Comaneci UH!
[Uscita: 12/09/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Nadia Comaneci è stata una delle migliori, famose ed apprezzate atlete della storia delle Olimpiadi, diventando ben presto anche la più nota sportiva rumena perché a soli 14 anni divenne una star. Di lei la splendida chanteuse Francesca Amati ha ripreso il nome oltre la grazia e leggerezza ben riflessa nelle sue sognanti composizioni. La solita nota trafila comune a molte bands nostrane, un paio di autoproduzioni sotto forma di eps e poi il sospirato debutto adulto, già sorprendentemente maturo con "Volcano" (2007) uscito per i tipi romani della Disasters By Choice. Un altro ep a seguire, "Girl was sent to grandma's in 1914" anticipava di pochi mesi il secondo album, "You a lie" (2009) che confermava quanto di buono fatto in precedenza senza mutare in maniera traumatica il soffice suono dei Comaneci. Su tutto si ergeva la voce di Francesca, qualcosa a metà fra Hope Sandoval, lead singer degli Opal, Cat Power, e la nostra Laura Loriga, meravigliosa voce dei Mimes of Wine. E pure echi di leggiadre folksingers di terra d'Albione, di tutti quei vinili dei settanta che adesso i collezionisti si aggiudicano a prezzi folli alle aste in rete.
Lunga è stata l'attesa che ha portato a questo terzo album al solito con titolo minimalista, "Uh" e che si presenta con una copertina al solito molto curata opera stavolta di Allyson Mellberg e Jeremy Seth Taylor. Dimenticavo di dirvi che il disco esce per l'interessantissima label Madcap Collective (Beatrice Antolini, Pentolino, Father Murphy) e che l'attuale formazione comprende anche il chitarrista Glauco Salvo che praticamente fa di Comaneci un duo, sia pure con folte collaborazioni esterne. L'iniziale Grasshopper non sposta di una virgola il suono da sempre noto dei ravennati, con la magica voce di Francesca, in pratica un sussurro dolcissimo che ti colpisce ed ammalia. Fanno tenerezza anche le brevi I saw, questa con la brava Vittoria Burattini dietro i tamburi, e Let them burn che assomigliano più a due acquerelli che a semplici canzoni. The fall cambia un po' gli umori del disco, con splendide fiammate elettriche ad invadere territori molto Pj Harvey, gran pezzo e tra le cose migliori di "Uh". We came when the frog started talking, un titolo irresistibile, ha tutti i sapori e profumi della ballata folk, song acustica purissima, con il banjo di Salvo in grande spolvero.
La breve Democracy introduce The easiest way, bella ballata pianistica, brava anche qui Francesca, e siamo dalle parti di certe cose dei Mimes of Wine. Green lizard è tra le vette del disco, voce al solito superba, magari non Lisa Gerrard ma nemmeno troppo lontana, le scariche dell'elettrica di Glauco aumentano il pathos del brano, con un finale incantato e tenebroso. Un Bravo a tutti e due. Flesh ha i sapori dei due dischi precedenti mentre la conclusiva e quasi lunare As a spider, belli qui i controcanti, è degna conclusione di un lavoro impeccabile, dalla produzione ai suoni. Un altro disco di livello medio-alto che conferma, per quanto mi riguarda, il 2012 come un anno davvero positivo per la nostra scena indie sempre però considerando l'enorme mole di materiale che ci viene proposto giornalmente, favorito dalla facile e veloce diffusione in rete. I Comaneci, ormai al terzo lavoro, non sono più una meteora da un disco e via ma un nome su cui puntare decisamente per il futuro.
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