William Patrick Corgan OGILALA
[Uscita: 13/10/2017]
Stati Uniti
Comunque lo si voglia giudicare, Billy Corgan, che per questa sua seconda uscita da solista si fa chiamare William Patrick, non è di quei musicisti che lascia indifferenti, anzi è sempre stato bravissimo ad attirare su di sé grandi e opposte passioni. Inoltre le sue varie proposte hanno assunto volta a volta aspetti diversi e cangianti, correndo il rischio di disorientare l'ascoltatore a ogni suo nuovo lavoro, che si tratti degli Smashing Pumpkins, degli Zwan o dei suoi dischi da solista. Per questa sua nuova apparizione Corgan ha quindi scelto come produttore Rick Rubin, nella speranza di riuscire nell'intento di riconquistare il suo vecchio pubblico, visto che, come lui stesso ha dichiarato a Spin, «Ho sbagliato in tutti i dischi che ho fatto dopo “Mellon Collie...”», e se consideriamo che quel disco è uscito ben 22 anni fa, il buon William Patrick ha diversi sbagli da farsi perdonare. E quindi prova a ridisegnarsi alle soglie del mezzo di secolo di vita un inizio di carriera tutto nuovo all'insegna di un essenziale cantautorato.
E si inizia subito con le note del piano di Zowie, poco più di due minuti dedicati a David Bowie, su cui si esercita la voce mobile di Corgan, che inevitabilmente sarà la vera protagonista di “Ogilala”. E la voce diventa dunque l'elemento decisivo nel giudicare un album come questo, basato su arrangiamenti misurati ed essenziali, anche se qui e là si nota un preponderante uso del mellotron e di sviolinate, con protagonisti il piano e la chitarra e in assenza di batteria e basso. E su questo hanno evidentemente puntato Corgan e Rubin, ma il punto è che il cantante dei Pumpkins non è certo Johnny Cash, qui la voce non evoca granché, anzi a volte quel suo tono acidulo e leggermente stridulo può pure risultare fastidioso, e in ogni caso l'espressività e l'emozione paiono sostanzialmente assenti. Ogni singola sillaba, in un disco così, deve essere portatrice di forti emozioni, dietro di essa devi leggerci un mondo, evocare una vita intera fatta di sofferenza, malinconia, gioia, noia, amore, odio, insomma dei molteplici sentimenti umani. Invece di questo c'è veramente poco, così Ogilala è sì abbastanza gradevole, e pur non essendo un disco brutto, rischia di essere un disco fondamentalmente inutile, il che forse è anche peggio.
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