Wolf Parade EP 4
[Uscita: 17/05/2016]
Canada #consigliatodadistorsioni
Tra i gruppi indie-rock degli anni ’00, il destino dei canadesi Wolf Parade è tra più affascinanti. L’avventura iniziata nel 2003 sembrava essersi esaurita dopo la pubblicazione di “Expo 86” nel 2010 e la successiva comunicazione di iato indefinito. Invece, 6 anni dopo i 4 di Vancouver si ripresentano con una ristampa dei primi EP d’esordio e una manciata di show in Usa e Europa. In più le quattro nuove canzoni di "EP 4".
Un pò di storia
Fin dal primo “Apologies to the Queen Mary” (2005) Wolf Parade si imposero con un talento per il pop fuori dal comune, 12 canzoni che si dividevano equamente i due cantanti Dan Boeckner e Spencer Krug. Il primo proveniente dagli Atlas Strategic affidava al cantato ruvido ed emozionale le melodie efficaci e i potenziali sing-along (Modern World, This Heart’s On Fire, Shine a Light, Same Ghost Everynight); il secondo, che aveva militato in formazioni come Fifths of Seven, Swan Lake, Frog Eyes, portava delle potenti ballate marziali e sventagliate art-rock (I’ll Believe in Anything, You Are a Runner and I Am My Father’s Son, Dear Sons and Daughters of Hungry Ghosts, Fancy Claps, Grounds For Divorce). Apologies (foto a destra) è uno dei grandi dischi seminali dell’epopea indie. Seguì nel 2008 il visionario prog-pop di “At Mount Zoomer” (foto a sinistra), dove l’indie-rock lasciava il passo ad una costruzione più matura; perle come California Dreamer, Fine Young Cannibals, An Animal In Your Care, Language City abbracciano una dimensione superiore del pop molto più di quanto facessero gruppi coevi come Strokes, Franz Ferdinand o Arcade Fire. "Expo 86" riportò la band a terra e nonostante qualche numero buono non convinse, reo un sound melenso. Quindi la formazione andò allo sbando e ognuno si lasciò prendere dai propri progetti personali: Spencer Krug intanto aveva fondato i Sunset Rubdown e continuò con Moonface, progetto solista; Dan Boeckner si dedicò agli Handsome Furs, progetto synth-punk nato con la compagna Alexei Perry e poi allo scioglimento di questi ha proseguito recentemente con Operators e Divine Fits. Quest’inverno, la band ha fatto sapere tramite la sua pagina Facebook che avrebbe ripreso l’attività e che stava lavorando su del materiale nuovo.
EP 4
Questo nuovo breve lavoro arriva a poco più di 10 anni dall’uscita di Apologies to the Queen Mary e con sole 4 canzoni mette in chiaro che quasi nulla è cambiato in questo lungo lasso di tempo. 13 minuti sono sufficienti per far capire cos’è che rende grandi i Wolf Parade: il dance-punk approcciato come forma d’arte, come elevazione spirituale. Così si vola sulle ali post-pop di Automatic mentre i synth di Krug portano lontano e la voce di Boeckner guida in un crescendo di trame chitarristiche e tastieristiche. Mr Startup fa pace con le tastiere appiccicose di Expo 86 e le riporta ai tempi di Disco Sheets. C’est la Vie Way esorcizza la malinconia con la velocità e l’elettricità, mentre Boeckner si libera dei fantasmi del passato (“I’m not in love with the modern world”, cantava) in The Floating World. Urgenza, consapevolezza e maturità artistiche. Quelli che sembravano due modi paralleli di scrivere canzoni hanno trovato oggi un respiro unico, con le divergenze per lo più appianate. Wolf Parade hanno voluto ribadire che hanno ancora molto da dire. Aspettiamo ansiosi un quarto LP e un nuovo capitolo per la band.
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