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28 Marzo 2012 , ,

Sentridoh WEED FORESTIN’

2012 - Autoproduzione
[Uscita: 14/02/2012]

Sentridoh – WEED FORESTIN’ # Consigliato da DISTORSIONI

Eh già. E’ passato un quarto di secolo da quando il prolifico Lou Barlow affiancava, nel ruolo di bassista  J Mascis e Murph in quelli che rimarranno gli album più significativi dei Dinosaur Jr. su tutti “You’re living all lover me” e “Bug”. Di lì a poco la giovane creatura preistorica  sarebbe diventata il giocattolo esclusivo di Mascis, mentre Barlow si sarebbe “sganciato” in vari progetti a partire da quello denominato Sentridoh (in pratica lui da solo), preliminare ai successivi Sebadoh e Folk Implosion. L’indolenza tipica che si rispecchia in tutta la produzione di Barlow, parte dal concetto di bassa fedeltà per involversi in una forma ancora più minimale e antiestetica da potersi definire No-fi. A cominciare dalla grafica delle copertine piuttosto spartana, costituita da scarabocchi o scatti fotografici decisamente amatoriali, nessun band-logo, quanto piuttosto un’affrettata trascrizione a penna, così come per le note informative.

 

I testi, ironici e polemici come quelli contenuti nell’album manifesto “Sebadoh Vs. Helmet” (pubblicazione europea che riuniva due Ep precedenti) all’epoca del contagio globale di MTV, in cui Barlow prendeva allegramente per il culo i vari nomi del rock indipendente che stavano approfittando di quel momento, a partire dagli Helmet appunto, accusati di “machismo sonoro”, da lui definiti come ‘musica per testosterone’. In Gimme Indie-Rock, la provocazione era più diretta, Lou “faceva i nomi” in quello che più che un testo sembrava un’invettiva con pesanti dosi di sarcasmo: genio del rock'n'roll, fatti strada, spremi quel suono e fallo esplodere, sparalo oltre quanto mai avresti potuto predire: 4 stellette su Rolling Stone! …ooh, lo Sludge-Rock è troppo duro per me, dammi solo indie-rock!’. Ma sempre su quello stesso album non passava inosservata una naturale propensione al folk, non solo tributata nella rivisitazione (demolizione) di Pink Moon di Nick Drake, e una Everybody’s been burned dei Byrds davvero toccante, ma confermata nell’eccezionale songwriting di Barlow.

 

Qui siamo nel 1987, per quella che altro non è che una raccolta di bozze originalmente registrate su cassetta in qualità dilettantistica di uno studio casalingo e distribuita all’epoca da Barlow stesso, nel medesimo formato in un numero limitato di copie.  Composizioni, che Barlow in compagnia di  Eric Gaffney, realizzava più per sé, in quanto non proprio integrabili nel repertorio dei Dinosaur Jr. (che in quello stesso anno uscivano con “Bug”), invece caratterizzato in gran parte da quelle del leader chitarrista. Le ventitre tracce  si reggono su traballanti ballate acustiche, filastrocche narcotiche, stornelli demenziali, il cantato incerto e sussurrato accompagnato da chitarra o ukulele, percussioni improvvisate (anche con oggettistica occasionale), cut-up, reverse e altri ‘trucchi economici’ di registrazione. Barlow riprenderà l’intera tracklist insieme a Jason Loewenstein e Gaffney in quello che per i Sebadoh diventerà “Weed Forestin”, mentre queste stesse registrazioni saranno incluse come “bonus material” nella ristampa “The Freed Weed”.

 

Questo ennesimo recupero, oltre a restituire l’intestazione come di diritto a Sentridoh, mette in risalto l’indole più intimista e riflessiva di Barlow, un’anima folk volta a uno sperimentalismo rudimentale che lo avvicina ad un Daniel Johnston più brutale e meno “beatlesiano”. Lou stesso si è occupato di questa reissue, tramite Bandcamp da cui è ancora possibile acquistare una delle svariate edizioni e tirature da lui curate; ce n’è una in versione chiavetta USB, o il doppio CD contenente ulteriori bonus tracks, e le immancabili cassette oltre al digital download. Per darvi un’idea di quanto a questo mattacchione piaccia ancora scherzare, è di due mesi fa la pubblicazione di un Ep in flexi disc limitato a 500 copie (“Welcome Home”- Joyful Noise Recordings). Mentre, previsto per settembre, l’annunciato nuovo album dei Dinosaur Jr. riuniti nella formazione originale.

 

Federico Porta

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