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23 Aprile 2017 , ,

Cloud Catcher TRAILS OF KOZMIC DUST

2017 - Totem Cat Records
[Uscita: 20/03/2017]

Stati Uniti

 

Avanti, amanti del “classic rock” nell’accezione più vasta del termine! Fatevi sotto! Buttatevi nell’antro di colui che agguanta le nuvole (il Cloud Catcher, appunto) e lasciatevi cullare, rapire, trasportare, magari meglio ancora se ricorrete a qualche “aiutino”… Se siete salutisti, fatevi una buona birra gelata (anche più di una), altrimenti… Ma sì, fregatevene di tutto, chiudete gli occhi e fate finta di essere scaraventati in pieni anni ’70. Allora, che ingredienti dovrebbe avere il vostro «discone anni ’70 perfetto»? Che cosa volete trovarci dentro? Le tarantelle rock dei primissimi Uriah Heep? Qui ci sono. Le sgroppate lisergiche degli Hawkwind? Anche. Le lunghe dilatazioni virtuosistiche dei Rush di "2112"? Ok, anche quelle. Veri e propri muri di basso roccioso e distorto strapieni di Grand Funk Railroad? E trovate anche quelli! E poi, ancora?

Un cantato caldo e bluesy che ricorda un po’ i Free, qualche schitarrata hendrixiana piena di wah-wah e al limite, come unica concessione alla modernità (se di modernità si può parlare, di fronte a simili sonorità), i veri e propri monumenti stoner dei Monster Magnet e dei Kyuss (che poi, a loro volta, sono figliastri dei Black Sabbath). Ah, già: e se poi volete proprio essere nostalgici fino in fondo, il lavoro in questione è disponibile (ovviamente) anche in vinile. Abbiamo detto tutto? Non manca niente?

 

Va bene: allora, inevitabilmente, finite tutte le risposte, viene da porsi delle domande (sì, esatto: nel mondo dell’acid rock tutto funziona al contrario rispetto alla vita reale, quindi prima ci si danno le risposte e poi ci si pongono le domande). E, a questo punto, le domande sono quelle che ci siamo già posti mille volte.

E cioè in prima istanza quanto ci sia di sincero e quanto di furbetto in un bignamino palesemente proteso ad accalappiare una fetta di ascoltatori nostalgici di una certa epoca e, in secondo luogo, quanto abbia senso, ora che il III millennio è iniziato da quasi un paio di decadi, riproporre in maniera così pedissequa, precisa, fedele, qualcosa che profuma di già sentito nota dopo nota. Attenzione, però: il verbo «profuma» non è detto a caso. Perché il disco in questione non puzza di stantio, al contrario, profuma di già sentito, ma è un profumo gradevole, una proustiana riscoperta di sapori perduti… Quindi, alla fine, se il sound è quello giusto, se i brani hanno il tiro che cercavamo, se l’ascolto soddisfa… Che male c’è? Smettiamola di filosofeggiare troppo e rituffiamoci anche noi a catturare le nuvole.

 

Voto: 7/10
Alberto Sgarlato

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