The Monkees GOOD TIMES!
[Uscita: 27/05/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
E' facile immaginare che dietro la scelta dei tre membri superstiti dei Monkees, la boy-band per antonomasia del pop americano di celebrare l'anniversario dei 50 anni dal debutto ci siano motivazioni essenzialmente ... alimentari. L'operazione può ricordare quella che giusto pochi anni fa, ha visto dei Beach Boys, ormai settantenni, tornare in pista per un disco nuovo di zecca e per un intenso tour mondiale. Al di là delle ragionevoli perplessità che questo tipo di reunion suscitano, va detto però che, preso in se', questo "Good Times!", per quanto non autorizzi a gridare al miracolo, non è affatto da disprezzare. Lasciando però da parte la loro storia passata, che verrà ampiamente trattata in un profilo sulla formazione che Distorsioni pubblicherà a breve, il presente dei Monkees vede un nuovo album che gioca con la nostalgia anni '60 pur aprendosi a collaborazioni con artisti decisamente più giovani di loro.
La produzione è così affidata prevalentemente a Adam Schlesinger, già mente dei Fountain Of Waynes e che mette lo zampino, come autore, in ben tre brani. Come nei vecchi dischi del gruppo, anche il nuovo album poggia ampiamente su canzoni scritte da autori esterni, cercando di ricorrere, laddove possibile, alle stesse firme di cinquant'anni fa, con gli stessi membri della band che contribuiscono in maniera piuttosto marginale. In scaletta troviamo quindi due brani offerti dal mitico Neil Diamond, tra cui la quasi-inedita Love To Love (era già su “Missing Liks Vol. 3”, una vecchia raccolta di brani esclusi dagli album ufficiali) che, recuperando una vecchia traccia vocale di Davy Jones, rappresenta l'estremo e un po’ funereo saluto del cantante, scomparso nel 2012, ai propri fans. Dal repertorio di Harry Nillson, venuto a mancare pure lui, ma ormai da oltre vent'anni, viene riproposta invece l'odierna title track Good Times! risalente al 1971 e che in questa versione non fa niente per non somigliare alla classica Last Train To Clarksville. E se oggi è arduo ottenere un nuovo brano da Carol King e Jerry Goffin, cosa c'è di meglio di riproporre la loro I Wasn't Born To Follow, che in mano ai Byrds fece (più) scintille su "Notorious Byrd Brothers"?
Gli impasti vocali dei tre ormai ex-ragazzi colpiscono ancora nel 2016 per freschezza e solidità, insinuando il dubbio che i Monkees non abbiano perso il vizio di ricorrere a cantanti-ombra come in passato. Chissà. Il gioco funziona bene anche con le canzoni che, come dicevamo, provengono da autori meno attempati e che donano nuova linfa alla band. Un bel contributo è dato da Rivers Cuomo, leader dei Weezer, che scrive appositamente l'estiva She Makes Me Laugh, il primo estratto dall’album, oltre a rimettere le mani su Whatever's Right, un vecchio brano, ripescato chissà dove, dell’accoppiata Boyce/Hart, un tempo artefice principale delle canzoni dei Monkees. A Ben Gibbard dei Death Cab For Cutie dobbiamo poi la ballata nostalgica Me and Magdalena, mentre altre belle sorprese vengono da Birth Of An Accidental Hipster, scritta da Paul Weller con Noel Gallagher (e che, se possibile, sposta un pezzo di impronta decisamente Oasis verso l’universo dei Beatles) e soprattutto da You Bring The Summer, scritta dal redivivo Andy Partridge. L’ex-XTC ha talmente ridotto, negli ultimi anni, la propria produzione, che una sua nuova canzone rappresenta un evento in se'. Il brano benché ricordi alcune cose della sua vecchia e rimpianta band (Dear Madam Barnun?) è gradevolissimo e risponde perfettamente all'eventuale curiosità di sapere cosa accadrebbe in caso di collisione tra XTC e Monkees.
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