Family Progressive asciutto, emozionale ed innovatore
Il rock 'operaio' dei Family: The Story
The Family, il loro un rock formidabile, ad alta tensione emotiva e tecnicamente ineccepibile, uno dei momenti più alti del prog rock britannico anni 70. Una band ingiustamente obliata dal tempo, contrariamente ad altri gruppi rimasti nell’immaginario collettivo di quell’epoca e anche della nostra, magari solo per la spettacolarizzazione teatrale dei loro show, con l’ausilio di travestimenti vari o di gigantesche scenografie di cartapesta un po’ kitsch. Family fu invece il rock all’osso, poca scena e molta sostanza, un live act incendiario trascinato dalle immense capacità on stage di tutti i componenti la band e dalla loro musica, illuminante esempio di creatività spinta al limite e di sapiente blend di vari generi: blues, soul, jazz, folk e rock n’ roll, reinventati per l’occasione in salsa prog, con le dovute raffinatezze tecniche tipiche di quella scuola, ma anche con furibonda vitalità ed enorme energia da 'rock operaio', che furono le loro più importanti peculiarità. Originari della cittadina di Leicester, nei primissimi anni 60 militarono in varie garage band, The Roaring Sixties e The Farinas, loro erano: Jim King, John “Charlie” Whitney, Tim Kirchin e Harry Ovenall, presto Kirchin fu rimpiazzato da Rich Grech e poi si unì loro Roger “Chappo” Chapman, colui che con la sua voce caratterizzerà in maniera indelebile il loro sound, i suoi idoli giovanili: Little Richard e Ray Charles. Curiosamente, il loro nome venne fuori da un’ idea del produttore americano Kim Fowley, che dopo averli visti on stage (ancora come The Farinas), dove indossavano dei classici doppiopetto eleganti che davano loro un aspetto vagamente mafioso, gli suggerì di farsi chiamare The Family. Suggerimento raccolto e dopo il solito trasferimento dalla provincia a Londra, i nostri divennero protagonisti sui palchi del Marquee, dell’Hundred Club e del Sybilla’s (dove ebbero come pubblico il gotha del neonato rock inglese anni 60, da George Harrison a John Lennon, da Graham Nash sino a Brian Jones); era l’alba dell’epoca aurea della Swinging London con Mary Quant e le sue minigonne, le Mini Cooper con l’Union Jack sul tettuccio, i Mods e le loro Lambrette super cromate, Carnaby Street, l’LSD , la rivoluzione sessuale, profumo di incenso e di patchouli e una moltitudine di giovani musicisti alla ricerca del loro posto al sole nella storia della musica rock.
Le grandi ed epiche opere in studio: Music In A Doll’s House, Family Entertainment - Il primo tour in USA
Con l’aiuto di Mim Scala e di Jimmy Miller, arrivarono al professionismo con il management di John Gilbert e al loro primo 45 gg: Scene Through The Eye of a Lens/Gypsy Woman con la produzione di Miller per la Liberty Records, fortemente influenzato dalla psichedelia, con il sound di un violino phono (tipico degli street buskers) protagonista, per l’occasione suonato da Rich Grech; subito dopo l’uscita del 45 gg., Ovenall lasciò il gruppo e fu sostituito dal batterista Rob Townsend, così la line-up storica dei Family fu finalmente definita. Firmarono un contratto con la Reprise e registrarono il loro primo lp: “Music In A Doll’s House”, originariamente destinato alla produzione di Jimmy Miller, che però impegnato con gli Stones e il loro Beggar’s Banquet rinunciò, lasciando a Dave Mason dei Traffic quel compito, sound engineers George Chkiantz e Eddie Kramer. Il disco fu un esordio al fulmicotone, influenzato dalla psichedelia e dall’acid rock d’oltreoceano, tutti i brani furono composti dalla band, tranne Never Like This di Dave Mason, song brevi e variegate, un melting pot di generi musicali originale e unico, con i sassofoni di King e le chitarre di Whitney sugli scudi, la sezione ritmica jazzata e il violino di Grech a donare colori folk/psichedelici al mood Family.
Ma sopra tutto la voce di Chapman, uno che aveva (ed ha tuttora) doti naturali superiori, una estensione melodica superba e un vibrato naturale unico, una voce capace di soavi dolcezze e rabbiose e rauche impennate, una sorta di “strumento umano” di riferimento, su cui vennero costruiti i brillanti arrangiamenti delle loro songs. Correva l’anno di grazia 1968 e i Family ebbero l’occasione di esibirsi sul prestigioso palco della Royal Albert Hall, con Tim Hardin, Soft Machine, Pink Floyd, The Move e The Nice; il concerto fu un successone e diede loro una notevole popolarità nazionale, la stampa di settore li prese in considerazione, il loro stile di vita ispirò gli scrittori Jenny Fabian e Johnny Byrne, che per un periodo vissero con loro a Chelsea, ne uscì “Groupie”, affresco narrativo e cronaca di quegli anni creativi e liberi. Il loro primo lavoro a 33 gg., sostenuto dalla BBC Radio 1 di John Peel arrivò al numero 35 della Lp UK Chart; nel 1969 uscì il follow up: “Family Entertainment” (Reprise), il lavoro della maturità che diede il via all’evoluzione prog, registrato con l’aiuto del pianista Nicky Hopkins, la produzione di Glyn Johns e John Gilbert, nei suoi solchi alcune songs storiche: The Weaver’s Answer, micidiale crack di un invasato Roger Chapman preso a farsi spazio a colpi d’ugola tra i vari strumenti, Summer 67 di Whitney profumata di marijuana, l’aggressiva Hang Up Down, From Past Archive, la semiacustica Observations From A Hill, corale e folk, Dim con il piano di Hopkins in evidenza e il suo mood old jazz, Face In The Cloud, loro cavallo di battaglia dal vivo qui con il sitar solista e mistiche visioni d’oriente e la bellissima ballad pianistica Emotions come brano a chiusura del disco, un vero masterpiece.
Sempre più difficile definire la loro musica, qui meno influenzata dall’acid rock americano e marcata dall’utilizzo di una molteplicità di strumenti, il contributo al piano di Hopkins li rese ancora più unici e particolari, il loro successo arrivò negli USA e i loro concerti divennero un classico dei rock festival europei, il disco arrivò al n.6 delle charts. Poco dopo, Ric Grech lasciò la band per unirsi al supergruppo Blind Faith con Clapton, Winwood e Baker, fu rimpiazzato al basso e al violino da John Weider, ex Eric Burdon New Animals. Dopo le buone vendite discografiche americane, il loro primo tour USA con Ten Years After e Nice fu però un parziale fallimento, non ci fu feeling tra Chapman e Bill Graham, manager del Fillmore e boss della scena rock americana anni 60/70; durante un concerto nell’aprile 69, Chappo gli tirò addosso l’asta del microfono e questo gesto portò altre tensioni, la qualità delle performance di Chapman non furono all’altezza e alla fine rimase senza voce. Privati del loro fantastico frontmen, i Family erano in difficoltà e il pubblico americano non diede i riscontri sperati al loro tour. Tornati in Uk, parteciparono al concerto dei Rolling Stones in Hyde Park, quello in memoria di Brian Jones, con loro Alexis Korner New Church, Battered Ornaments, King Crimson e altri artisti, poi parteciparono alla prima edizione del Festival di Wight: in questo periodo il sassofonista Jim King lasciò la band e fu sostituito dal multi strumentista John “Poli” Palmer, proveniente dalla folk band Eclection.
... annegando nel vino: A Song for me - Anyway ...
Giunse l’ora del terzo album: “A Song For Me”, registrato all’Olympic Studios di Londra e uscito sul mercato nel gennaio 1970, la produzione fu della stessa band; il sound si fece più hard, la chitarra solista si fece spazio e il largo utilizzo del vibrafono di Palmer donò sonorità jazzate inusitate, l’lp iniziava con Drowned In Wine, feroce brano di apertura con un Chapman da leggenda, poi la ballad Some Poor Soul, intimista e affabulatrice, Wheels e Let It Rock quasi rock blues e la lunga A Song For Me, con il suo crescendo parossistico e il growling di Chapman a suggellarne il finale, gran disco e quarto posto nelle UK charts. Suonarono poi al Kralingen Pop Festival a Rotterdam, headliners con i Canned Heat, Pink Floyd e Santana e ancora a Wight seconda edizione, fecero anche un tour in Italia, a Roma (dove avevano già suonato nel 68 al Piper), al Teatro Brancaccio e a Milano, dove suonarono nell’oggi demolito Palalido, prezzo medio del biglietto 2000 lire, autoriduzione e grande entusiasmo del pubblico. Alla fine del concerto, dopo una lunghissima ed esaltante versione di A Song For Me, uno stravolto Chapman salutò l’audience a pugno chiuso, sventolando un drappo rosso, resta il dubbio se fu un reale afflato rivoluzionario o un adattarsi al trend politicizzato di quegli anni in Italia. Fu il momento di “Anyway”, disco per metà live, registrato alla Fayrfield Hall di Croydon e all’Olympic Studios, in origine doveva essere un doppio album, ma venne poi drasticamente ridimensionato, rimase una live side mozzafiato tutta di brani inediti, con Good News Bad News, Willow Tree, Holding The Compass e Strange Band, veramente travolgente; nella parte in studio Part Of The Load e la splendida strumentale Normans, un vinile bellissimo che confermò l’elevato livello qualitativo della loro produzione, arrivò al settimo posto della UK lp charts. In seguito John Weider se ne andò fondando gli Stud (hard rock band, interessante l’lp “Live At The Command Studio”s), venne rimpiazzato da John Wetton proveniente dai Mogul Trash e futuro King Crimson, anche lui bassista ma anche valido vocalist, che in quel momento rifiutò l’offerta di Fripp di suonare con il Re Cremisi preferendogli i Family.
Vecchie e nuove canzoni - Senza paura
Nel 1970 la Reprise mise sul mercato la compilation: “Old Song New Songs” e nel 71 il quinto lp, “Fearless”, prodotto dalla band e con il ritorno di George Chkiantz dietro la consolle, ancora con un sound molto riuscito, più rilassato e più rifinito. Poli Palmer con i suoi sax, flauto, tastiere e vibrafono fu protagonista, Sat’d’y Barfly, la splendida Spanish Tide, Blind e Burning Bridges, alcuni dei titoli, Fearless giunse al 177° posto di Billboard negli USA¸ di questo periodo la performance dei Family al Glastonbury Fair Pop Festival 71, fissata dalle immagini dell’omonimo film: Roger Chapman sembra in trance, canta con una dedizione assoluta, la sua voce sa di carta vetrata, gin e di sigarette biascicate, quasi sembra solo sul palco pur esibendosi davanti ad un pubblico di migliaia di persone, la band ci diede dentro alla grande, fu un momento leggendario. Nel 1972 uscì “Bandstand” (Reprise), se possibile alcuni critici lo considerano il miglior lavoro dei Family (noi optiamo per i primi due album e Anyway…): a testimoniare l’inesauribile vena creativa dei componenti la band, conteneva, tra le altre, le songs Burlesque e My Friend The Sun, precedentemente uscite come 45 gg., poi Bolero Baby, Coronation, Glove e Top Of The Hill, un mix di hard rock, jazz e ballate acustiche che ancora oggi fa venire i brividi a chi lo ascolta. Dopo Bandstand, Wetton cambiò idea e andò a suonare con i King Crimson, al suo posto Jim Cregan (ex Blossom Toes e Julie Driscoll Band), con questa line-up i Family partirono per un tour americano con Elton John, tornati dagli USA un altro cambio, via Palmer e dentro Tony Ashton, tastierista ex Remo Four e Ashton, Gardner & Dyke, molto influenzato dal rock n’ roll più tradizionale. Giunse il momento del loro ultimo lavoro: “It’s Only A Movie" per la nuova label Raft Records, certamente fu il loro lp minore, ma al contrario di altre band che persa la giusta ispirazione, alla fine per onorare i loro impegni con le case discografiche diedero alle stampe delle porcherie micidiali, nel caso dei Family anche questo disco risultò più che dignitoso, più influenzato dal rock e dal soul e meno progressive nel senso di meno sperimentale, meno raffinato ma solidamente saldato alla tradizione della buona musica. Il loro ultimo tour si concluse con il concerto al Leicester Polytechnic del 13 ottobre 1973, l’ultima data live dei Family, un vero e proprio back home, la loro meravigliosa avventura si concluse da dove era partita sette anni prima.
Roger Chapman ed il Post Family
Ma la loro partita con la musica rock non era affatto chiusa, Roger Chapman con Whitney, il chitarrista Bob Tench, il pianista Max Middleton e il batterista Nico McBrain (poi con gli Iron Maiden) mise in piedi i Chapman/Whitney Streetwalkers (poi solo Streetwalkers), ottima band con sei album all’attivo, che ebbe un notevole seguito in UK ma non sfondò mai a livello internazionale, collaborò con Mike Batt al suo Tarot Suite e poi con Mike Oldfield, incise alcuni album solo e agli inizi degli anni 80 fondò i Roger Chapman & The Shortlist, formidabile band soul/blues oriented con base in Germania e con all’attivo una copiosa discografia. Tim Hinkley, Clem Clempson, Mike Grabham alcuni dei solisti che hanno collaborato con gli Shortlist nel corso degli anni, con questo gruppo abbiamo avuto l’occasione di vederlo dal vivo più volte, l’ultima nel 2009 in Svizzera al Magic Blues Festival di Vallemaggia, concerto da sballo purtroppo interrotto da un violento temporale. La voce di Chapman è sempre fonte di grandi emozioni; John Wetton suonò con i King Crimson e poi con gli Asia, Rich Grech, alcoolista ed eroinomane, è scomparso nel 1990, Tony Ashton (che poi militò con i Chicken Shack) lo stesso, nel 2001 a soli 55 anni, Rob Townsend ha suonato con i Medicine Head e poi ha raccolto grandi successi negli anni 80 e 90 con la Blues Band, con Dave Kelly, Paul Jones e Tom Mc Guinness, Jim King è scomparso 2012, Jim Cregan ha suonato per molti anni con la band di Rod Stewart. A sorpresa nel 2012 venne annunciata una reunion dei Family con Chapman, Palmer, Townsend e Cregan, si è concretizzata con due concerti (sold out) allo Sheperds Bush Empire di Londra e con un'altra performance nel Rockin In The Park Festival nell’agosto 2013, ma pare che un’ opportunità di rivederli live ci sarà anche nel 2014: come per certi ormai attempati calciatori, passano gli anni, ma la classe non è acqua!
Tutti ristampati (più volte) in digitale i loro lp, anche con brani inediti e outtakes, poi pubblicati vari cd con BBC Sessions e un cd live, “Family in Concert”, registrato al Rainbow nel novembre 71 per la Mystic Records (altamente consigliato), nel 2012 esce il box Family: “Once Upon A Time” (edizione limitata a 2000 copie), monumentale ristampa con 14 cd, book e ogni sorta di libidine for collectors.
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