Tony (TS) Mc Phee & The Groundhogs Chi salverà il mondo?
Tony (TS) McPhee
The Groundhogs sono stati una delle band fondamentali del rock blues inglese anni 60/70, autori di dischi formidabili e di live performance da brivido, tra i pochi gruppi di quel periodo che hanno continuato negli anni un attività costante, registrando e suonando live in giro per il mondo: sono attivi tuttora guidati da un sempre verde Tony (TS) McPhee, lead guitar, vocalist e mente creativa della band; con lui, negli anni, molti protagonisti del blues inglese, cominciando in quel lontano 1963 con la sezione ritmica di Ken Pustelnik (batteria) e Pete Cruickshank (basso), due che ci davano dentro di brutto e con un ruolo centrale nel definire il selvaggio sound della band nel suo primo, inarrivabile mark. La prima identità del gruppo fu quella di The Dollar Bills, nella line up della band alla voce c’era John Cruickshank, il fratello di Pete, Bob Hall al piano (poi con i Savoy Brown etc.) e Dave Boorman alla batteria, era il 1962. Tony McPhee è stato uno dei fondatori del movimento British blues, nei primissimi anni 60 insieme ai vari Mayall, Korner, Clapton, Jo Ann e Dave Kelly, Rolling Stones, Pretty Thing, Yardbirds ed altri.
Gli anni '60, Blues con i Padri: John Lee Hooker & Champion Jack Dupree
McPhee nasce a Redland House in GB nel 1944, nel 1963 formò la band con Pustelnik e Cruickshank, dopo che ebbe svolto un’ intensa attività nel circuito folk come chitarrista acustico con un duo blues insieme alla cantante Jo Ann Kelly, meravigliosa interprete del blues bianco made in UK al femminile, poi prematuramente scomparsa nel 1990. Con Jo Ann registrò alcuni brani riportati nelle compilations: “Me & The Devil” e “I Asked For Water, She Gave Me Gasolin”e per la Liberty Records, due lavori fondamentali per capire il primissimo British Blues, inoltre Mc Phee collaborò tra il 1966 e il 1967 con un'altra band storica del blues inglese, la John Dummer Blues Band e con gli psichedelici Hapshash And Coloured Coat e Herbal Mixture. Ma l’attività dei John Lee’s Groundhogs (questa la sigla completa alle origini), nome ripreso dal titolo di un brano tratto dall’lp di J.L. Hooker “House Of The Blues”, ebbe il suo avvio proprio come backing band di John Lee Hooker, nel 1963 al suo primo tour inglese.
La collaborazione tra la band e il grande bluesman di Detroit continuò fino al 1965 con decine di gigs in giro per il Regno Unito, fu un’ esperienza fondamentale per il trio Mc Phee, Cruickshank e Pustelnik, integrata anche dal supporto dato ad un altro grande del blues nelle sue peregrinazioni britanniche in quei primi anni 60, il pianista di New Orleans, Champion Jack Dupree. Quest’ultimo artista anni dopo in un’ intervista a Melody Maker ebbe a dire che i Groundhogs erano stati la migliore band bianca con cui ebbe modo di suonare. Occasionalmente accompagnarono altri due miti del blues USA: Big Joe Williams e Eddie Boyd. The Hogs registrarono anche un leggendario album con J.L.Hooker, intitolato “Hooker & The Hogs” o “The 1965 London Session” (fu la prima di una lunga serie che vide protagonisti nel corso degli anni, i nomi più celebri del blues, da Muddy Waters a BB King…) e TS Mc Phee partecipò anche alla registrazione dell’album di C. J. Dupree: “From New Orleans To Memphis” con guest Eric Clapton e John Mayall.
Scratching The Surface, Blues nell'obitorio
In seguito Pustelnik e Cruickshank suonarono nel bellissimo lp di folk/blues semiacustico di Andy Fernbach “If You Miss Your Connexion” nel 1968. Nel gennaio 65 registrarono il 45 gg. “Shake It/Rock Me” per la Interphon Rec. e nel 1968 diedero alla luce il loro primo 33 gg.: “Scratching The Surface” (Liberty), in cui la band venne integrata dalla presenza dell’armonicista/vocalist Steve Rye. Il disco vide la loro brillante interpretazione di covers di classici del blues come Still A Fool , Walkin Blues, You Don’t Love Me e di brani come Rocking Chair e Early In The Morning firmati da McPhee e Rye, rimanendo un classico del British blues. Ma il loro approccio al blues, presto diversificò le proprie caratteristiche, venne eliminato il ruolo della bluesharp e il sound degli Hogs divenne sempre più elettrico, distorto e psichedelico, nasceva il rock blues nell’accezione del termine che ancora oggi definisce questo tipo di musica; nel giugno 69 ai Marquee Studios di Londra, registrarono “Blues Obituary” (Liberty) con la produzione di Mike Batt e il sound engineering di Gary Collins e Colin Caldwell. Il lavoro segnò la loro definitiva cesura con una visione tradizionale del blues, ci sono brani come Daze Of The Weak, Minstreated, BDD (Blind Deaf Dumb) e Lights Was The Day che travolgono chi li ascolta con il loro mood saturo di elettricità, senz’altro ci fu l’ispirazione dell’innovativo sound dei Cream e il potente drumming di Pustelnik è pregno del tribalismo percussivo tipico di Ginger Baker.
Il British Blues progressivo dei Groundhogs, gli anni 70: Grazie Cristo per la bomba, Split, Chi Salverà il Mondo?
La band divenne protagonista fissa nei free festival tipici dell’epoca e dal 1970 registrò tre album che saranno dei classici dell’hard rock/blues: “Thank’s Christ For The Bomb”, “Split” e “Who Will Save The World? The Mighty Groundhogs”, i primi due per la Liberty, il terzo per la major United Artist, disco che arrivò al numero 8 nelle USA Charts. I dischi per la Liberty furono due veri e propri concept album, con tematiche la guerra nucleare e la malattia mentale, la musica un rock blues durissimo dai contenuti pessimisti, un sound plumbeo e schizoide ispirato dalle crisi di panico di cui Mc Phee soffriva in quel periodo della sua vita. Riff cattivi, accelerazioni improvvise e momenti di sospensione, la slide di Mc Phee ferisce l’anima, la ritmica è potente e protagonista.
Le songs sono dei must del rock blues, Soldier, Ship On The Ocean, Garden, Eccentric Man, Rich Man Poor Man da Thank’s Christ, la suite in 4 parti Split, Cherry Red e la scheletrica Groudhogs Blues, omaggio al vecchio maestro John Lee Hooker da Split, Bog Roll Blues, Death Of The Sun, il traditional Amazing Grace, Earth Is No Room Enough e la lunga e micidiale Grey Maze da Who Will Save The World? Una cascata di suoni senza compromessi che portarono ai nostri la meritata fama e un posizionamento ai primi posti delle album UK charts dal 70 al 72. Split arrivò al 5° posto, vi restò per 27 settimane e ottenne il Disco d’Oro, vendette più di 100.000 copie e fu il 5° album più venduto in UK del 1971; il 22 aprile 1971 i Groundhogs furono protagonisti della trasmissione tv della BBC Top Of The Pops, sempre in quell’anno supportarono il tour inglese dei Rolling Stones, e di frequente l’audience dei concerti voleva che i Groundhogs non lasciassero lo stage, stupita e eccitata dal loro sound travolgente.
Negli lp “Live At Leeds” (all’epoca un album promo a tiratura limitata per il mercato USA) e “Hoggin The Stage” (Psyco Rec.), uscito anni dopo nel 1984, c’è tutta la motivazione di quell’entusiamo del pubblico: da sentire le chilometrica versione di Still A Fool tratta da Hoggin The Stage, 18’ di rock blues estremo che è un pugno nello stomaco, almeno a chi scrive fa quell’effetto! Alla fine del 1972 diedero alle stampe “Hogwash” (U.A.), senza Ken Pustelnik sostituito da Clive Brooks (ex Arzachel e Eggs), il disco vide un avvicinamento all’elettronica, una radicalizzazione della loro sperimentazione con l’utilizzo di ARP Synt e dell’Oberheim/Maestro ring modulator e Hangstrom Synthetyser applicato alla chitarra, TS fu uno dei primi ad utilizzare questi particolari effetti; il risultato lascia un pò interdetti ma poi sorprende, il disco contiene alcuni brani che rimasero nella track listings delle esibizioni dal vivo degli Hogs: I Love Miss Oginy, 3374 James Road e la conclusiva Mr.Hooker, Sir John ennesimo omaggio di un solitario e acustico TS al loro leggendario maestro.
Mc Phee registrò anche un solo album: “The Two Sides Of TS Mc Phee”, equamente diviso tra rock blues classico e sperimentazione con la suite elettronica intitolata The Hunt con contenuti animalisti e composta da TS in odio dichiarato per lo “sport della caccia”. Negli anni 70 ebbero l’occasione di registrare altri lavori: “Solid” (con la bella Light My Light) con la stessa formazione di Hogwash, un disco mediocre, poi “Crosscut Saw” con Martin Kent e Mick Cook sezione ritmica e Cruickshank alla seconda chitarra, un ritorno a colori blues con brani come Crosscut Saw di Tommy Mc Lellan e Boogie With Us e la lead guitar di TS sempre più acida, infine Black Diamond con il chitarrista Rick Adams; due lavori senza infamia e senza lode, era il 1976 e la vena creativa di Mc Phee andava spegnendosi, i nuovi compagni di avventura facevano rimpiangere la possente sezione ritmica Cruickshank/Pustelnik e la band si sciolse (non) definitivamente. Ma TS Mc Phee non mollò e benchè fossero i tempi del punk e della new wave, lui continuò imperterrito con il suo rock blues acido e sperimentale, fregandosene delle mode e del business e dopo il buon successo di nicchia del già citato doppio album live Hoggin The Stage (con le registrazioni del 71 dai concerti a supporto del Rolling Stones UK Tour e altre in Svezia del 1976), nel 1985 incise “Razor’s Edge” un buon disco di rock blues chitarristico dal sound fresco e cattivo, con TS, il bassista Alan Fish e l’ex Rory Gallagher Band, Wilgar Campbell alla batteria.
Gli '80, '90 ... : God Bless the Groundhogs!
Per tutti gli anni 80 e 90 Groundhogs risultarono ben presenti sulla scena rock inglese, con interessanti cd live, dimensione dove diedero sempre il meglio di se stessi, nel 1977 era uscita la jam di Mc Phee con l’armonicista nero Billy Boy Arnold intitolata “Checkin It Out”, un bellissimo e poco conosciuto lavoro di puro Chicago blues, con i due leaders i Terraplane, il gruppo di TS in quel periodo, una band che non lasciò proprie tracce discografiche; nel 1998 il cd “Hogs In Wolf’s Clothing” dedicato alle covers dei brani di Howlin Wolf. Alla metà degli anni 90 vidi i Groundhogs dal vivo al Bloom di Mezzago, un concerto con un pubblico molto scarso, circa 70/80 persone, ma nonostante ciò TS Mc Phee e i suoi soci (Erik Cipulina al basso e Pete Correa alla batteria in quell’occasione) onorarono l’impegno con una fantastica performance durata più di due ore, semplicemente si divertivano suonando, anche se davanti a loro non c’era la folla oceanica di un concerto di Vasco. Ricordo che uscii completamente ‘stoned’ dal locale, fulminato dall’ondata di energia emanata da quel formidabile power trio chiamato The Groundhogs !!!
Sempre negli anni 90 da segnalare il cd “Slide TS Slide”, solitario e acustico tributo al blues più profondo, dove si ha modo di ascoltare la grande qualità come chitarrista slide acustico di TS Mc Phee. Così tra nuove registrazioni e l’esumazione di vecchi concerti sino al “Live At New York Club, Switzerland” uscito nel 2007, Mc Phee e soci tirano diritto per la loro strada, con il loro rock blues anni 70 tosto e cattivo. Nel 2003 reunion della line – up originale dei Groundhogs per celebrare i 40 anni della loro storia, saranno 18 mesi di concerti ininterrotti; nel 2004 tour con Edgar Winter e Alvin Lee, con il cd acustico “Blues At Ten”, nel 2007 nuovo mark dei Groundhogs con l’ex Hawkwind Dave Anderson al basso, nel 2010 il duo acustico con la cantante Joanna Deacon, nel frattempo Anderson viene colpito da due infarti e TS da un ictus che gli lascia qualche problema con la parola, ma come leggendari Highlanders immortali del rock blues nel 2011 sono ancora in tour con l’ennesimo mark targato Groundhogs con Dave Anderson, Carl Stokes alla batteria e Joanna Deacon lead vocal, la prima volta degli Hogs elettrici con una donna alla voce. Dei vecchi pards di TS, Ken Pustelnik suona nel circuito dei locali blues londinesi e credo produca giovani rock band, lo trovate su Facebook, Peter Cruickshank è anche lui vivo e vegeto e tuttora musicalmente attivo, dei veri duri. God Bless the Groundhogs !!!
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