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16 Novembre 2019 ,

Van Morrison Three Chords & The Truth

2019 - Exile Production / Caroline Records
[Uscita: 25/10/2019]

Negli ultimi anni è in corso una lotta fratricida davvero singolare fra Neil Young e il grande Irlandese Van Morrison. Detta gara consiste in chi riesce a pubblicare più album nel minor tempo possibile e la contesa si fa ogni giorno più entusiasmante. Stiamo scherzando, ovviamente, ma poi non più di tanto, l’importante come sempre è che i duellanti ci regalino prodotti all’altezza della loro consolidata fama e grandezza, seconda solo a quella dell’inarrivabile Bob Dylan. Davvero sorprendente come l’uomo di Belfast abbia pubblicato a suo nome ben otto nuovi album negli ultimi 5 anni (!), incluso il trascurabile album di duetti, "Duets: Re-working The Catalogue" che durava ben 76 minuti. Se pensiamo che Morrison ha iniziato la sua carriera nel lontano 1964 con i gloriosi Them è incredibile come la sua vena creativa non mostri cedimenti. Non è tutto oro quello che pubblica, ma in questo decennio aveva già al suo attivo l’ottimo “Keep Me Singing” (2016) e il dignitosissimo “Roll With The Punches” dell’anno seguente, due dischi che per molti solisti attuali (e non solo) sarebbero l’opera maestra o quasi. Molti però avevano storto la bocca quando è venuto fuori che il nuovo disco, questo bellissimo “Three Chords & The Truth” durava oltre 67 giri d’orologio, il minutaggio tipico del vecchio doppio vinile. La notizia più bella riguardo a questo nuovo lavoro di Morrison è il ritorno del grande chitarrista Jay Berliner, al suo fianco nel capolavoro “Astral Weeks", il più grande disco solista di sempre in ambito rock, scriviamolo una volta per tutte con buona pace di sua maestà Bob Dylan. L’opener March Wind In February ci fa capire che “Three Chords & The Truth” non sarà il solito onesto nuovo album di Van Morrison, si respira quell’aria che rimanda al disco dei cani, il favoloso “Veedon Fleece” e ben presto si capisce che le sorprese saranno molte in quest’ ora abbondante di musica. Per continuare abbiamo due tracce superbe che passano i sei minuti, la notturna Up On Broadway e You Don’t Understand, con l’intro rubato a Ballad Of Thin Man e l’organo che rimanda proprio al glorioso Al Kooper ed al Thin Wild Mercury Sound dei midsixities dylaniani. Ci sono però tre canzoni che da sole valgono l’ascolto, pardon l’acquisto, del disco, tre gioielli di inestimabile valore che solo un artista della classe di Morrison poteva regalarci. A giudizio universale è Dark Night Of The Soul l’highlight dell’intero album, un brano senza tempo che non credevamo possibile ascoltare dopo ben oltre 50 anni di onorata carriera. La perla numero due si chiama If We Wait For Mountains, brano composto in coppia con Don Black, uno slow da paura, aperto da versi solari e ottimisti “The world is full of wonder/It's never far away/It's right before your eyes/Every single day”. Grande musica, una volta per tutte e voce che sembra quella di 50 anni prima. A sigillare un disco magnifico ci pensa il gran finale di Days Gone By che sfiora gli otto minuti di durata, con il classico cantato a cascata con le parole che scendono giù a fiumi, semplicemente una delle long tracks più belle dell’irlandese dall’inizio del nuovo millennio. Vogliamo essere sinceri e sottolineare come Van Morrison non riuscirà più a raggiungere i livelli stellari non solo di “Astral Weeks” ma pure quelli di“Moondance” e “Veedon Fleece” e nemmeno a ricreare quell’alchimia sonora irripetibile che ha reso immortali quei lavori (non i soli), ma qui si sfiora davvero il miracolo. Altrettanto superfluo aggiungere che“Three Chords & The Truth” sarebbe stato pressoché perfetto se fosse durato una ventina di minuti meno, il classico standard dei suo capolavori dei sessanta/settanta. Ma pure i pezzi più deboli, pochi a onor del vero, mantengono una loro dignità anche se odorano di già sentito, comprensibile quando si hanno 40 album alle spalle. Episodi tutto sommato riusciti come Nobody In Charge, Read Between The Lines, Does Love Conquer All? e Early Days poco aggiungono al già ricchissimo patrimonio di canzoni già consegnato ai posteri ma non abbassano più di tanto il livello e il gradimento dell’album. Il titolo del disco fa riferimento ad una frase del cantautore Harlan Howard che quando doveva spiegare cos’era una grande canzone Country era solito definirla “Tre Accordi e la Verità” (Three Chords & The Truth) titolo che nel caso di Van potrebbe suonare un tantino fuori luogo, meglio sarebbe stato far riferimento al caro rhythmn and blues, qui presente anche se in misura minore rispetto al solito, in pratica la mossa vincente per ricreare certe atmosfere che gli ascoltatori abituali dell’irlandese temevano fossero svanite per sempre. Con una buona dose di coraggio e fantasia potremmo ritenere questo “Three Chords & The Truth” come il miglior album mai realizzato da un over 70, qui sono 74 per la precisione, o più semplicemente il disco solista più bello ascoltato in questo 2019 non certo memorabile.

Voto: 8/10
Riccardo Martillos

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