The Afghan Whigs 7 Luglio 2014, Trezzo Sull’Adda, Live Club
Nemmeno il tempo avverso ha potuto farci qualcosa, è bastato un preventivo cambio di location e, verso le dieci di sera, puntuali come un orologio svizzero, gli Afghan Wighs sono di scena al Live Club di Trezzo sull’Adda. Quello sul palco non è però il gruppo di Seattle che ha inciso capolavori come “Gentlemen” o “Black Love”: ad eccezione dell’eclettico Greg Dulli e del bassista John Curley, i componenti sono completamente rinnovati. Il set si apre con in rapida successione Parked Outside e Matamoros, due dei migliori brani tratti dall’ultimo disco “Do the Beast”, il primo lavoro di inediti dopo quasi vent’anni di inattività. Nonostante il lungo periodo di fermo ed il cambio di lineup gli Afghan però non deludono. Le chitarre, collegate a quei potenti Mesa/Boogie, costruiscono un immenso muro di suono in cui si intrecciano egregiamente le tastiere e gli archi suonati dal polistrumentista Rick Nelson che impreziosiscono il sound. Indubbiamente l’elemento caratteristico della band rimane però Greg Dulli, il carismatico leader che, con la sua voce graffiante e quel modo di fare misterioso, incarna l’anima più autentica della band. Col passare degli anni, Greg ha cambiato un po’ le sue abitudini sono infatti scomparsi il posacenere e la moltitudine di sigarette che fumava durante i concerti, ma rimane sempre il felino interprete leone che scarica la propria furia sul microfono.
La scaletta si srotola tra grandi classici come Fountain and Fairfax, tratta da Gentlemen (1993) ed impreziosita dallo slide guitar di un grande Dave Rosser, e pezzi più moderni, regalando anche cover come On the Corner, brano rubacchiato ai Twilight Singers, side project di Dulli, e Tusk, storica brano dei Fleetwood Mac, suonata dopo I’m Fire. Gradevole, proprio in questo brano, la citazione di una strofa di Male di Miele per onorare la presenza degli Afterhours tra il pubblico dello show, e per sottolineare l’amore che il frontman nutre per il nostro paese. Un aneddoto divertente della serata riguarda l’intermezzo tra la fine della setlist principale e l’inizio del bis nel quale Dulli sale da solo sul palco per incitare il pubblico ad applaudire e ad urlare più forte: “Encore is a french word that means scream like motherfuckers if you want to bring back those guys from behind the scenes” (”Encore è una parola francese che significa “Urlate come dei figli di puttana se volete fare uscire di nuovo questi ragazzi da dietro le quinte”). Accontentato. La band torna sul palco per eseguire in un potente trittico: Bulletproof, Summer’s kiss e Faded per poi salutare definitivamente il pubblico anche se, quindici minuti dopo, per il centinaio di persone rimaste all’interno del locale, l’intero gruppo decide di regalare un saluto vero e proprio ai fan. Tutti i membri, Greg compreso, escono fuori dal backstage concedendosi per foto e autografi, curiosi di conoscere le impressioni sullo lo spettacolo da chiunque volesse scambiare quattro chiacchiere con loro. Il parere è stato unanime, un grande concerto suonato da grandi musicisti che, come riporta (in Italiano!) il profilo Twitter della band qualche ora dopo (“Stanotte avete visto perche' vivo per suonare rock n roll”), hanno fatto della musica il proprio stile e scopo di vita.
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