Carla Dal Forno Look Up Sharp
[Uscita: 04/10/2019]
Quando si parla di Carla Dal Forno, nome che al contrario di altri colleghi non ha voluto cambiare per motivi artistici, molti si chiedono se la nostra per caso non abbia discendenze italiane. La sua biografia parla di un'artista nata in Australia, ma è stata lei stessa a chiarirci l’enigma in una vecchia intervista dove ci fa sapere che suo nonno, quasi omonimo visto che si chiamava Carlo Dal Forno, era delle parti di Venezia ed aveva aperto una sala cinematografica, come recita la canzone Italian Cinema, traccia d’apertura dalla sua opera d’esordio. Salvo poi trasferirsi nella terra dei canguri dove aveva generato il futuro padre di Carla. Di certo, è più interessante sapere che la ragazza, fisico esile e lineamenti tipicamente anglosassoni, ha messo presto radici in quel di Berlino, città da sempre molto attenta alle nuove proposte musicali, per poi trasferirsi a Londra dove ha fondato la propria etichetta personale, la Kallista Records, che ha dato alla luce “Look Up Sharp”, sua opera seconda. Eppure Carla sembrava essere perfettamente a suo agio in terra di Germania, nella città che musicalmente è stata resa celebre da David Bowie che sul finire dei seventies, con l’aiuto fondamentale di Brian Eno, l’aveva scelta come base per realizzare la sua storica trilogia, “Low”, “Heroes” e “Lodger” (1977-1979), a concludere un percorso decennale praticamente perfetto. La Dal Forno diceva che di Berlino amava tutto e che aveva trovato una grande comunità musicale ed una etichetta, la Blackest Ever Black con un nome che non ha bisogno di tante spiegazioni. “You Know What It’s Like”, suo album d’esordio, anzi mini album visto che sfiorava i 30 minuti di durata, era in effetti figlio di certe atmosfere scure tanto care alla generazione dark degli ottanta con un sound a tratti cupo e claustrofobico. A dispetto di atmosfere che solo in parte si possono definire glaciali la voce di Carla non ha la profondità di una Nico o di altre muse rock, nel caso la Siouxsie più eterea, ma è riconducibile ad altre creature femminili che animano il folto panorama odierno, non tanto Marissa Nadler ma piuttosto una Johanna Warren o la più nota Chelsea Wolfe. Anche in questo “Look Up Sharp” i ritmi sono rallentati, con atmosfere sospese e voce che pare volare sopra la scarna strumentazione elettronica. Se conoscete i nostri Melampus, duo formato da Angelo Casarrubia e dalla splendida cantante Francesca Pizzo avete le giuste coordinate per conoscere ed apprezzare questa interessante opera seconda dell’australiana che sembra aver memorizzato i tre ottimi album dei bolognesi. In questa nuovo lavoro, a seguire l’interessante Ep “The Garden” (2017), troviamo una fitta alternanza di canzoni e brani strumentali un po’ fini a sé stessi che probabilmente la Dal Forno ha infilato dentro il disco per dimostrare d’essere un’artista poliedrica o ispirata dal Bowie berlinese. Dal mazzo vogliamo però estrarre Hype Sleep che rimanda addirittura alla fredde atmosfere di John Carpenter di Escape From New York (1981). In generale le sonorità tipicamente post-punk fanno pensare ad un album degli eighties, come non definire tali episodi come l’iniziale No Trace, le splendide So Much Better, I’m Conscius e Take A Long Time, tutte songs di grande fascino che elevano ed alzano il valore e il gradimento dell’intero disco. Sintetizzando, possiamo tranquillamente affermare che “Look Up Sharp” sarebbe stato potenzialmente un ottimo Ep o mini album una volta depurato dai numerosi strumentali presenti, utili soltanto per aumentare il minutaggio, questa volta superiore ai 40 minuti. Restiamo comunque sintonizzati sulle frequenze di Carla Dal Forno, le buone intenzioni ci sono, il tempo è dalla sua parte ma per adesso non rientra nel novero delle migliori artiste femminili, troppa la concorrenza e di qualità decisamente alta.
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