Pontiak 11 aprile 2014, Conegliano (TV), Apartamento Hoffman
Il ritorno all’Apartamento Hoffman dei Pontiak era un appuntamento molto atteso non solo dai numerosi fan della band statunitense, ma anche dagli stessi fratelli Carney che non hanno dimenticato l’ottimo impatto avuto durante la tournèe che due anni fa li aveva portati in terra veneta all’indomani dell’uscita di “Echo Ono”. Considerati ormai vero e proprio punto di riferimento di un genere energico e senza fronzoli che mescola psichedelia e stoner, melodia rock e riff secchi che sanno di valvole, i Pontiak ritornano nel quasi confidenziale Apartamento Hoffman in stile berlinese alle porte di Conegliano e si concedono per oltre un’ora e mezza di furia psichedelica con l’atteggiamento sciolto e libero di chi va a suonare a casa di amici. Dopo essere stati degnamente anticipati sul palco dai locali ed apprezzati Karamazov (non è casuale il richiamo ai noti “fratelli” dostoevskijani), i tre Carney partono con l’ipnotica Ghosts, il brano che chiude il trittico che apre il nuovo album “Innocence”. L’impatto sonoro è violento, con la sezione ritmica che scompone le diverse fasi del brano per poi ricomporle nel finale. Pur con una generale prevalenza di brani provenienti dall’ultimo lavoro, il secondo pezzo della scaletta è quel Shinning che pare arrivare direttamente dal concerto di due anni fa, tra le atmosfere di Echo Ono, l’album che oltre ad aver scosso la critica dell’epoca aveva fatto capire al pubblico veneto quale fosse (nella versione dal vivo) la vera pasta del trio della Virginia. Il clima si fa ancora più rovente con Shell Skull che viene pescato direttamente dall’album d’esordio, quel “Sun on sun” che nel 2008 aveva fatto fare a più di qualche critico d’oltre oceano il proverbiale saldo dalla sedia.
Sebbene il ritmo sia costante torna ad emergere il sontuoso andamento ipnotico, da qualcuno definito quasi “gotico”, reso ancora più d’impatto dalla profondità dei cori a cui partecipano compatti tutti e tre i barbuti fratelli. Sulla stessa linea rimane It’s the greatest, languida cavalcata che tra le note del nuovo album si era segnalata quasi subito per quelle atmosfere a metà tra il cupo e il malinconico.Rimane il continuum temporale con le stesse atmosfere anche nel momentaneo ritorno a Echo Ono con Expanding Sky e Left With Lights. La corposa discografia dei Pontiak (sei album in sei anni) viene scandagliata senza riserve nella serata dell’Apartamento, andando alla ricerca anche della piccole perle contenute in “Living” (2010), con Second sun e This is living, con l’ultimo brano che dal vivo diviene più identificativo dei tre fratelli, diversamente dalla versione da studio che alcuni avevano accostato ai Black Angels. Prima della chiusura, con il pubblico dell’Apartamento Hoffman che non vorrebbe più farli andare via, c’è spazio anche per Maker, oltre che per le sonorità profonde e quasi misteriose di Part III (dal breve “Comecrudos” del 2011). Ogni sortita dei tre Carney dalle parti del Veneto più vicino ai confini, è sempre una gran botta di vita, la sensazione di tornare ad ascoltare un po’ di sano rock psichedelico come forse si ascoltava in certe praterie agli inizi degli anni ‘70, niente sconti o scorciatoie, solo qualche bomba sonora in faccia prima di tornare alla vita di tutti i giorni.
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