Lorenzo Feliciati FREQUENT FLYER
[Uscita: 28/02/2012]
"Shizaru", dei Naked Truth. Per me, uno dei dischi dell'anno 2011. Era quindi legittimo che mi aspettassi grandi cose dal disco solista di Lorenzo Feliciati, che di quel gruppo è membro fondamentale, con bassi e chitarre annesse, e “prime mover”. Tanto vale dircelo subito: le mie aspettative non sono andate affatto deluse. Questo “Frequent Flyer” è un gran disco, suonato e composto in modo egregio, mai banale, mai improntato ad un virtuosismo fine a se stesso, come accade di frequente ai dischi solisti dei bassisti (ricordate le sconcezze di Stanley Clarke?), sempre godibile. La parentela con i Naked Truth è evidente, anche perchè Lorenzo si circonda nuovamente di molti dei compagni di quell'avventura: questa volta però il vero protagonista è lui, in particolare il suo funambolico basso, il cui possente tappeto sonoro attraversa tutte le nove composizioni originali e le due programmatiche covers, Footprints, di Wayne Shorter e Thela Hun Ginjeet dei King Crimson.
Programmatiche perchè in questo lavoro possiamo trovare il jazz-rock dei Weather Report dell'epoca Pastorius (al quale la tecnica bassistica di Feliciati deve parecchio, senza doverlo affatto invidiare) e suggestioni progressive. Ma non ci fossilizziamo su queste due influenze, questo è, a buon diritto, un disco di “fusion”, nel senso più ampio del termine, in cui si fondono, appunto, non solo il jazz e il rock, ma anche le personalità e le attitudini dei musicisti che l'hanno suonato. La “tracklist” inizia con le atmosfere sognanti di The Fastswing Park Rules, con il sax di Bob Mintzer, in diretta dagli Yellowjackets e Lucrezio De Seta alla batteria, poi trionfa il basso di Lorenzo nella virtuosistica quanto trascinante Groove First, accompagnato del Fender Rhodes e dal moog di Roy Powell, “vintage” quanto basta, e dalle percussioni di Paulo La Rosa.
93 è un pezzo soffuso, nobilitato dalla tromba di Cuong Vu, su registri ambient e dal wurlitzer di Aidan Zammit, che ha curato anche l'arrangiamento della sezione d'archi, abbastanza inusuale nel contesto, ma appropriata al brano. È seguito da un'altra composizione dalle atmosfere notturne, Riding The Orient Express, titolo evocativo e centrato, a cui partecipano Pat Mastelotto (già nel progetto Naked Truth, come Cuong Vu, ma anche nei King Crimson) alle batterie acustiche ed elettroniche e Phil Brown alla chitarra, poi arrivano i fuochi artificiali percussivi di Footprints, omaggio ai Weather Report in un'inusuale formazione con il basso (ottimo, of course) di Lorenzo, accompagnato da ben tre batteristi italiani di assoluto valore: Roberto Gualdi, Stefano Bagnoli e Maxx Furian. Grande.
Never Forget, poi, dedicata alla memoria di Enzo De Pascale: ancora la tromba “atmosferica” di Cuong Vu, il tocco della batteria di Pier Paolo Ferroni e lo scratching di DJ Skizo, per un pezzo estremamente dilatato e suggestivo, seguita dalle atmosfere tra il tango e la bossa nova di Gabus & Ganabes, con il violino di Andrea Di Cesare e l'assolo di basso del pluridecorato Patrick Djivas. Atmosfere notturne, ancora, in Perceptions, con Ferroni alla batteria e il fido DJ Skizo ai giradischi. Un po' di funk e l'ottima chitarra elettrica di Daniele Gottardo caratterizzano la seguente The White Shadow Story, poi arriva una ventata di prog in diretta dai seventies, sulle note dell'organo Hammond di Jose Fiorillo, nella breve Law & Order, prima della finale Thela Hun Ginjeet, di crimsoniana memoria, unico pezzo cantato dell'album, grazie a Guido Block. Ancora una volta la Rare Noise ha fatto centro. Un discone.