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11 Marzo 2016

Luca Scarlini ZIGGY STARDUST. LA VERA NATURA DEI SOGNI

28 gennaio 2016 - Add Editore - pp.112 - €.12,00 - ebook €.5,99

 

Con doverosa puntualità, alla scomparsa di David Bowie, l’autore ci regala un viaggio tra le pieghe dello spazio-tempo infinito e “indefinibile” degli anni ’70. Il breve saggio ruota con spiccata sensibilità e lucidità attorno al personaggio di Ziggy, le tendenze, il tessuto sociale e tutto ciò che, in quel tempo, vide e visse la nascita di ‘strane’ e straordinarie identità che segnarono la storia della musica internazionale. Nel testo criptico, come pure è stata l’intera esistenza di Bowie, secondo gli analisti, l’artista ricondurrebbe ad autori che, in un modo o nell’altro hanno segnato il suo percorso. “Il chitarrista che suonava con la sinistra si spinse troppo il là”, con chiaro riferimento all’idea di trasgressione, pare ricondurci a Hendrix.

 

Non sbaglia l’autore quando, definendo Bowie prima maniera, gli riconosce il brivido di ribellione e trasgressione immaginaria che desta quanti, immersi nel grigiore, vivono nell’immobilità; nella sospensione intanto che, il “messia lebbroso”, continua a coagulare proseliti. Definisce quanto il glam rock ne sia stata l’assoluta matrice, quando l’ambiguità articolata tra toni grevi e falsetti si alternavano alle chitarre in distorsione. La stessa ambiguità nell’immagine e nella gestualità porterà lo stesso Bowie tra il chiacchiericcio di comari frustrate che, all’epoca, ruotava attorno allo star system musicale; anche di casa nostra, in verità. Nel tempo, l’artista tenne a precisare quanto l’idea della bisessualità fosse un malinteso. Tuttavia, il dubbio permase; sino alla fine mentre, chi scrive, è persuasa che non si trattasse neanche di pregiudizio. La verità è che Bowie piaceva così; così com’era. L’autore prosegue gradualmente snocciolando le tendenze della moda, la filmografia, lo studio dell’immagine, gli artisti dell’epoca glam rock britannica suggerendo gruppi, autori e artisti che, sulla scia di Bowie decretarono il proprio successo.

 

Nella vita dell’artista nulla è casuale, ma tutto è definibile nel suo indefinito. In buona sostanza, nell’esteso panorama delle banalità pronunciate nelle ultime settimane, il saggio in questione pare essere quanto di maggiormente aderente al “caso” David Bowie. Grazie al proprio genio camaleontico, Bowie ha sperimentato concetti, suoni e composizioni che l’hanno, da sempre, definito come precursore di tutti i tempi. Il pioniere del pensiero mutabile. Se è concesso a chi scrive un personale pensiero dedicato allo straordinario autore scomparso -giacché ha segnato anche la sua esistenza-  si può affermare che Bowie, con la straordinaria capacità dell’idea, come un cerimoniere di tutto rispetto, ha aperto, una dopo l’altra, le porte che nessuno ha avuto il coraggio di aprire. Come Platone, attraverso l’idea della “dottrina della reminiscenza”, Bowie ci ha guidato oltre lo stato di “esistenza superiore” in cui il genio e quindi l’anima, prima che nel corpo, vive nelle proprie idee. E forse, Ziggy è proprio questo; la reminiscenza.

Diletta Nespeca

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