IIVII COLONY

Stati Uniti    #consigliatodadistorsioni     

Direttamente dagli spazi interstellari, giunge il primo progetto solista del prode esploratore cosmico Josh Graham (Neurosis, A Storm Of Light, Red Sparrowes, Battle Of Mice). Non poteva essere che un salto nel vuoto siderale dell’ambient più cupo e inquietante. In questo progetto, IIVII, il nostro recupera sonorità care a sperimentatori di lungo corso: La Monte Young, Terry Riley, Gavin Bryars, Charlemagne Palestine. In questo “Colony”, regna la quiete iperuranica che incuba la tempesta stellare.

Lunghe suites dilatate e in liquida dissolvenza, atmosfere di pura matrice spaziale, come l’iniziale e superba Signals From Home, con l’incedere di toni da incubo astrale, una vasta distesa sonora di oltre undici minuti, calata nella nebbia sensoriale dell’ambient più oscuro. 

Un suono obliquo, punteggiato da intarsi tastieristici di notevole bellezza, caratterizza la fulgida sostanza di Colliding Horizons. Di ascendenza eminentemente “horror-space” sono i due frammenti asteroidali di Transmission Illumine, I-II, con l’intervento delle note cristalline del piano a travisare la nerezza del suono con sprazzi di finta luce. Black Galaxy rinvia a modelli di chiaro stampo kraut-kosmische di teutonica influenza (Tangerine Dream docent).

Paradigma assoluto dell’album può essere considerata, concettualmente, la traccia On The Shores Of Markarian 335, buco nero trenta volte più grande del sole, a 324 milioni di anni luce, nella costellazione di Pegaso, un’enorme bocca cosmica che divora tutto ciò che incontra nel suo incedere spaziale: la musica che Josh vi ha accostato, ottiene, mutatis mutandis, lo stesso effetto su di un piano sonoro.

A suggellare il viaggio interstellare di Josh Graham (nella foto a destra), la superba cavalcata celeste di Shaping Itself From Dust, melodia lustrale a uso esclusivo di marziani in transito su questo tappeto di note.