Tazio & Boy Winter In The Room
[Uscita: 24 /10/2011]
# Consigliato da DISTORSIONI
Tazio and Boy è un duo francese talentuoso, ma ancora piuttosto sconosciuto, che dal lontano 2004 compone in piena autonomia ed assoluta economia di mezzi le proprie canzoni, muovendosi su coordinate melodiche alquanto scarne e intimistiche, che si tingono di tenui sfumature ora country ora folk, mantenendo sempre un approccio disadorno che rivela tutta la semplicità e l’incantevole meraviglia della loro musica. La curiosità è che, a dispetto di quello che si possa pensare, Tazio è l’uomo e Boy è la donna, mentre rimane un mistero il legame di parentela o meno che unisce i due. “Winter In The Room” arriva quattro anni dopo il primo e ancora acerbo “Note-Book”, carico di nuove aspettative, alimentate dal piccolo successo di critica del progetto parallelo di Boy, Boy & The Echo Choir, che con “And Night Arrives In One Gigantic Step” del 2010, riesce nell’intento di allargare ulteriormente gli orizzonti musicali, virando verso contesti più complessi, in virtù di una produzione professionale e il supporto di una vera band. Il duo di conseguenza alza il tiro, curando maggiormente il prodotto rispetto al passato, pur restando fedeli ad una filosofia DIY, confermando il tentativo, giustificato direi, di accattivarsi un numero più significativo di orecchie curiose. Registrato a Saint-Nazaire, in una casa sull’oceano atlantico, il nuovo album si porge discreto, attento a non rimane intrappolato nelle maglie del (a volte) triste e mieloso cantautorato francese, piuttosto orientandosi verso una tradizione americana, che sembra trarre ispirazione da nomi come Bill Callahan e Chan Marshall, rispettivamente Smog e Cat Power, non tralasciando la lezione lo-fi di band come Bedhead, Low e Yo La Tengo.
Uscito per la belga Humpty Dumpty Records "Winter In The Room" contiene quindici struggenti ballate crepuscolari, che fanno dell’austerità la loro forza; scheletriche miniature acustiche suonate in slowmotion, più o meno malinconiche (No Birds, Lonely River), più o meno sporcate di elettronica (We Would Never Get Home), segnate dalla memoria (Sad Old Photograph), dal passare del tempo (When the Summer Ends), dalla mancanza (Isolation), dal dubbio e dalla speranza, che si insinuano lentamente e spietatamente fino al profondo ipoderma. Piccole scaglie di diamante increspate dalla chitarra di Tazio che ruba al mare l’incedere da onda e cadenzate dal piano di Boy che aggiunge un tocco di tenebrosità e mistero al tutto, svelando assonanze con la Soap and Skin più impalpabile (Where Are Our Dead Dear’s Flowers Gone?, Asli). Le voci suadenti ed espressive del duo sono pregne di una magia contemplativa e si dividono alternativamente la scena, unendosi in un sol coro appena in una manciata di canzoni. Quando questo accade riescono ad evocare l’eterea e onirica visione di Damon and Naomi (Asunder, The Way home, Slow Me Down) e a navigare in acque contigue ma meno agitate di quelle della premiata ditta Lanegan-Campbell (Winter In The Room, Gerry). Bellissimo dall’inizio alla fine, avvolgente nelle sue melodie calde e tranquille, questo lavoro è la più evidente testimonianza che si può fare un grande disco senza fare chiasso. Slowcore da riva del mare autunnale, per anime sensibili, rannicchiate davanti ad un fuoco a contemplare l’estate andata.