Myriad3 VERA
[Uscita: 28/09/2018]
Canada #consigliatodadistorsioni
Il trio canadese Myriad3 giunge alla sua quarta fatica sempre con l’etichetta Alma Records: Chris Donnelly al piano, Fender Rhodes e sintetizzatori, Dan Fortin al contrabbasso ed Ernesto Cervini alla batteria, clarinetto, clarinetto basso, flauto, sassofono alto, glockenspiel e percussioni. Già vincitori nel 2015 del Juno Award (l’equivalente canadese del Grammy Award americano) i tre musicisti si presentano con la voglia di rinfrescare e ringiovanire il classico piano trio. Ciò che appare immediatamente all’ascolto è l’effervescenza compositiva e la volontà di far confluire diversi generi: il jazz, il minimalismo ed echi di progressive rock. Se lo sguardo è sicuramente proteso verso atmosfere e sentimenti che guardano al jazz di matrice nord-europea (Esbjörn Svensson, Phronesis, Nik Bärtsch, Helge Lien) solo per citarne alcuni, scorgiamo una solarità nascosta difficile da trovare negli epigoni europei. L’apertura di Pluie Lyonnaise colpisce per il lineare ma incisivo tema e per le influenze mutuate dal progressive rock inglese: il piano scandisce gli accordi con una pigrizia formidabile e la batteria tratteggia un ritmo lento e ipnotico. Tamboa, scritta da Cervini, risente del talento poliedrico del polistrumentista canadese, che si muove a suo agio con l’inizio di Glockenspiel ed il piano che si sovrappone. Le atmosfere puntano lo sguardo alla musica minimale americana con ritmica e armonia che giocano con il concetto di ripetizione e le sue mille sfaccettature.
Se Ward Lock continua con la voglia di giocare con la sovrapposizione di cellule melodiche creando dei tappetti musicali di sicuro interesse, Fortress, al contrario, sviluppa maggiormente li linguaggio jazzistico con un fine lavoro di Cervini che riesce ad inserire gli strumenti a fiato in maniera discreta e quasi impalpabile. Quanto mai curiosa la riproposta di Piano-Rag-Music, brano di musica classica scritto dal compositore russo Igor Stravinskij nel 1919, che risente della scoperta della musica jazz. Con le tracce Couche Tard e DNA, entrambe composte da Cervini, l’improvvisazione prende il sopravvento: nella prima il contrabbasso procede con un ostinato fino a metà brano, batteria e piano improvvisano, poi un minuto di quiete e successivamente la batteria si scatena offrendo spazio all’improvvisazione del piano. Un continuo alternarsi di improvvisazione e di esposizione di brevi riff melodici. DNA, traccia molto breve, si apre con piano e contrabbasso all’unisono ed il successivo intervento della batteria: un piccolo sfogo/divertimento che pare totalmente improvvisato. Spontaneità compositiva e voglia di ridefinire le classiche dinamiche del piano trio, con alcune scelte originali, identificano la vocazione di questa interessante band d’oltreoceano.
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