Church House Creepers FROM PARTY TO APOCALYPSE
[Uscita: 28/11/2015]
Islanda #consigliatodadistorsioni
In Islanda non ha mai fatto così caldo. Fai partire “From Party to Apocalypse” dei Church House Creepers e ti sembra di stare a Palm Desert, con i Kyuss a fare da padroni di casa, oppure di masticare la sabbia del deserto del Mojave con tanto di serpenti a sonagli pronti a sbucare da qualche sasso. Il terzetto proveniente da Akureyri, la città del sole di mezzanotte, ha assimilato la lezione dello stoner e del rock marchiato seventies per dare alla luce un album che detona dalle casse dello stereo con una forza travolgente, liberando una pletora di riff tellurici che si susseguono in una dinamica ritmica che non dà tregua con i suoi rallentamenti improvvisi e le sue corse feroci.
L'album, pubblicato su Bandcamp il 28 novembre e destinato ad uscire anche su supporto fisico nei prossimi mesi, è stato registrato, missato e masterizzato da Stephen Lockhart presso lo Studio Emissary di Reykjavík e dà vita ad un gioco di richiami che vanno dai Deep Purple ai Thin Lizzy, dai Kyuss ai The Black Keys più sporchi, sino ad arrivare a band più giovani come Witchcraft, Heavy Eyes e Graveyard.
Tutta questa ira di dio di roba viene filtrata dai Nostri con grande personalità espressa, tra l'altro, in efficacissime performance live che confermano la padronanza dei mezzi tecnici che consente loro di accelerare le versioni originali, rendendole ancora più spietate. Già il riffone dell'iniziale Party è un'arma letale, così come Monday che inizialmente pare uscir fuori dall'altoparlante di una radio rotta per manifestarsi subito dopo in tutta la sua irruenza.
What Mama Don't Know potrebbe essere un apocrifo di Dan Auerbach in versione ipercinetica, Drunk Something è puro stoner, con tanto di chitarra downtuned alla Josh Homme, mentre la magnifica Just The Tip dà il benvenuto all'apocalisse togliendo il fiato. Se con Satan Waits si capisce come la band abbia una certa dimestichezza con i demoni invocati dai Black Sabbath, con la finale doppietta micidiale Lizard Boy e Apocalypse si spalancano gioiosamente le porte dell'inferno. From Party to Apocalypse è una delle migliori sorprese di quest'anno perché dimostra come la grammatica del rock, quando è suonato come Dio comanda, sia ben lungi dall'essere la codificazione di una lingua morta. Buona fine del mondo a tutti!
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