Athene Noctua OTHERS
I cinque componenti della band Athene Noctua, nome dedicato ad un uccello notturno, la nottola di Minerva, che ha una lunga tradizione in campo sia letterario che soprattutto filosofico - lo ricorderanno probabilmente gli studenti di filosofia a proposito di Hegel - provengono da Mondovì, suonano insieme dal 2010 e l’anno dopo hanno esordito con l’ep “Glayx”. Questo è quindi il loro debutto sulla lunga distanza ed esce per l’etichetta ligure DreaminGorilla. Merita anche nominarli uno per uno i musicisti vista l’ottima preparazione musicale che il disco evidenzia: Andrea Baio, chitarra, Pietro Caramelli, chitarra e tastiere, Tommaso Fia, tastiere, Cristiano Rossi, basso e Simone Rossi, batteria. Il disco è stato registrato in analogico presso gli Oxygen Studio di Paride Lanciani. «La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far della sera», spiegava il filosofo tedesco Hegel e, avendo nelle nostre orecchie ancora il bel progetto “L’Inverno della Civetta” pubblicato sempre dalla DreaminGorilla, ci eravamo preparati ad un disco dai toni notturni, scuri, al limite dell’angoscioso o quantomeno della tristezza, anche perché il suono che apre il primo brano, Flying Poncho, è quello evocativo e inquietante della civetta seguito subito da riff hard alla Sabbath che presto si trasformano però in distese atmosfere da cavalcata western oriented.
Ecco, forse la dote migliore dei cinque musicisti, è proprio quella di sorprendere, di essere in grado di variare tempi, ritmi, armonie, melodie anche all’interno di uno stesso brano, rendendo l'ascolto sempre intrigante e piacevole. Ci troviamo così davanti a un disco arioso, a tratti spumeggiante, e non privo di divertimento e autoironia, si ascolti la marcetta prog-dadaista della conclusiva e irresistibile Bananatras, brano che potrebbe tranquillamente essere uscito, insieme all’altrettanto bella New Mumba, dalla Canterbury anni Settanta. Ma non si pensi che i nostri si perdano in un coacervo di suoni e tentazioni, che anzi l’impressione è che i musicisti abbiano sempre pieno controllo e consapevolezza di quello che stanno facendo, merito anche di una sezione ritmica di implacabile precisione matematica. Si ascolti per esempio come in Mole Garden essa sorregga egregiamente le impennate spaziali del synth conducendo il brano verso un melanconico e romantico finale. Interessante in Karlheinz’s Flight - ma gli otto brani dell’album sono tutti di ottimo livello - come le armonie impressioniste del piano riescano a convivere con i liquidi borborigmi degli effetti elettronici e sonori. “Others” è un album completamente strumentale che guarda con intelligenza e personalità alla miglior musica dei settanta, prog, kraut, space rock, jazz, con gli occhi di chi ha fatto tesoro dell’esperienza del post rock, dai Tortoise ai Don Caballero ai Mogwai. Promossi a pieni voti!
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