Gang Of Four WHAT HAPPENS NEXT
[Uscita: 24/02/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
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Tornano i Gang of Four dopo quattro anni di silenzio dal precedente "Content" (2011). John Sterry prende il posto alla voce del singer originario Jon King, risultando così alla fine Andy Gill, alla chitarra, unico membro originario della band di Leeds. Quest'ultimo avvicendamento così come quelli precedenti alla sezione ritmica completano la trasformazione del gruppo garantendo però i contenuti musicali minimi in linea con gli esordi dell'epocale “Entertainement” pietra miliare del post-punk inglese datato 1979. Si parte subito con i ritmi sincopati di When the Nightingale Sings dove sprazzi di chitarra acida e di un synth liquido si inseriscono sulla distorta ritmica portante. Segue Broken Talk, che forte della collaborazione di Alison Mosshart (The Kills, The Dead Weather) alla voce è sicuramente il pezzo più danzabile dell'intero disco. Un dance-rock quasi in stile Inxs dei tempi di Kick. Sicuramente il singolo apripista del disco. Ritorno immediato alle origini con Isle of Dogs. Sprazzi di fuzz, chitarra quasi in jingle, scariche di basso in controtempo. Finale sfumato. England's in my bones è elettricità crescente ed alternata alleggerita dalla bella voce della Mosshart (qui al secondo intervento).
Dopo un inizio deciso il disco si concede una pausa. E' il turno di The Dying Rays dall'andamento diluito. Un lento ma in stile Gang of Four. Obey the Ghosts è martellamento incessante. Una voce baritonale ricorda a tratti i primi Depeche Mode. Il pezzo sicuramente più wave dell'intera raccolta. First World Citizen mantiene vivo il synth-pop precedente aggiungendo le cadenze marziali del punk (?) -funk dei nostri beniamini mentre Stranded affonda in colpi di frusta secchi e decisi dove la voce di Sterry è a tratti eterea. Finale in feedback. In Graven Image è come se si aprisse un solco nella musica, arricchita dalla presenza del secondo ospite, il musicista tedesco Herbert Grönemeyer. Basi sintetiche, voci lontane e scheletriche strutture di chitarra completano il pezzo. Il disco si chiude con Dead Souls dove la sei corde di Gill sembra resuscitare dopo essere stata fin qui strozzata nei suoni prendendosi una bella rivincita ed irrompendo prepotentemente nel pezzo, dove rumori di feedback ed inserti sintetici provano e riescono per una volta a nascondere la sezione ritmica. L'album conferma le coordinate stilistiche del post-punk-funk degli esordi (ritmica marziale, backbeat di basso, scatti chitarristici, voce eterea) aggiungendo però un suono decisamente moderno ricco di basi che avvicinano il sound più ad una wave sincopata. Suonano come avrebbero suonato oggi i vecchi Gang of Four.
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