Paul Simon STRANGER TO STRANGER
[Uscita: 03/06/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Paul Simon a Ottobre compie 75 anni, difficile pensare che possa regalare a se stesso ai suoi fedeli ascoltatori dopo oltre mezzo secolo di entusiasmanti avventure musicali ancora qualcosa di clamoroso. Dal primo disco in coppia con Garfunkel, "Wednesday morning, 3 am" (1964) passando per l'esordio in solitario, "The Paul Simon Songbook" (1965) fino a quest'ultimo "Stranger to stranger" la sua è stata una carriera costellata di successi e continue affermazioni, più in coppia col fido Art che nelle prove solistiche, pur essendo quest'ultime qualitativamente più ricche. In 51 anni Paul Simon ha inciso soltanto 13 album a suo nome, con pause di 5-6 anni, in particolare nel nuovo millennio ha sfornato appena quattro dischi.
Una dimostrazione non solo di verve creativa in esaurimento ma anche di onestà professionale, meglio tacere che tirar fuori a forza album che nessuno ascolterebbe. Una frecciatina doverosa per un'altro settantenne come Neil Young, un autentico specialista in queste cose. Parlavamo di inaridimento creativo ma all'ascolto di questo "Stranger to stranger" diremmo che il vecchio leone ha tirato fuori gli artigli. Probabilmente sarà l'ultimo grande disco di una carriera a suo modo strepitosa. Possiamo azzardare a definirlo il suo miglior lavoro dai tempi di "Graceland" (1986), universalmente ritenuto il suo apice creativo. Da quel disco magico sono passati esattamente 30 anni ma il vecchio Paul non si è dimenticato di come si scrivono grandi canzoni.
L'apertura di The werewolf è ingannevole visto che ha sonorità che si rifanno proprio a "Graceland" e a "The rhythmn of the saint" di quattro anni dopo. Il resto dell'album solo in parte recupera quel sound africano e ci presenta la sua l'inconfondibile voce, magica e inossidabile alla prese con delicate e morbide ballate, superbamente arrangiate. Molte di queste sono davvero da brividi ed è davvero incredibile come quest'uomo sappia sorprenderci ancora molti anni dopo gli esordi con Garfunkel. E allora iniziamo dalla fine, con una canzone come Insomniac's lullaby che potrebbe tranquillamente figurare sul suo primo disco del 1965.
Nulla di quella purezza è andata perduta, la stessa sensazione che ci regalano altre perle come Stranger to stranger, Proof of love e The riverbank, un terzetto di canzoni che sono gli highlights dell'intero lavoro. Sul versante più tribale e africaneggiante doverose menzioni per Street angel, Wristband e l'allegra Cool Papa Bella colorare un album non esattamente gioioso. Ha partecipato al disco il solito esercito di musicisti, alcuni davvero prestigiosi come Jack DeJohnette e Mark Stewart. Lo stesso Simon comunque l'ha fatta da padrone, suonando una infinità di strumenti, ulteriore dimostrazione di un talento smisurato. Il disco è incredibilmente balzato in testa alle classifiche inglesi nella sua prima settimana d'uscita facendo di Paul Simon il più vecchio solista a essere al numero uno. Un grande artista del quale non ci stancheremo mai di tessere le lodi e che non finisce mai di sorprenderci . Che ci venga preservato ancora per molto.
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