensare a Bob Dylan, Leonard Cohen o Johnny Cash, voce e chitarra. Io ci sento molto 'Kraut Rock”' specie nelle tracce a lungo respiro, quando le tastiere dominano la scena. Popol Vuh, Tangerine Dream, Ash Ra Tempel et similia. Poi ci sono le influenze più evidenti, come gli Stooges di “We Will Fall” o The Doors (The End). Le vostre influenze invece?
NK - Le influenze sono tante e disparate. Sicuramente gli Stooges di cui parlavi sono parte fondamentale del mio bagaglio, soprattutto quell’uso ossessivo e reiterato del riff è davvero la matrice della mia scrittura. Allo stesso tempo il songwriting più classico di Johnny Cash e le ballate noir di Nick Cave e Mark Lanegan alimentano fortemente il mio immaginario assieme ad un certo tipo di blues delta/hill country (cito principalmente Robert Johnson, John Lee Hooker, RL Burnside) e di american primitive guitar (Robbie Basho) o di country (Townes Van Zandt su tutti). Poi c’è tutto il filone malato e oscuro fatto di Swans e Nico ma anche l’eleganza di PJ Harvey o l’irruenza di Neil Young e David Eugene Edwards e il sapore antico e medievale di Jozef van Wissem. Questi a grandi linee sono i nomi principali che mi vengono subito in mente e che sento più vicini.
SS - Per quanto riguarda la musica con Nero Kane citerei Nico, Father Murphy, Lingua Ignota / Reverend Kristin Michael Hayter, Swans, PJ Harvey. Io sono molto legata anche ai Joy Division e alla Marcia Funebre di Chopin, musiche che ho usato a colonna sonora della mostra “Sinfonia In Nero” e del relativo spettacolo “Preludio”.
8) Avete qualche nome interessante da segnalare ai nostri lettori? Magari qualche artista che ha suonato con voi.
NK - Colter Wall, Hayden Pedigo, Jonathan Hultén, Darkher, Petra Hermanova e una band italiana, i The Three Blind Mice, che ci tengo a menzionare. Il cantante è anche il grafico che ha curato le copertine dei miei dischi.
SS - Jonathan Hultén, songwriter svedese 'dark folk', e Darkher, songwriter inglese 'dark folk', con cui abbiamo suonato la scorsa estate al festival Ancient Echoes dentro i resti di una cattedrale neo-gotica vicino a Lipsia (dove abbiamo avviato il Temples Tour).
9) Nel vostro immaginario di musica e video avverto la presenza di registi visionari o underground, fate due o tre nomi per dare le coordinate.
NK - Mi associo a quelli citati da Samantha, ma aggiungo Andrej Tarkovskij, Andrzej Żuławski e infine Luchino Visconti, per me sempre imprescindibile.
SS - Béla Tarr, Wim Wenders, Jim Jarmush, David Lynch, Alejandro Jodorowsky.
10) A livello mediatico siete molto apprezzati, come pubblico avete il vostro spazio e ottime risposte sia pure in ambito sotterraneo. Non trovate deprimente quello che ascoltano adesso le nuove generazioni?
NK - Io trovo deprimente tutto quello che mi circonda. Sembra stupido e forse esagerato da dire ma è la verità. Certo non mi sento di criticare le nuove generazioni per quello che ascoltano anche perché non ne avrei davvero le competenze visto che difficilmente mi addentro in certi tipi di ascolti. Sicuramente, se rimaniamo nell’ambito musicale, trovo molto deprimente il mondo discografico in generale, fatto spesso solo di numeri, immagine e di poca sostanza, quello italiano in particolare.
SS - Non trovo deprimente gli ascolti, per quanto diversi e lontani dalla mia visione del mondo, ma il modo in cui gli ascolti sono indotti dalla manipolazione mediatica e le metodologie di mercato che governano la mercificazione dell’Arte. Vero è che i prodotti di massa hanno avuto raramente presa su di me.
11) Ritornando indietro, le vostre performance sono in location sempre particolari, ne avete una dove vi piacerebbe suonare? Un sogno proibito.
NK - Non ho particolari desideri sotto questo punto di vista. Indubbiamente questa musica si addice a location più suggestive come teatri o chiese piuttosto che ai classici club. Di conseguenza spero di poter suonare in luoghi sempre più belli, magari potendo muovermi anche con una formazione allargata. L’unico vero desiderio per me davvero importante rimane quello di poter essere creativo e di andare avanti migliorandomi costantemente e portando il più in là possibile le mie visioni e la mia musica, disco dopo disco, concerto dopo concerto. Sarebbe davvero il miglior modo per andare avanti in un mondo che sento sempre più alieno e distante.
SS - In Italia non mi dispiacerebbe un concerto dentro l’Abbazia di San Galgano vicino a Siena. Ma è un’emozione che diciamo conosco già, avendo suonato in alcune chiese molto belle (e altre ci aspettano in Inghilterra a fine aprile). Mi piacerebbe fare un tour in Europa solo in teatri antichi, possibilmente d’Opera (il teatro è da sempre il luogo che prediligo). Ma non lo vedo come un sogno “proibito”. In verità non ho un sogno in tal senso.
12) Concludendo. Visto che i precedenti tre album sono usciti a due anni di distanza l’uno dall’altro il 2024 sarà anche l’anno del nuovo disco?
NK - Ho già scritto molto materiale nuovo che sto via via selezionando. È un processo difficile perché col tempo sono diventato molto più esigente e meticoloso. Anche perché vorrei cercare di non ripetermi pur mantenendo le coordinate che mi caratterizzano. Diciamo che qualcosa si sta delineando in maniera chiara e mi piacerebbe ritornare in studio a breve, possibilmente quest’estate, ma ovviamente la precedenza è sempre data alla qualità dei brani e del lavoro che riuscirò a fare in questi mesi. Non ho fretta ma allo stesso tempo non voglio che il nuovo materiale decanti troppo col rischio poi di risultarmi distante.
SS - Grazie Ricky per essere venuto alla nostra data fiorentina del Temples Tour, per il supporto che ci hai sempre dimostrato dal primo album, e per questo approfondimento. Sempre parlando del 2024, ricordo che a fine aprile saremo in Regno Unito per una settimana di concerti in luoghi molto belli, incluse due chiese a Todmorden e Bristol, mentre a maggio siamo stati invitati al Sonic Rites Festival a Helsinki, la nostra prima volta in Finlandia.
Setlist 23/2/2024 live al Progresso Firenze (Temples Tour):
01 Lady of Sorrow (da Of Knowledge and Revelation, 2022)
02 Burn the Faith (da Of Knowledge and Revelation, 2022)
03 Mary of Silence (da Tales of Faith and Lunacy, 2020)
04 The Vale of Rest (da Of Knowledge and Revelation, 2022)
05 Angelene's Desert (da Tales of Faith and Lunacy, 2020)
06 The Pale Kingdom (da Of Knowledge and Revelation, 2022)
07 The End, the Beginning, the Eternal (da Of Knowledge and Revelation, 2022)
08 Sola Gratia (da Of Knowledge and Revelation, 2022)
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