Migliora leggibilitàStampa
21 Settembre 2012 ,

Rival Sons HEAD DOWN

2012 - Century Media/EMI / Earache
[Uscita: 17/09/2012]

rival sons head down# Consigliato da DISTORSIONI

 

Sono  giro dal 2008 e vengono da Los Angeles  i Rival Sons ma non si direbbe proprio: ascoltato questo loro nuovissimo lavoro “Head Down”,  li diresti sputati fuori da una macchina dal tempo direttamente dagli anni ’70 del british hard rock. Ecco come li defineremmo in pochissime parole a chi ci chiedesse vis-à-vis  cosa suonano questi quattro americani, balzati agli onori della cronaca e della carta stampata specializzata (anche italiana) sin dall’uscita del precedente album del 2011 “Pressure and Time”. La loro discografia è completata da “Rival Sons EP” (sei brani) risalente sempre all’anno scorso e da “Before the Fire” del 2009. Certo se non si sono mai o particolarmente amati nelle passate decadi  gruppi come i Free, Black Crowes e Led Zeppelin diventa un po’ problematico apprezzare la voce alta e fiera di Jay Buchanan molto, ma molto influenzata dallo stile vocale aristocratico ed altero di Paul Rodgers dei Free, la chitarra potente di Scott Holiday memore delle scorribande epiche di Jimmy Page nei Led Zeppelin e la granitica sezione ritmica di Robin Everhart (bass), Mike Miley (drums) che ugualmente devono aver mandato a memoria i dischi del dirigibile di Plant e c. 

 

Ma nei tredici brani di Head Down è possibile crogiolarsi anche con  più moderni febbrili ‘sudismi’ hard targati Black Crowes: siamo in pieno ed imponente revival hard ’70 - già da "Pressure and Time" - come accennato all’inizio di questa recensione, non condivido assolutamente l’etichetta ‘garage’ loro affibbiata anche da importanti portali internazionali in rete. I Rival Sons riescono però a bypassare felicemente i revivalismi fini a se stessi e le retromanie sterili che assediano da ogni parte il rock, l’indie ed il maistream di questo inizio terzo millennio: succhiano la preziosa essenza musicale di una decaderival sons live fondamentale e la elevano a rinnovata dignità contenutistica grazie ad una notevole ispirazione compositiva e ad una sensibilità esecutiva sopraffina e potente, profondamente intrisa di blues e di soul. Eccellono sia nei brani d’impatto (Keep on swinging, You Want to, Run from Revelation) che nelle stupende ballate (True e una Jordan più che mai Free addicted); se poi vorrete una conferma definitiva del talento strumentale dei Rival Sons dovete andare a sentirvi i tredici minuti dell’apocalisse hard delle due parti di Manifest Destiny: qui la chitarra di Scott Holiday fa davvero faville. Insomma la band riesce a dimostrare egregiamente in “Head Down” come il loro hard rivitaminizzato e metallizzato rappresenti una vitalissima variante dell’attuale panorama rock ed una genuina espressione artistica degli anni inquieti che stiamo attraversando.

 

Pasquale Wally Boffoli

Video

Inizio pagina