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8 Marzo 2013

Perché celebrare l’8 marzo


“Per l'8  marzo regalate alle donne rispetto e non mimose”. Sono di questo tono alcuni dei messaggi che circolano in rete ogni anno nei giorni che precedono l'8 marzo. Immancabile la risposta di molti: “ma alla donna si deve rispetto tutto l'anno e non solo in un giorno”,a cui spesso si sente aggiungere “quindi la festa non ha senso di esistere, è solo una festa commerciale”. Che commerciale lo sia diventata, come molte delle festività nate per altri motivi, può anche esser vero. Ma la celebrazione originaria un senso ce l'ha eccome. Innanzitutto, l'8 marzo è una giornata simbolica, in cui si ricordano alcune tematiche generali valide sempre, proprio come avviene nella Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia che si celebra il 20 novembre oppure nel Record Store Day. Non è che i dischi si comprino solo il terzo sabato di aprile, ma si ricorda simbolicamente in quella giornata che c'è un settore che ha bisogno di sostegno. Poiché di questo si tratta.

 

la festa donneLe giornate celebrative di questo genere nascono perché ci sono attività o categorie di persone in difficoltà o che vedono i loro diritti calpestati. Difatti, laddove anche gli uomini, certi uomini, sono discriminati per razza, reddito, ceto, è nata la Giornata internazionale dell'uomo, giusto per rispondere anche a chi lamenta l’assenza di una festa dell'uomo. C'è, si celebra il 19 novembre, è nata a Trinidad e Tobago nel 1999 ed è riconosciuta dall'ONU. Proprio come la festa della donna che nel 1977 fu proclamata ufficialmente dall'ONU “giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale”. La scelta dell'8 marzo ha delle motivazioni precise, ma avrebbe potuto essere una qualsiasi altra data, anche se probabilmente sarebbe stato comunque un giorno di marzo, poiché in questo mese si sono concentrate alcune delle vicende che storicamente hanno portato a rivendicazioni e conquiste in tema di diritti delle donne. 

 

SindacalisteUsa1911Il 28 febbraio 1909 è stato celebrato il primo “Woman's Day” negli Stati Uniti, a seguito delle rivendicazioni per l'estensione del diritto di voto alle donne. In Germania, e in altri paesi di lingua tedesca, la prima giornata della donna si tenne il 19 marzo 1910, poiché in quello stesso giorno del 1948 il re di Prussia, di fronte alla minaccia di una rivolta popolare, aveva promesso, tra le altre cose, il voto alle donne (senza poi mantenerlo). L'8 marzo 1917 le donne di San Pietroburgo guidarono una manifestazione per invocare la fine della Grande Guerra, gettando i primi semi di quella che sarebbe poi diventata la Rivoluzione d'ottobre. Il 25 marzo del 1911 si verificò l'incendio della fabbrica Triangle, a New York, nel quale morirono 146 persone, in prevalenza donne emigrate dall'Europa (Italia compresa), e che ebbe come effetto il varo di alcune leggi sulla sicurezza sul lavoro.

 

In Italia fu l'UDI (Unione Donne Italiane) a promuovere la prima festa della donna l'8 marzo 1945, un anno prima del riconoscimento del suffragio universale (poiché – ricordiamolo – le donne in Italia hanno conquistato il diritto di voto solo nel 1946). Sempre per iniziativa dell'UDI venne adottata la mimosa come simbolo della giornata, perché fiorisce ai primi di marzo. Quale di questi eventi si voglia prendere come motivazione della festa della donna ha relativamente poca importanza. L'8 marzo li celebra tutti, come celebra tutte le situazioni in cui i diritti delle donne, ancora oggi, non vengono rispettati. E' notizia di un mese fa (3 febbraio 2013) la fatwa che ha colpito la band femminile del Kashmir indiano, Pragaash. Nate a fine 2012, le Pragaash si sono presentate il 10 dicembre alla manifestazione “Battle of the Bands”, a Srinagar, nel loro paese, e hanno vinto il premio 0402Kashmir1per la miglior performance. Subito dopo le ragazze hanno cominciato a ricevere minacce di morte e poi, a febbraio, la fatwa dal capo religioso locale che le ha costrette a sciogliersi.

 

Una situazione analoga è stata denunciata nel bel film di Bahman Ghobadi, “I Gatti Persiani”, del 2010, in cui il regista ha raccontato la realtà difficile in cu vivono i ragazzi (maschi e femmine) che vogliono suonare in una band rock, in un paese come l’Iran in cui il rock è fuori legge e alle donne è proibito cantare in pubblico, se non come voce di coro ma solo in cori composti da almeno due tre persone. Di situazioni come queste ce ne sono ancora tante oggi nel mondo, e non solo in ambito musicale e artistico. Proprio per questo motivo la festa della donna ha ancora un senso. Per questo motivo abbiamo voluto parlarne con un articolo e per questo motivo abbiamo voluto celebrarla anche creando una playlist di video che include una selezione di brani cantati da donne, soliste, in band femminili o in band miste, tratti dagli album recensiti da Distorsioni nel 2012 e in questo primo scorcio di 2013. Niente auguri e niente mimose per questo 8 marzo, quindi, ma un pensiero alle vere motivazioni della festa e un omaggio alla musica al femminile.

Rossana Morriello
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