Litfiba GRANDE NAZIONE
[Uscita: 17/01/2012]
La lunga e gloriosa avventura musicale dei fiorentini Litfiba si può idealmente suddividere in quattro distinte fasi, dalla nascita nei primi anni ottanta ad oggi, infatti il gruppo ha più volte mutato pelle, fermo restando che il tutto ha ruotato intorno alle carismatiche figure di Ghigo Renzulli e di Piero Pelù. Il primo periodo come spesso succede è stato largamente il migliore, nella sua fase post-punk la band ci ha donato dischi di valore assoluto quali "Desaparecido" (1985) e "17 Re" (1987) che, sebbene usciti fuori tempo massimo, sono certamente e specie il secondo, tra i migliori dischi di rock italiano di sempre. Oltre a questi gioielli restano i memorabili shows dell'epoca, con un Pelù indimenticabile, che sono rimasti nell'immaginario collettivo quali le più alte espressioni di live-act viste dalle nostre parti, AREA esclusi, anche in virtù di una formazione favolosa comprendente Gianni Maroccolo ed Antonio Aiazzi oltre al compianto Ringo De Palma. Con "El Diablo" (1990) ed i dischi a seguire avviene la svolta, lo strabordante fenomeno grunge, e il funerale già consumato da tempo della new wave, contagiano anche i nostri che mettono in soffitta le tastiere ed accentuano pesantemente il tiro chitarristico. I lavori che escono sono di valore ben sopra la media nazionale, pur restando lontani, a mio parere, dai fasti degli 80': "Terremoto" (1993), "Spirito" (1995), e "Mondi Sommersi" (1997) hanno i loro bei momenti anche se più di un fan storge la bocca per il mutamento avvenuto.
Il terzo periodo, il più triste, è marchiato Ghigo Renzulli, che dopo la rottura con l'amico Piero, decide inopinatamente di tenersi lo storico nome ed ingaggiato un nuovo singer, tal Cavallo, mette fuori tre dischi di imbarazzante bruttezza, con il pubblico dei fedelissimi che li abbandona un pò alla volta per consolarsi con i lavori solistici di Pelù, non propriamente irresistibili a dire il vero. Adesso, con grande gioia generale e nazionale il riavvicinamento fra i due, sancito inizialmente dal live "Stato Libero di Litifba" (2010) e soprattutto con l'atteso nuovo album a 13 anni esatti dal disastroso "Infinito" (1999), che aveva portato al break di cui sopra. "Grande Nazione" lo dico subito è un buon disco, non lontano dai vertici dei tre dischi dei novanta citati prima, l'unica differenza o difetto se volete, è la mancanza di quelle splendide ballate che avevano marchiato quei lavori, Prima Guardia, No Frontiere, Goccia a goccia, tanto per citarne tre delle più conosciute: forse la sola conclusiva La mia valigia può essere avvicinata a quelle. Il resto del lavoro ha un suono molto grintoso, la voce di Piero e la chitarra di Ghigo sono spesso tenute in primo piano dal mixaggio finale, quasi a voler ribadire che questo è un two men project più che un bel gioco di squadra come succedeva in passato; in ogni caso i due leaders storici sono integrati in questo album da Federico Sagona alle tastiere e dalla sezione ritmica formata da Daniele Bagni al basso e Pino Fidanza alla batteria. Molti pezzi sanno di già sentito, alcune melodie ricordano molto quelle dei loro precedenti trascorsi, dei novanta in particolare, e forse sono le parole stavolta ad emergere maggiormente. I testi sono di piena attualità: del resto chi, come il sottoscritto, li conosce dalla nascita sa che da sempre durante gli spettacoli Pelù è solito arringare le folle con sermoni e frecciate verso la vergognosa classe politica del nostro miserabile paese.
Ce n'é per tutti in questo(a) "Grande Nazione", del resto l'Italia segnata dal nuovo ventennio totalitario-berlusconiano offre spunti a profusione per testi diretti e sinceri e questo come ho detto è l'aspetto migliore dell'intero lavoro. Fiesta tosta e il bunga bunga, Tutti buoni con i politici che fanno i simpatici solo per strappare qualche voto, Anarcoide ovvero la voglia di allontanarsi dagli schieramenti delle opposte fazioni e ragionare con la propria testa in perfetta autonomia. Elettrica è davvero splendida, e per un attimo riviviamo i fasti del passato, Luna dark è un messaggio d'amore alla figlia ma anche ai tanti fans della prima ora, del glorioso periodo new wave, la title track Grande Nazione fa un triste bilancio dei 151 anni di storia italiana - "mafia, massoneria, raccomandazioni, una repubblica basata sulla furbata incentivata" - e dargli torto francamente è dura. Nella seconda stampa del cd, pressato anche in vinile quale ideale aggancio col passato, è presente pure una ghost track, Dimmi dei nazi, che fa riferimento ad una celebre frase che Hemingway rivolse a Fernanda Pivano in un loro storico incontro; la breve song appare anche nella soundtrack di "Pivano Blues-sulla strada di Nando" al quale i Litibifa hanno prestato questo singolare frammento sonoro, fischiettato oltre che cantato, un po' sulla falsariga di Suona fratello che chiudeva "Spirito". A questo punto non rimane che attendere il tour che seguirà la pubblicazione del disco, certi che gli spettacoli live, che da sempre offrono piene garanzie di riuscita, confermino la ritrovata verve di questa amatissima formazione fiorentina. Promuovo il tutto, magari non a pieni voti: guardandosi intorno non si vede molto di meglio, mentre i rinati Litfiba sanno ancora mordere e graffiare a sufficienza.
uahuhauahuah che recensione esilarante, questo album è una cagata colossale!!! (i testi poi mi hanno fatto ridere come non ridevo da secoli)…e i lavori con Cabo sarebbero stati di imbarazzante bruttezza?!tu hai solo i paraocchi caro recensore, un capolavoro come Insidia (indubbiamente tra i migliori lavori DI SEMPRE della band) se lo sogna il tuo caro Pelù….con Cavallo potevano darci ancora molte cose buone ma il “caro” Renzulli evidentemente voleva tornare a fare soldi facili…e con Pelù si sa, il successo è assicurato (pur partorendo oscenità come quest’album)…ahimè..cordiali saluti
Una premessa importante: sono Fiorentino ed ho sempre (fortunatamente) vissuto a Firenze.
Ascolto e conosco vita morte e miracoli dei Litfiba ovvero dalla loro nascita fino ad adesso e sono oltre 30 anni. Ho condiviso con loro concerti, dischi, emozioni e tutto. Dalla dipartita di Piero Pelù, sì perché, chiedete a 100 fan del gruppo 99 vi risponderanno che i Litfiba sono lui e non Ghigo, ho smesso di seguirli o perlomeno ho ascoltato i loro dischi ma li ho trovati brutti. Ma brutti davvero. Che ci vuoi fare? In ogni caso ho scritto in questa recensione che anche “i dischi di Pelù non sono propriamente irresistibili a dire il vero”. Trovo però che a livello vocale, di personalità, presenza scenica ecc… fra Piero ed il tuo “Cabo” ci corra quanto mangiare e stare a vedere. Non a caso dopo i Litifiba Cavallo ha abbandonato la musica chissà perché se era così bravo! . Come nei Nomadi quando è morto Augusto Daolio, c’èra un abisso fra lui e gli altri che sono venuti dopo. Ma si sa la musica è materia profondamente opinabile, tieniti pure la tua opinione. Vorrei sapere che genere di musica ascolti abitualmente se ritieni “Insidia” addirittura un capolavoro e cosa intendi con questo termine. Allora “17 Re” è una pietra miliare del rock di sempre con questo metro di giudizio. Ps: la prossima volta firmati sennò devo chiamarti per forza “Ignoto”…. beh potrebbe essere un titolo per un disco dei Litifiba, dopo “Infinito” e “Insidia” ecco “Ignoto” davvero niente male…! Ciao e buona lettura con Distorsioni !
Ricardo Martillos
caro Di Giuseppe in effetti abbiamo fatto uno strappo alla regola, perchè i commenti di IGNOTI non li gradiamo molto. Ma poi perchè non firmarsi nome e cognome quando si ha il coraggio di ciò che si pensa e si obietta, musicalmente e non?
wally boffoli
distorsioni